3.Il funerale di Sophie

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Oggi è un giorno orrendo, il giorno in cui le persone che amavano Sophie devono farsi forza e lottare, per dirle "ciao". Non amano gli addii, anzi farlo è la cosa più maledettamente difficile del mondo. Rimarrà per sempre nel cuore delle persone che l'apprezzavano, la stimavano e le sono state accanto fino all'ultimo. Mark è sconvolto; indossa un completo con giacca e cravatta nero. L'ha comprato qualche mese fa, ma mai avrebbe immaginato di indossarlo in una simile occasione. È deluso da tutti, dal mondo intero e persino da suo padre. Non è riuscito a scrivere niente da leggere al funerale, sentendosi forse sbagliato per questo, ma non ci è riuscito e basta.


David oggi non riesce ad essere come al solito, ovvero nascondere le sue vere emozioni. Si lascia andare in un pianto senza fine ancor prima di mettere piede fuori dalla stanza, dove lo stanno aspettando tutti gli altri. È esausto, ma nonostante ciò ha scritto il suo discorso per Sophie. Non c'è più, è sparita, ma ha voglia di dire esattamente quello che sente, il vuoto che dentro di lui ha lasciato, e questa volta nessuno lo fermerà. Anche Sarah ha scritto qualcosa, così come Giusy e Lucy.


Quando David esce dalla stanza, tutti gli altri lo abbracciano. Ci sono tutti tranne Mark, che preso dal dolore vuole recarsi da solo sul posto. Il tragitto scuola - cimitero è dettato dal silenzio tombale di tutto il gruppo.


Arrivati lì trovano i genitori di Sophie disperarsi, e Mark che nel frattempo è arrivato prima di loro. John lo guarda con tanta pena e abbraccia Agatha. La funzione inizia, e in lontananza c'è Paul che proprio non riesce ad accettare la situazione. Quando è arrivato il momento di leggere quello che hanno scritto, David fa il primo passo e inizia:



"Il grande Seneca, politico e filosofo romano, una volta disse: "non temiamo la morte, ma il pensiero della morte". Più passano i giorni e più mi rendo conto che probabilmente Sophie non ha mai temuto tale pensiero, perché la voglia di scappare da quella vita, era più grande di qualsiasi altra cosa. Pensare questo mi fa male, sapere che una ragazzina di soli sedici anni provava una simile voglia, mi fa rabbrividire. Sapete, anch'io ho avuto un passato difficile, dettato dal costante bisogno di avere persone intorno a me, ma allo stesso tempo di non averne affatto. La gente che mi ha circondato per tutto questo tempo, non è mai stata in realtà quella che davvero avrei voluto al mio fianco. E credo che anche per lei sia stato così, esattamente. Il passato è un mattone, ma se lei avesse avuto la forza di superarlo, di uscire da quel maledetto inferno, sarebbe diventato idoneo per cominciare a costruire una bellissima casa. Addio Sophie. Questa parola non mi piace affatto, ma tu hai voluto sentirla a tutti i costi."



Adesso tocca a Giusy, che anche se non molto abile a scrivere, lo ha fatto lo stesso per darle un addio vero.



"Era da tempo ormai, che non la riconoscevo più. Nel corso degli ultimi anni io e lei abbiamo sempre avuto un rapporto di sorellanza. Lei per me è sempre stata un po' come la sorella mai avuta, ma stava cambiando. La prima volta che ci siamo veramente considerate, è stata quando eravamo al primo anno di High School; la nostra docente di arte ci diede una consegna: dipingere un'emozione. Lei dipinse il foglio di nero, mi avvicinai ed espressi il mio stupore. Quel dipinto - mi spiegò - rappresentava la paura. A distanza di anni non ho mai capito cosa scaturiva in lei una paura così grande, e oggi forse ne sono venuta a capolinea, finalmente. Era la paura di vivere. Sophie era atea, e sono consapevole del fatto che adesso storcerete il naso perché stiamo svolgendo un rito religioso, ma il suo concetto di morte era molto vicino ad una persona fedele; secondo lei dopo di essa c'è la luce, la morte è salvezza. La vita per lei era impossibile, praticamente un grande viaggio nell'oscurità, l'unica guida di sopravvivenza era l'istinto, e il suo sbagliava quasi sempre.


Dirti addio, Sophie, è un qualcosa che non riesco a fare, quindi lo farò lasciandoti ciò che ho scritto sulla bara, sperando che le mie parole riescano a farti compagnia nel tuo oceano di luce."



