Elizabeth
Dovevo ammettere che a volte mi sorprendevo da sola per le uscite che riuscivo a fare. Solo io potevo rispondere "okay" di fronte ad una dichiarazione d'amore. Come quando le amiche di tua nonna ti fanno un mucchio di complimenti e tu non sai come rispondere. Certo, non erano neppure paragonabili alle parole di Thomas, ma comunque vi è lo stesso concetto alla base: non hai idea di che cosa dire. E tu non puoi farci niente, solo continuare a sorridere.
Ecco, era passato diverso tempo dalla mia uscita meravigliosa con Thomas. Mia madre continuava ad uscire con quel tale, Mia era sempre più legata a mio padre e alla sua nuova famiglia e gli esami erano alle porte. Dire che fossi nel panico era un eufemismo. Morivo letteralmente dalla paura. E se non l'avessi passato? Sarei stata una dei pochi che arriva agli esami per farsi bocciare ed io non avevo intenzione di cadere così in basso. Avrei cambiato nome e Stato se fosse mai accaduto.
In tutto questo, dovevo ammettere che Thomas non sembrava così arrabbiato per il modo in cui gli avevo risposto. Forse aveva capito che non fossi una molto brava ad esprimere i miei sentimenti o, forse, aveva preso la mia mancata risposta come un'insicurezza.
Mia madre dormiva fuori casa quasi tutta la settimana. Se non era per il lavoro, era per il suo nuovo compagno, che avevo intravisto sì e no una volta. Non mi dispiaceva, anzi, ero contenta che avesse trovato qualcuno, soprattutto adesso col ritorno di papà e la mia prossima partenza. Diciamo però che era come se vivessi da sola togliendo il fatto che, ogni volta che Thomas mi sapeva sola, si catapultava da me. Non che mi desse fastidio. Non facevamo nulla di male, anche perché ancora non me la sentivo, solo che mi dispiaceva farlo muovere sempre per venire da me.
Con i suoi le cose erano leggermente migliorate, forse perché passava molto più tempo fuori che a casa e finiva spesso e volentieri a dormire da me. Tuttavia, ripeteva sempre che non vedesse l'ora che la scuola finisse per andarsene di casa. Per lui era una situazione insostenibile, diceva ogni volta che gli chiedevo di loro. Non riusciva a perdonarli, avevo fatto di tutto perché, per lo meno, ci provasse ma non era servito a molto.
Ad un tratto, mentre sdraiata sul letto mi rileggevo per la centesima volta un capitolo di letteratura, sentii dal piano di sopra il campanello suonare. Pensavo che almeno il giorno prima degli esami mi lasciassero in pace! Dovevo mettere un cartello fuori?!
Scesi di fretta le scale, dopo che il visitatore inopportuno risuonò con maggiore decisione. La gente davvero non aveva un attimo di pazienza.
Aprii senza guardare né chiedere chi fosse. Ero davvero intenzionata a dirgliene quattro. Io non è che dovevo scattare ogni volta che suonavano alla porta.
Rimasi basita e senza parole però di fronte a chi trovai dietro la porta. Non lo vedevo da settimane ormai. Anche se non era molto cambiato dall'ultima volta che l'avevo visto, ovvero quando la signora Robinson mi aveva licenziata, come già mi aspettavo da tempo, per la mancanza di lavoro. Mi fece uno strano effetto rivederlo.
<<Mark...>> aggrottai la forte stranita.
<<Beth>> sorrise imbarazzato scompigliandosi i ricci sulla fronte.
Sbattei le palpebre incredula prima di continuare la conversazione, dato che il mio interlocutore non sembrava intenzionato a proferire altra parola. <<Che ci fai qui?>>.
<<Passavo da queste parti e mi sono detto "Hey, qui vive Elizabeth!">> disse ovvio continuando a sorridermi, <<così ho fatto un salto da te...>>.
<<Va bene>> sospirai non sapendo che altro dire. Non ci eravamo lasciati nel migliore dei modi. Al lavoro neppure mi parlava più ed adesso veniva da me per che cosa?
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Vivere a Colori
Teen FictionElizabeth e Thomas si sono scontrati per caso in un giorno qualunque per corridoi dell'Old River High School e da quel momento tra loro sono state solo scintille. Lei sapeva di aver bisogno di un po' di caos nella sua vita ma mai si sarebbe aspettat...