Elizabeth
Sabato arrivò più in fretta del previsto e la mia voglia di andare a quella cena con la famiglia di Thomas era sempre più bassa. Incontrare quelle persone e, senza alcuna pietà, mentir loro, era qualcosa che non concepivo. Thomas però mi aveva aiutata quando glielo avevo domandato ed era giusto ricambiare, nonostante non me la sentissi molto. Non ero brava a mentire, soprattutto a degli sconosciuti.
Inoltre, ancora non avevo digerito il suo comportamento di quei giorni, tra i suoi repentini cambi d'umore e il mio atteggiamento scettico nei suoi confronti, ma in quel momento non era la mia priorità. Ero molto tesa per la serata. Avrei conosciuto la sua famiglia e da quel che avevo potuto capire non era tra le più affettuose in circolazione. Thomas però ci teneva e non volevo deluderlo. Dovevo capirci di più e per farlo non potevo mettermelo contro. Avevo la necessità di capire che cosa fosse successo e perché si comportava come se nulla fosse.
I miei piani per la serata però ebbero un istante di barcollamento quanto, quella mattina, Mark mi aveva chiamata. Erano giorni che non ci sentivamo siccome era stato via per motivi universitari. Si era lamentato del fatto che non ci vedessimo quasi mai, per un motivo o per l'altro, e che sarebbe stato carino se quella sera fossimo usciti insieme. Come c'era da aspettarsi, al mio rifiuto si era giustamente arrabbiato, accusandomi di considerarlo solo un ripiego, non ricordandosi che era stato lui il primo a non chiamarmi in quei giorni. Non ci vedevamo spesso, questo era vero, ma non era solo colpa mia. Era stato tre settimane all'estero per un progetto universitario e adesso non poteva pretendere che mi prendessi tutta la colpa. Era ingiusto. Cosa che gli avevo anche detto e lui si era infuriato ancora di più.
Odiavo però litigare con lui. Non mi era mai piaciuto litigare con qualcuno e fingere che nulla fosse successo. Per questo motivo quella sera, un paio d'ore prima di andare da Thomas, avevo deciso di andare da Mark e tentare di risolvere. Mi dispiaceva per ciò che era successo e volevo rimediare. O almeno chiarirmi con lui.
Suonai il campanello del suo appartamento nervosa. Non ero mai andata a casa sua. La maggior parte delle volte ci incontravamo in luoghi il più possibile affollati. Non perché temessi di restare sola con Mark. Era un bravo ragazzo e sapevo che non mi avrebbe mai chiesto di fare qualcosa che non mi andava ma, non mi sentivo ancora pronta.
<<Hey>> lo salutai appena aprì la porta, forzando un sorriso.
<<Che cosa ci fai qui?>> domandò aggrottando le sopracciglia confuso.
<<Volevo parlare con te>>.Senza aggiungere altro mi fece spazio perché potessi entrare. Non era un appartamento molto grande. Era un semplice bilocale per una persona. Sapevo che gliel'avesse regalato suo padre quando aveva cominciato l'università, non perché non avesse un buon rapporto con i suoi ma, necessitava di spazio ed indipendenza.
<<Allora?>> domandò facendomi cenno di sedermi sul divano.
<<Volevo chiederti scusa>> esordii facendo in bel respiro.
<<Okay>> disse senza scusarsi a sua volta ma, cercai di trattenermi dal farglielo notare. <<Quindi uscirai con me questa sera?>> continuò senza lasciarmi finire.Perché doveva fare così? E perché non poteva accettare un rifiuto una volta tanto!
<<No, Mark. Sono venuta solo a chiederti scusa per il mio comportamento>> mi chiarii scocciata dal suo tono provocatorio.
<<Posso sapere che cosa devi fare?! Sono un po' stufo delle tue continue scuse!>>.E adesso che dovevo fare? Dire la verità?
Ma sì. Ero stufa di quella storia. Io e Thomas non facevamo nulla di male. Lo stavo solo aiutando e Mark non aveva ragione per essere geloso.
STAI LEGGENDO
Vivere a Colori
Teen FictionElizabeth e Thomas si sono scontrati per caso in un giorno qualunque per corridoi dell'Old River High School e da quel momento tra loro sono state solo scintille. Lei sapeva di aver bisogno di un po' di caos nella sua vita ma mai si sarebbe aspettat...