~Capitolo 17~

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Elizabeth

Eterna confusione, ecco come dovevano chiamarmi.

Quando ero arrivata a scuola quella mattina ero più stanca di quando ero andata a dormire la sera prima. Avevo passato la domenica a studiare, ignorando tutti i messaggi e le chiamate che avevo ricevuto. Nell'ultimo periodo stavo trascurando troppo lo studio e non era, assolutamente, da me. Non ero la migliore della classe ma, farmi bocciare, non era una delle opzioni. Volevo andarmene da quella scuola.

Sospirai appena varcata la porta della classe ed andai ad accomodarmi al mio posto, dopo aver salutato alcune mie compagne. Ero davvero di pessimo umore, non avevo voglia di far conversazione.

La verità? Mark non mi aveva scritto per tutto il giorno precedente ed ero furiosa ed irritabile come pochi. Voglio dire: inviti una ragazza ad uscire, le fai intendere di esserti trovato bene e poi non ti fai più sentire? Non era corretto. Avevo fatto bene a non dire nulla a nessuno dell'appuntamento.

<<Fragolina, se torturi ancora un po' quella matita finirai per romperla>> decise di sfottermi il castano, quando entrò in classe. Si era fermato di fronte al mio banco e mi sorrideva disinvolto dall'alto verso il basso.

Come se avessi bisogno del suo sarcasmo...

<<Evans, non è giornata>> ringhiai continuando ad ignorarlo.
<<Dormito male?>>.
<<Non sono affari tuoi>>.
<<Ahia! Il biondino non ti ha richiamata>> e dal tono che utilizzò parve molto più un'affermazione che una domanda, come se se lo aspettasse.
<<Thomas, quanto ci tieni ad avere figli in futuro?>> chiesi ironica, ma non troppo. Se avesse continuato così un calcio nei gioielli di famiglia non gliel'avrebbe tolto nessuno.

Si mise subito una mano sui suddetti come abitudine di tutti i maschi quando venivano nominati e poi mi fissò offeso. <<Hey! Se non è interessato non te la devi prendere con le mie palle!>> aggrottò le sopracciglia per poi posare la sua roba sul banco di fianco al mio.
<<Che stai facendo?>>.
<<Mi siedo...?>> esclamò ovvio.
<<Chi ti ha dato il permesso?>> continuai altrettanto ovvia.
<<Non pensavo mi servisse la benedizione reale per sedermi accanto a te. E poi non dobbiamo fare sesso ma, solo assistere ad un'interessantissima lezione di storia>>.
<<Letteratura>> abbassai lo sguardo per non scoppiargli a ridere in faccia.
<<È uguale>>.
<<Come no>> ribattei sicura.
<<La pianti di fare la bacchettona?>> chiese avvicinandosi al mio orecchio, <<sei molto più simpatica quando sei spontanea>> sussurrò in modo che solo io potessi sentirlo.

Il mio volto dovette acquistare varie tonalità di rosso per quella vicinanza dato che Thomas sorrise soddisfatto.

Possibile che quel ragazzo passasse da essere uno stronzo immane ad essere dolce e gentile?! Lo capiva che così mi stava solo confondendo le idee?!

Senza aggiungere altro si accomodò al mio fianco, proprio mentre entrava l'insegnate. A quel punto cacciarlo non era più un'opzione. Maledetto il giorno in cui mi ero scontrata con lui per i corridoi.

<<Buongiorno, ragazzi>> sospirò la Foster appoggiando le sue cose sulla cattedra.
<<Buongiorno>>.
<<Devo interrogare oggi?>> sorrise malefica, vedendoci tutti con il fiato sospeso, e facendo così calare il silenzio nell'aula.

Il giorno prima mi erano arrivati diversi messaggi del tipo: "Domani ti fai interrogare?" oppure "Ma tu non dovevi essere interrogata?" ai quali non avevo risposto. Non era giusto che dovessi essere io la vittima sacrificale. Avevo anch'io una vita.

Vivere a ColoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora