~Capitolo 19~

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Elizabeth

<<Elizabeth, per favore, puoi venire un attimo?>> domandò la signora Robinson da dietro uno scaffale.
<<Certamente!>> risposi subito. Tanto nel negozio non c'era anima viva, e probabilmente neanche morta. Erano due giorni che non si vedeva l'ombra di un cliente. L'unica persona ad essere entrata, stava cercando un bagno.

La signora Robinson continuava a dire che non c'era da preoccuparsi, che quei periodi capitavano a volte ma, che la gente non avrebbe smesso di leggere. Quello che però non sapeva e che, fino a qualche giorno prima non sapevo neanch'io, era che in città - nella nostra piccola città - avessero aperto una nuova libreria. Era molto più grande della nostra, vendevano anche apparecchi digitali e che soprattutto aveva un'aria più moderna della nostra, cosa che attirava molto la gente. Io stessa mi ero avvicinata incuriosita dall'enorme vetrina luminosa. Amavo la mia libreria ma, quella era davvero il massimo e, in una città come la nostra, dove ogni novità equivaleva allo sbarco sulla luna o all'arrivo degli alieni, aveva subito fatto colpo. Non avevo mai visto tante persone interessate ai libri.

<<Mi dica>>.
<<Ascolta, ho pensato che magari potremmo fare uno sconto sui libri di edizioni datate, come fanno nelle grandi città. Magari così la gente sarà più attratta a comprarli>> sorrise ingenuamente la donna. Le costava molto adattarsi alle novità ma, quando lo faceva sembrava come i bambini quando scoprono per la prima volta qualcosa.
<<Sì, si può fare senza problemi. Posso parlarne con Mark>>.
<<Oh sì, buona idea. Così dato che in questi giorni c'è poco lavoro non ve ne state con le mani in mano>> esclamò soddisfatta la signora mettendo a posto un libro e tornando verso la cassa.
<<Sì. A tal proposito, lei ha visto Mark? Oggi non è venuto>>.
<<Sì, è passato sta mattina dicendo che non sarebbe potuto venire. Avevi bisogno di qualcosa, cara?>>.
<<N-no, n-niente di importante>> mi imbarazzai all'improvviso. Già non mi sembrava professionale che uscissi con un mio collega, figuriamoci dirlo al mio capo.
<<Va bene>> mi guardò scettica la donna, <<comunque per oggi puoi andare, non credo che verrà qualcuno vista l'ora>>.
<<La ringrazio>> dissi quasi correndo nel retrobottega, per prendere il cappotto e la borsa.

Cosa mi era venuto in mente di chiederle di Mark? Da anni lavoravo lì e non avevo mai chiesto nulla di lui. Chiedere di lui così all'improvviso avrebbe insospettito chiunque. Ero proprio fusa.

Dopo aver recuperato in fretta i miei averi mi congedai dalla signora Robinson e uscii dal negozio.

Si stava molto meglio fuori, nonostante il vento freddo che tirava. Amavo l'autunno, molto di più delle altre stagioni. I suoi colori erano qualcosa di spettacolare, meraviglioso.

All'improvviso sentii il telefono vibrare nella tasca del cappotto ed i miei pensieri vennero bruscamente interrotti.

<<Pronto?>> risposi senza guardare chi fosse.
<<Ciao, bella>> mi salutò una calda voce maschile dall'altro capo.

Mark.

<<Ciao, a cosa devo questa chiamata?>> chiesi con un sorriso dipinto sulle labbra.
<<Nulla di particolare, volevo solo sentire la tua bellissima voce, dato che oggi non ho potuto vederti>>.
<<Sei proprio un adulatore, te l'hanno mai detto?>>.
<<Sì, ogni tanto>> lo sentii ridere.

Con la sua risata a farmi compagnia, cominciai ad incamminarmi verso casa anche con molta calma rispetto al solito. La telefonata di Mark mi aveva sorpresa ma, ero felice che si fosse ricordato di me dopo avermi ignorata dopo il nostro appuntamento di qualche settimana prima.

<<Allora? Come mai non sei venuto oggi?>> domandai curiosa.
<<Avevo un impegno, con l'università>>. Il fatto che fosse rimasto sul vago mi aveva spiazzata. Non che solitamente mi raccontasse tutto nei minimi dettagli ma, non mi aveva mai dato una spiegazione tanto rapida e priva di contenuti.

Vivere a ColoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora