Elizabeth
<<Sto male, Liz...>>. Così aveva esordito appena avevo aperto la porta. Non potevo negare l'evidenza. Era pallido e dall'aria devastata. Non sembrava affatto il ragazzo che conoscevo. Dopo la nostra litigata non ci eravamo più rivolti la parola, anzi l'avevo evitato per tutto il tempo. Non ci riuscivo. Più pensavo di poter far pace con lui, più mi rendevo conto che farlo avrebbe significato perdere il mio orgoglio. Le sue parole ancora mi ronzavano nella testa come un continuo eco e non potevo ignorarle, per quanto mi sarebbe piaciuto. Sì perché, nonostante lo evitassi come la peste, a me Thomas mancava più di quanto mi mancavano tutte le persone che avevo escluso dalla mia vita. Mi mancava l'aria, quando pensavo a lui con un'altra, ma era più forte di me.
Non potevo cedere. Dovevo mantenere le distanze, presto sarebbe tutto finito, e fu questo a farmi trovare la forza ed il coraggio per parlare quella notte.
<<Va via, Thomas>> sbottai con un'espressione scocciata disegnata sul viso.
<<No Liz, ti prego!>> esclamò invece il ragazzo frapponendosi tra me e la porta. <<Ho bisogno di te>>.Ma che gli prendeva?
<<Thomas, smetti di fare scenate inutili e vai in camera tua>> continuai senza lasciarmi impietosire.
<<Sei ingiusta però...>> si lamentò aggrottando le sopracciglia.
<<Ah, io sarei ingiusta? E perché mai?>> domandai passando repentinamente da infastidita ad alterata di fronte alla sua sfacciataggine.Capivo che fosse ubriaco ma, non contemplavo che si fosse dimenticato di quanto lui fosse stato ingiusto nei miei confronti. Mi aveva fatta soffrire di proposito per di più, giustificandosi affermando di averlo fatto per me. Tutte balle, con me non attaccava.
<<Io ci sono sempre stato quando avevi bisogno e adesso che io ho bisogno di te, tu mi chiudi la porta in faccia>> ribatté prontamente.
Aveva ragione, come negarlo, ma io ero davvero una testa dura e decisamente troppo orgogliosa, oltre che stanca dalla lunga giornata. Non avrei potuto affrontare una litigata alle due e mezza del mattino.
<<Thomas, torna in camera tua, ne parliamo quando non sei ubriaco>> dissi e, approfittando del fatto che fosse momentaneamente distratto, richiusi la porta e girai la chiave.
<<Sei una stronza!>> urlò dall'altro lato della porta sbattendoci contro le mani.
<<Hai perfettamente ragione, quindi va via!>> ribadii, nonostante le sue parole mi ferirono più delle centinaia di volte che le avevo sentite pronunciare da altri.<<No Liz, ti prego, apri...>> tornò improvvisamente calmo e supplichevole, <<non volevo dire quelle cose, scusa>>.
Mi ritrovai seduta a terra con la schiena appoggiata alla porta ad ascoltarlo. Non sembrava neanche lui. Ed io non potei evitare di lasciar scorrere qualche lacrima sulle mie guance.
<<Non volevo dire nulla di tutto ciò che ti ho detto>> ribadì, <<non volevo neanche dirti che ti stessi comportando da bambina a Natale. Solo che, quando hai chiamato, avevo appena discusso con i miei ed ero nervoso>> continuò e sentii che anche lui si fosse seduto davanti alla porta. Ci trovavamo praticamente a pochi centimetri di distanza, senza poterci toccare. Tra noi c'era solo il legno della porta e ringraziai per questo perché non volevo che mi vedesse di nuovo fragile. Se ne sarebbe approfittato come sempre... come tutti.
<<Non penso nulla di ciò che ho detto. Io tengo molto a te, forse sei l'unica persona con cui mi confido veramente e mi fa male non averti più al mio fianco>>.
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Vivere a Colori
Teen FictionElizabeth e Thomas si sono scontrati per caso in un giorno qualunque per corridoi dell'Old River High School e da quel momento tra loro sono state solo scintille. Lei sapeva di aver bisogno di un po' di caos nella sua vita ma mai si sarebbe aspettat...