~Capitolo 10~

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Thomas

<<Thomas, vieni qui un attimo!>> urlò mia madre dal piano di sotto quella sera.

Non era quasi mai a casa, ma quando c'era non smetteva un attimo di chiamarmi e chiedermi favori. Neanche il venerdì sera riusciva a lasciarmi in pace.

<<Che cosa c'è?>> sbuffai entrando in salotto.

Era seduta sul divano, sempre composta e con gli occhiali posati sul naso, intenta a fare chissà cosa con il computer.

<<Vedi di rispondere in modo, quantomeno, decente. Non sei il figlio di un pizzaiolo>> mi rimproverò appena mi vide.

Poi magari si chiedeva perché fingessi di non sentirla.

<<Ritengo che il mestiere di pizzaiolo sia un lavoro come un altro e soprattutto, io amo la pizza. Detto questo, che cosa vuoi?>>.
<<Domani devi accompagnare April da una sua compagna, devono fare un progetto o così mi sembra di aver capito>> mi comunicò senza alzare lo sguardo dal monitor.

Odiavo quando faceva così, voleva tanto essere la perfetta donna in carriera, lontana da tutto e da tutti, ma forse non si ricordava di aver avuto dei figli nel mentre.

<<E non puoi portarla tu? Io avrei da fare>>.
<<No, devo lavorare e tra l'altro dovresti anche fermarti per aiutarle, la mamma di quella bambina lavora>>.
<<E allora non può venire la bambina qui?! Che palle!>> mi lamentai.

Non avevo voglia di fare da babysitter il sabato, in teoria era il mio giorno libero.

<<Non c'è nessuno che la può portare. E non dire parolacce!>>.

Ormai la battaglia era persa. Dovevo dichiarare forfait. Avrei passato comunque tutto il mio amato e meritato sabato con due mocciose. Per di più a casa di sconosciuti.

<<Dov'è il posto?>> chiesi alla fine.
<<C'è un post-it sul frigorifero>> disse distrattamente digitando lettere sulla tastiera, <<ora vai e lasciami lavorare>>.

Ma scherziamo?! Io stavo facendo un favore a lei.

<<Ah, e tra poco arriva la cena>> urlò quando ormai ero in camera.

Non avevo chissà che progetti ma, mi sarebbe piaciuto andare con Matt al campo a fare qualche tiro a canestro, dato che mi aveva invitato. Ero contento di aver trovato un amico, o almeno qualcuno con cui uscire. Non ero certo di riuscirci, almeno non così presto.

Cercavo di mostrarmi il più possibile sicuro di me e spavaldo ma, nella mia vecchia scuola ero tutt'altro. Stavo sempre con il mio gruppo, non ero molto aperto a nuove conoscenze. Old River era la mia seconda opportunità e non volevo finire per essere l'emarginato di turno. Ero stanco di essere nella media.

Forse però, non avevo tenuto conto di un fattore nella mia equazione. Un fattore che stava cambiando tutto senza che riuscissi nemmeno ad accorgermene.

**

<<Tom, muoviti che facciamo tardi!>> mi richiamò all'ordine mia sorella dal piano di sotto.
<<Non puoi rompere anche di sabato, pulce>> dissi scendendo di fretta le scale.
<<Non sono una pulce>> aggrottò le sopracciglia offesa.

Sorrisi per la sua reazione.

Aveva la strana abitudine, sicuramente non ereditata da me o da mio padre, di non voler mai arrivare con un minuto di ritardo da nessuna parte. Un'ottima virtù ma, così facendo, diventava una grandissima rompipalle.

Mi ricordava qualcuno...

Scossi la testa e tornai alla realtà. Non la sentivo da una settimana e ormai non sapevo più che cosa pensare.

April mi guardava spazientita davanti alla porta, con le braccia conserte ed un piede che batteva a terra con insistenza. Uguale a mia madre nei suoi giorni peggiori.

<<Sì, andiamo!>> sbuffai afferrando le chiavi di casa e dirigendomi all'esterno.

La casa della bambina non si trovava molto lontano dalla nostra così presto ci trovammo a percorrere il suo vialetto.

Il giardino era molto ben curato, al contrario del nostro che era un completo disastro, mentre alla casa in sé, mancavano alcuni lavoretti di manutenzione, come sistemare le grondaie e le scale cigolanti dell'ingresso ma, era comunque ben messa.

<<Non farmi vergognare>> mi intimò April una volta che arrivammo all'ingresso, prima di suonare. Avrei voluto risponderle a modo ma, dopo pochi istanti la porta si aprì ed io tacqui per educazione.

Dall'uscio apparì una bambina dell'età di mia sorella: bassina, capelli ramati ed occhi castani, che ci sorrideva allegra. Come se non vedesse l'ora del nostro arrivo.

<<Ciao!>> ci salutò.
<<Ciao>> rispose timidamente April.

Adesso faceva la timida?!

<<Ciao, io sono il fratello di April, mi chiamo Thomas>> mi presentai.
<<Ciao, io sono Mia!>> mi sorrise sincera, <<prego entrate>> disse facendoci accomodare in casa.

L'interno non era molto grande. Appena dentro c'era uno stretto corridoio che sbucava sul salotto e delle scale che portavano al piano di sopra.

Mia ci condusse in salotto per poi portarci in cucina dove ci fece lasciare le nostre cose.

<<Sei sola in casa?>> chiesi curioso guardandomi intorno.
<<Dovrei ma, mia sorella non stava bene e non è potuta andare al lavoro. Ah già, facciamo piano che se no la disturbiamo>> disse indaffarata a tirar fuori delle schede da un quaderno.
<<Io faccio sempre piano, quello casinista è Tom>> fece una smorfia mia sorella.

Ma sentitela!

<<April...>> la guardai male, cercando di essere il più possibile intimidatorio, ma lei mi ignorò totalmente troppo presa a guardare ciò che le stava mostrando Mia. <<Posso vedere anch'io?>> chiesi cercando di dare un'occhiata ai fogli che avevano in mano, dato che secondo gli ordini avrei dovuto aiutare anch'io.

<<Adesso non abbiamo bisogno di te, puoi farti gli affari tuoi>> disse sbrigativa mia sorella intimandomi di tacere.

Mi arresi e, evitando di discutere, cominciai a guardarmi in giro.

Era tutto molto ordinato, molto di più che a casa mia, si vedeva che ci vivevano delle donne.

Mi aggirai alcuni minuti in salotto, siccome le bambine non avevano bisogno di me, finché il mio sguardo non fu attirato da alcune foto presenti sul soprammobile. Mi avvicinai curioso ma, quando vidi i volti ritratti nelle foto non potei crederci.

Ecco perché avevo già visto quella bambina!

Quello sguardo. Quegli capelli del color del rame. I lineamenti del suo viso.

<<Che ci fai tu a casa mia?!>> esclamò una voce alle mie spalle.

Vivere a ColoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora