Christian è appena stato scarcerato, ma dovrà restare per due mesi ai domiciliari a casa di suo padre. Inutile dire che nessuno è felice, ma è l'unica soluzione. Di sua mamma non si hanno tracce, non si è fatta sentire e né vedere ancora, e Christian ha provato un mare di volte a telefonarla, ma il telefono risulta sempre staccato.
Le liti in casa scoppiano ogni giorno: la nuova compagna del padre non sopporta il fatto che lui stia a casa loro. Lo considera un piccolo delinquente, che spaccia invece di pensare a studiare. Le leggi in casa sono dettate da lei, suo padre, così come Christian, sono solo delle marionette.
Passa il tempo a pensare che lui non doveva scegliere una donna così, ma in fondo anche sua madre non è la donna migliore del mondo, solo che la nuova compagna è ancora peggio. Il bambino è praticamente il principe della casa, tre anni ed è già capace di farsi simpatico a tutti. A lui è tutto concesso e questa cosa a Christian fa parecchio male, dato che sente che suo padre consideri figlio solo il piccolino, tranne che lui. Le cene in quella casa, non sono altro che accompagnate dalle critiche e dalle battutine che i ''nuovi genitori'' rivolgono a sua madre. È vero che non si fa viva, ma è anche vero che l'ha cresciuto, a differenza di quella specie di padre che si è messo con una ragazzina e che ha avuto pure un altro figlio. Le regole in quella casa sono ferree, raramente può incontrare i suoi amici.
Inoltre la signora è infinitamente fissata con la pulizia e non fa altro che ripetere dalla mattina alla sera dell'importanza di togliersi le scarpe in casa, e Christian, che a quella vita non è mai stato abituato, si trova terribilmente stretto.
Per quanto possano essere rompicoglioni sono sempre una famiglia, una gran bella famiglia, cosa che lui purtroppo non ha mai avuto. Sta male quando vede che ancora una volta, non gli è concesso farne parte. Si chiede cos'ha di sbagliato, perche sua madre lo ha abbandonato, perché in quella casa non è desiderato, perché non è mai il benvenuto da nessuna parte. Può uscire solo quando va a scuola, e nel gruppo di amici si sente veramente voluto bene. Angela ha cambiato atteggiamento nei suoi confronti: è molto più fredda e distaccata, il loro ormai è solo un rapporto insegnante - studente. Potrebbe rischiare la bocciatura, nell'ultimo periodo si è lasciato andare parecchio, così come è altrettanto indietro con il programma di Psicologia, ma adesso è tutto più difficile dato che per portare buoni risultati deve studiare.
E mentre è immerso sui libri per cercare di recuperare tutto il lavoro perduto, lo attende una sorpresa veramente inaspettata: Sophie è venuta a fargli visita.
Gli occhi gli brillano di gioia alla vista dell'amica, che è uscita di casa spontaneamente per andarlo a trovare. Si gettano in un abbraccio che dura troppo a lungo e, dopo che la matrigna le fa togliere le scarpe, vanno su in quella che è diventata la camera di Christian. Sophie sembra più serena, ma allo stesso tempo leggermente preoccupata.
''Ho bisogno di parlarti, Christian.''- dice con un tono di voce molto serio.
''Puoi dirmi tutto, lo sai principessa.''
''Io amo Mark. Ma non ho il coraggio.''
''Il coraggio di fare cosa?''
''Di amarlo.''
''E perché?''
''Perché ... perché ogni cosa, ogni odore, mi ricorda lui.''
''Lui ... Mark?''
''No. Non riesco più a dormire bene che lo sogno di notte, mi sveglio di scatto e vado nel panico. Durante il giorno mi sembra di vederlo di continuo e quel profumo mi invade tutta la stanza. Per non parlare di quando sento la sua voce ... non ce la faccio più Christian.''
''Di chi stai parlando??''
Sophie arrossisce e tenta di scappare via, ma lui la tiene e la fa accomodare sul suo letto.
''Continua Sophie. Cosa è successo?''
È angosciata, le manca il fiato e respira a fatica. Ripete che non doveva andare lì, che non è il momento giusto per parlarne.
''Aveva più o meno quarant'anni.''
