Elizabeth
Quando aprii gli occhi quella mattina non sapevo se mi facesse male più la testa o lo stomaco. Tutto intorno a me era confuso ed anche nel silenzio assordante della stanza mi sembrava di trovarmi nel bel mezzo del caos più assoluto.
Non ricordavo molto della sera precedente, non ero neanche sicura di come me ne fossi andata via dalla festa ma almeno ero certa di essere sopravvissuta seppur ammaccata.
<<Hey, ci sei?>> domandò la vocina di una bambina, che ero sicura non fosse di mia sorella. Volsi il capo nella sua direzione ed il mio sguardo cadde su una bambina dai capelli castani inginocchiata vicino a me.
<<Tu chi sei?>> chiese inclinando la testa da un lato teneramente.
<<Stavo per porti la stessa domanda>> dissi sincera, socchiudendo gli occhi e cercando di mettermi seduta.
<<Te l'ho chiesto prima io>> ribatté prontamente la bambina.
<<Sono Elizabeth. Oddio che dolore!>> esclamai tenendomi la testa tra le mani.
<<E perché sulla tua collana c'è scritto Liz?!>>.
<<È il mio soprannome>> chiusi gli occhi per il dolore lancinante alla testa. Stavo dando i numeri e non sapevo neppure chi diavolo fosse quella bambina dalla rapida parlantina.
<<Io sono April>> si presentò sorridente la bambina obbligandomi a sorridere a mia volta.Era molto dolce ma aveva un non so ché di famigliare.
<<April, ti avevo detto di non svegliarla!>> la rimproverò una voce maschile che conoscevo fin troppo bene. Ed ecco perché mi era famigliare...
Non poteva essere lui.
<<Tom, non sono stata io a svegliarla, si è svegliata da sola!>> piagnucolò April, mettendo il broncio.
Voltai lentamente il capo già sapendo chi ci sarebbe stato alle mie spalle. Ma la speranza è l'ultima a morire.
<<Buongiorno>> mi salutò raggiante Thomas, procurandomi già di prima mattina un attacco di nervi.
Come faceva ad essere così di buon umore di prima mattina lo sapeva solo lui.
<<Che cosa ci faccio qui?>> chiesi cercando di mantenere la calma.
<<Storia lunga, tesoro>>.
<<Non chiamarmi tesoro e dimmi come diamine sono finita qui, a casa tua!>> sbottai acida perdendo il minimo di calma che mi ero imposta un attimo prima.Sia chiaro, non per lui ma per la bambina.
<<Sei già nervosa di prima mattina?!>> domandò con quel ghigno fastidioso che lo contraddistingueva.
<<Oddio, non sono tornata a casa e non ho neanche avvisato>> dissi tra me e me portandomi una mano sulla fronte, <<e per di più ho dormito a casa di uno sconosciuto!>>.
<<Guarda te, uno impedisce ad una ragazza di andarsene in giro da sola alle due di notte e finisce per essere definito uno sconosciuto, magari anche maniaco! Che vita!>> sospirò il castano appoggiandosi al divano sul quale ero sdraiata.<<Thomas, dimmi. Come. Sono. Finita. Qui. Adesso!>> scandii bene le parole perché capisse e smettesse di comportarsi da deficiente.
<<Okay, fragolina. Vuoi la versione completa o quella con censure?>> domandò con un ghigno stampato in volto.
<<Aspetta, e perché non indosso i miei vestiti?!>> urlai in preda ad un attacco isterico.
<<Questo fa parte della versione senza censure>>.
<<Sei un pervertito!>> gridai con voce stridula.Thomas continuò a guardarmi divertito mentre io volevo solo ucciderlo e volevo che soffrisse molto nel mentre.
<<Che cosa vuol dire pervertito?>> chiese April, della cui presenza mi ero quasi scordata.
<<Sì, Liz, che cosa significa?>> domandò soddisfatto il castano.
<<Ecco, vedi... quando ad un ragazzo piacciono molto le ragazze e non riesce a far a meno di guardarle e toccarle, è un pervertito>> cercai di essere il più chiaro possibile.
<<Tom, sei un pervertito!>> esclamò scandalizzata la bambina.
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Vivere a Colori
Teen FictionElizabeth e Thomas si sono scontrati per caso in un giorno qualunque per corridoi dell'Old River High School e da quel momento tra loro sono state solo scintille. Lei sapeva di aver bisogno di un po' di caos nella sua vita ma mai si sarebbe aspettat...