Piange. Non sa che la sua carissima amica qualche ora prima di uccidersi ha pensato a lei come una persona immensamente coraggiosa. E così non sapendo come reagire, lascia la lettera sulla bara e torna indietro. Adesso a parlare è Sarah:



"Odiavo Sophie, la odiavo più di ogni altra persona al mondo. Tutte le attenzioni erano rivolte a lei, Lucy era interessata esclusivamente a lei ... ma adesso non c'è più. Dovrei essere felice, eppure mi porto un peso grande quanto una casa sullo stomaco. Ha compiuto una vita d'inferno, fino al giorno della sua morte. Forse parlare in questo momento, mi aiuta a scaricare un po' del peso che mi porto. L'unica cosa che voglio dirle è addio."



I genitori nell'udire quelle parole sono scettici, ma quasi la ignorano sopraffatti dalla loro sofferenza. Paul li osserva da lontano, vorrebbe dirgli che adesso è troppo tardi per piangere, che Sophie di campanelli d'allarme ne ha lanciati, ma si placa per prepararsi ad ascoltare un altro discorso:



"La notte in cui Sophie è venuta da me, sapevo che quell'avventura sarebbe stata unica. Dire che non lo è stata significherebbe mentire profondamente. Circa due mesi fa ho perso mio padre, ora ho perso anche lei ... due persone importantissime in poco tempo. Non dirò molto, lei sa già tutto. Ciò che provavo per lei gliel'ho detto prima della sua morte, perché sono convintissima che lei adesso non ci stia ascoltando. Trovo inutile tutto questo, il funerale, il discorso, eppure lo faccio. I funerali sono per i vivi. Ciao Sophie, a mai più, purtroppo."



Mark piange, ma indossa degli occhiali da sole per evitare di darlo a vedere. I genitori oggi non nutrono rancore verso Lucy, e se lo fanno sono abilissimi a nasconderlo. Un uomo di mezza età si avvicina, senza lettera né lacrime. Dentro però sta urlando, e se potesse lo farebbe: è Paul. Per la prima volta si mostra alle persone che circondavano Sophie, così fa un discorso, senza leggere niente:


"Probabilmente vi starete chiedendo chi io sia, ve lo dico subito raccontandovi un fatto accaduto poche settimane fa. Sono il guardiano del parco comunale, quindi il mio compito è quello di vigilare. Nel bel mezzo di una notte sentii dei passi e l'acqua del laghetto muoversi come su qualcuno ci stesse camminando dentro. Mi affacciai ed uscii fuori, e sconvolto vidi una ragazzina nel bel mezzo di un tentato suicidio. Non era la prima volta che ci provava. Aveva dei tagli sul braccio, la feci entrare nella mia casetta e la medicai. Era muta e sconvolta. La mattina dopo rivenne a casa mia e mi parlò di lei, esattamente come io le parlai di me. Era diversa dalle altre ragazzine, aveva qualcosa dentro che le altre non hanno. Lo notai subito, e capii che il grande errore di tutto coloro i quali le erano accanto, era stato quello di vederla con occhi diversi, sopravvalutandola nel modo sbagliato, facendola così sentire inappropriata e insufficiente. Così mi disse cose sconvolgenti, cose che nemmeno voi genitori probabilmente avete mai saputo, e se sì, le avete ignorate. Lavorate, con il pretesto di lasciare qualcosa ai figli, ma i figli hanno bisogno di amore.


Nessuno conosceva la vera Sophie e in fondo era impossibile farlo, perché probabilmente anche lei non aveva la minima idea di chi esattamente fosse. Addio piccola guerriera dal cuore di ghiaccio."



A quelle parole i genitori e tutti gli altri sono semplicemente shockati, ma allo stesso tempo infastiditi. Chi è quell'uomo? E come si è permesso di parlare in quel modo?


Paul deposita le margherite bianche acquistate, sulla bara. A quella ragazzina ha dato la sua anima, sebbene l'abbia vista solo un paio di volte. Quando i genitori comprendono che a distanza di poco era stata eseguita un'altra fuga, si sentono male e capiscono ciò che per mesi hanno rifiutato di comprendere: il dolore profondo che Sophie provava nell'essere incompresa. Il male dentro. Si voltano e vedono il suo analista, mortificato e dispiaciuto per l'accaduto. David vorrebbe picchiarlo, ma lo fermano. Il ricordo di quel giorno non deve essere una rissa tra persone, bensì l'ultimo saluto alla loro amica. Dimostrarle che sono stati uniti fino all'ultimo, anche se lei probabilmente non ha visto niente. Alla fine della funzione Mark si avvicina a John per consegnargli il diario, come promesso il giorno prima, e sperando che nessuno li senta, dice: "se fossimo state persone migliori, se avessimo avuto tutti più cura di lei sin dall'inizio, a quest'ora non saremmo qui."




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