''Cosa? Chi?''
''L'uomo. Aveva più o meno quarant'anni.''
''Di quale uomo stai parlando Sophie?''
''Di quello che mi ha rovinato la vita.''
Christian non capisce, non sa di quale uomo si tratti,ma non aggredisce l'amica, perché la vede scossa e sa che se lo facesse se ne andrebbe e non direbbe nulla più. Quindi si tranquillizza e cerca di trasmetterle tutta la sua tranquillità, le prende dell'acqua e si siede vicino a lei.
''Era una notte d'estate, più o meno di quattro anni fa. Avevo dodici anni, mio fratello quattordici. Uscivamo di nascosto di notte e ci divertivamo un mondo. Lui andava per la sua strada, io per la mia. Lui si divertiva con i suoi amici e io con i miei. È stato un attimo, veramente un attimo. Un uomo sulla quarantina punta i fanalini dell'auto su di noi, eravamo io ed altre tre o quattro ragazze.''
Ha gli occhi chiusi e respira a fatica. Christian percepisce tutta la sua fatica nel raccontare quelle cose.
''Continua Sophie.''
E dopo un respiro profondo, continua a raccontare.
''Io e le mie amiche stavamo camminando. Mi ero fatta una canna, ma nulla che non si possa sopportare. In fondo avevo dodici anni e le ragazze che erano con me quella sera erano più o meno mie coetanee. L'uomo si avvicinava sempre di più, il mio cuore cominciava a battere all'impazzata a quella vista. Scende dall'auto e ci offre una sigaretta, io rifiuto, come tutte le mie amiche. Quel posto era maledettamente isolato e buio, ero stata una deficiente. Non dovevo andare lì, non di notte. Rifiutammo e ci allontanammo di corsa, ma lui entrò in macchina e ci seguì. Cacciò una pistola e la puntò contro di noi, disse che se volevamo rimanere illese una di noi doveva sacrificarsi. Le altre scapparono e io fui afferrata. Eravamo io e lui, soli, in macchina. Aveva un odore strano, spesso lo sento ancora. Ricordo la sua voce, il suo 'sta ferma'. Nel frattempo mi spogliava e in un attimo mi entrò dentro violentemente. Io piangevo e mi dimenavo, ma ero intrappolata. Quell'uomo mi teneva ferma. Quando tutto finì, dopo un tempo che per me fu interminabile, mi rivestì e mi fece scendere. Da allora la mia vita non è stata più la stessa.''
A quel racconto Christian è shockato. Aveva capito che Sophie doveva avere un passato difficile, ma mai, mai, avrebbe immaginato una simile cosa.
E lei si sente male, ma allo stesso tempo liberata da un peso enorme. Non ne aveva mai parlato con nessuno, prima di adesso, nemmeno col suo analista. E Christian ora ha finalmente chiaro il perché di tutti quei comportamenti strani, di tutte quelle voci che dice di sentire. Si, perché a lei è capitata la cosa più brutta che possa capitare a qualcuno.
''Sei stata coraggiosa, amica mia. Hai solo sedici anni eppure hai già passato l'inferno. Ho sempre pensato che con me la vita fosse stata crudele, ma con te lo è stata molto di più.''
''Ora capisci perché ho paura?''
''Non devi. Mark è un bravo ragazzo.''
Sophie dopo tanto tempo è fiera di se stessa. Ha tirato fuori tutto quello che più la turbava. Non sa se il fatto di averne parlato a qualcuno le risparmi tutte le visioni, le allucinazioni e gli incubi, ma sa che potrà sempre contare su Christian. I due si abbracciano ancora e si stendono sul letto, fianco a fianco. Si stringono la mano e si guardano negli occhi, e ognuno negli occhi dell'altro, riesce a vedere un futuro migliore per se stesso.
STAI LEGGENDO
Il Male Dentro
Teen FictionOtto ragazzi, otto storie da raccontare. Nella magica e bella Chicago, la città dei grattacieli, Mary, Christian, Sophie, Mark, Sarah, Lucy, David e Giusy, vi raccontano storie ed emozioni tipiche dell'adolescenza. Insieme si riuniscono e sfuggono a...