Elizabeth
Le parole di Thomas... come dire... mi avevano alquanto destabilizzata. Soprattutto dopo la discussione in mensa e la mia persistente voglia di ignorarlo. Ero rimasta cinque minuti ferma a fissare il punto esatto da cui il castano era scomparso per andare in classe senza riuscire a muovermi o a smettere di sorridere come una deficiente.
Avevo provato una strana sensazione nel sentirgli pronunciare quelle parole. Forse anche perché nessuno prima di lui l'aveva fatto, o per essere sincera con me stessa, nessuno prima di lui mi aveva fatta sentire così.
Tutti i ragazzi con i quali ero uscita non mi avevano mai detto frasi simili né, tantomeno, guardato come mi guardava lui. Non so come spiegarlo ma, mi guardava in modo strano, diverso, direi quasi piacevole. Per quanto fosse pesante, maleducato ed impiccione come pochi, mi piaceva il fatto che mi guardasse.
Forse ero davvero impazzita ma, quello stato di ebrezza mentale non mi dispiaceva affatto. Infatti, sorridevo mentre, quel pomeriggio, attraversavo di fretta il parcheggio della scuola per raggiungere il mio sgangherato bolide. Avevo il turno in libreria ma la mia testa era da tutt'altra parte. Una parte di me aveva una gran voglia di domandargli se lo pensasse veramente, l'altra sperava di non rivederlo mai più per evitare un altro confronto con lui.
Come mi era venuto in mente di rivolgergli la parola?! Ormai era chiaro che ogni volta che lo facessi finivo sempre per pentirmene, per un motivo o per l'altro. Thomas mi metteva tremendamente a disagio.
Certo, era davvero dolce mentre mi guardava con quel sorriso sincero che gli illuminava gli occhi. Ed io ero tanto affascinata da questi ultimi che a volte non riuscivo proprio a trattenerlo a mia volta.
<<Elizabeth, ti dispiacerebbe andare a servire tu i clienti? Mark ha bisogno di una mano>> mi destò dai miei pensieri la signora Robinson.
Scossi la testa per tornare alla realtà e dandomi subito della sciocca per essermi distratta sul lavoro. Dovevo uscire di più questa era la verità, così ad un ragazzo come Thomas sarei riuscita a resistere con più facilità. Con un sorriso cordiale, andai subito in negozio dove trovai circa una decina di persone che si stavano guardando intorno in cerca d'aiuto.
<<Liz, meno male!>> sospirò grato Mark quando mi vide arrivare in suo soccorso, portandosi i ricci biondi che gli ricadevano sul viso indietro, con molta naturalezza.
Mark aveva un paio di anni in più di me e lavorava in libreria per pagarsi gli studi universitari. Studiava economia nell'Università di Old River ma, purtroppo, i suoi genitori non avevano le possibilità economiche per pagargli gli studi, nonostante entrambi lavorassero.
<<Tranquillo, arrivano i rinforzi!>> esclamai facendogli l'occhiolino.
Forse Mark era l'unica persona di sesso maschile con cui avessi un vero rapporto d'amicizia, cosicché potevo permettermi di essere un po' più espansiva nei suoi confronti, anche se con molto riserbo. Non ero brava nelle interazioni con l'altro sesso.
<<Chissà perché ma, oggi tutti hanno deciso che vogliono comprare libri>> si lamentò il ragazzo.
<<Meglio così, che nessuno come al solito>> sorrisi io avviandomi verso una cliente che cercava di attirare la mia attenzione dall'altra parte del negozio.Gli affari, infatti, non andavano molto bene. Non ero un'esperta ma fare circa una decina di vendite al giorno era poco per una libreria. Ero consapevole che ogni volta che vi entravo poteva essere l'ultima. Amavo quel lavoro ma, la signora Robinson non poteva, giustamente, permettersi due dipendenti se le entrate erano minori delle uscite ed essere l'ultima arrivata non favoriva, di certo, la mia permanenza.
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Vivere a Colori
Teen FictionElizabeth e Thomas si sono scontrati per caso in un giorno qualunque per corridoi dell'Old River High School e da quel momento tra loro sono state solo scintille. Lei sapeva di aver bisogno di un po' di caos nella sua vita ma mai si sarebbe aspettat...