Non volevo deluderti

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Zack la fissa.
Lei cerca di rimanere calma ma il labbro inferiore che le trema la tradisce.

"Zack rispondimi" lei gli ordina con fare autoritario.
Lui si allontana e sbuffa.

"Questo vedi??" Chiede " sei diversa!" Afferma " hai paura di tutto e cerchi di prevenire tutto ma non puoi" dichiara.

"Devi lasciare che tuo fratello compia i suoi sbagli!!" Afferma.

Prendo le chiavi di Cassy 2.0 da sotto lo sguardo di Brian troppo impegnato a guardare Hilary e Zack.

"Non muoverti da lì" mi ordina Hilary senza guardarmi.
Sta fissando Zack ma ha percepito i miei movimenti.
Zack si avvicina a lei.

"Nate va via" e ubbidisco.
"Tu non sei nessuno per comandare Nate.Lui è mio fratello!" Afferma lei.

Esco dalla porta prima che Brian possa accorgersi che ho preso le chiavi della sua adorata auto e l'ultima cosa che sento sono le voci di quei due che bisticciano e le ultime parole di Zack mi arrivano nitide alle orecchie come un colpo di pistola che mi prende alla sprovvista.

"Hai ragione!" Dice "da oggi in poi non sarò nessuno per te" finisce così la frase.

Mentre guido penso ai vari momento della mia miserabile vita.
Tutto viene collegato ad Allison.
E se la perdessi?? E se l'agente Smith riuscisse a portarmela via??

Penso a quello che è successo poco fa.
Hilary e Zack hanno dei problemi.
Forse anche per questo Zack non stava bene e aveva peggiorato iniziando a fumare e bere tanto.

Mi perdo nei miei pensieri e mi rendo conto di essere arrivato quando intravedo la macchina dell'agente Smith.

Arrivo alla porta ma è bloccata.
Cerco di sfondarla in qualche modo; ma poi penso alla portafinestra di Allison da cui sono sempre entrato e uscito.

Vado dietro e cerco di capire s'è chiuso.
È chiuso!! Nate non avrebbe mai potuto avere fortuna!!
Bene adesso faccio ironia anche su me stesso.
Sono all'ultimo stadio della pazzia.

Ritorno all'ingresso e vedo Merylin, la madre di Allison in cerca delle chiavi.

"Merylin" la chiamo.
Lei si gira e mi sorride lievemente.
Ha sempre creduto in me e nel mio amore per sua figlia.

"Ciao Nate" mi dice.
"Merylin dove sono le sue chiavi?" Chiedo con frenesia.

"Sono qui" me le fa penzolare davanti.
Afferro le chiavi e mi piazzo davanti alla porta.
Mi tremano le mani mentre cerco di insiere la chiave nella fessura della porta.

"Nate forse dovresti lasciarle..." non la lascio finire.

"Allison ha bisogno di me" dico spalancando la porta e lei non ribatte quando sente le urla di sua figlia mischiate alla voce di lui; l'agente Smith.

"Allison dove sei??" Chiedo urlando.
Mi arrivano più urla all'orecchio ma nessuna risposta finchè le urla non si trasformano in singhiozzi soffocati.

Mi ricordo della chiamata e degli scatoloni.
Corro verso la sua stanza .
Cerco di aprire la porta ma è bloccata.

Busso forte; più che bussare sto sfondando la porta a pugni.

"Allison sei lì??" Chiedo.
I singhiozzi aumentano.
Adesso sono diventati lamenti disperati.
Sento delle voci e sono sicuro che lui è lì con lei.
Al solo pensiero che possa farle qualcosa l'adrenalina sale a mille e così riesco a sfondare la porta.

Trovo lui sopra di lei con un coltello molto vicino al suo piccolo viso.
Mi fiondo su di lui dandogli un cazzotto alla mandibola.

Il sangue ,che sputa dalla bocca, finisce in un angolino insieme al coltello.

Lo scaravento a terra togliendo il suo corpo flaccido su quello fragile e grazioso della mia Allison.

Lei spaventata si rannicchia in un angolo impaurita.
Vederla così mi ricorda la piccola Allison; quella ragazza che lesse il diario di Beth. Quell ragazza che vide il mondo crollare intorno a sè quando seppe che il suo primo amore era un crudele assassino.

La tentazione di andare da lei prevale su qualsiasi cosa; anche sul mio corpo che chiede un altra scarica di adrenalina picchiando il corpo di quel pezzo di merda.

Mi avvicino a lei e la guardo negli occhi. Lei appena mi vede così vicina a lei si fionda nelle mie bracci nascondendosi dietro all mio corpo come se fosse uno scudo dal mondo crudele che la circonda.

Le accarezzo i capelli arruffati.
Le si aggrappa a me come se avesse paura che la lasciassi lì da un momento all'altro per andare a finire il lavoro che stavo facendo prima.

Mi giro per controllare che cazzo stia combiando quel pezzo di merda.
È sparito.

QUALCHE ORA DOPO...

Allison è rannicchiata sul divano.
Affianco a lei c'è Brian che le accarezza la schiena e dall'altro lato c'è Zack che la guarda con amore fraterno.

Liam ha le mani nei capelli . È rimasto alquanto sconvolto dalle confessioni che gli abbiamo fatto su suo padre.

Alla fine l'agente Smith è fuggito via.
Non sappiamo che fine abbia fatto ma starò il più attento possibile ad un suo possibile ritorno.

Vado a controllare la madre di Allison.
Aveva avvisato tutti che sarebbe andata a preparare un po' di tè per tutti.
È sparità mezz'ora fa in cucina e non è più tornata.

Quando vado in cucina la trovo lì che fissa la teiera.
Mi avvicino e mi rendo conto che deve ancora riepirla ma è troppo assorta nei suoi pensieri per poter rendersene conto.

"Forse è meglio se vada a riposare " dichiaro "qui ci penso io" affermo.

Lei mi sorride dolcemente .
Si avvicina e mi accarezza la guancia con fare materno.

"Allison è fortunata ad avere te" ammette "anche se siete incasinati il vostro amore è unico" dichiare e io sento sciogliermi il cuore dal mondo in cui mi tocca e mi guarda.

Mi sembra di essere tra le braccia di mia madre.La madre che avrei dovuto avere .

Esce e sulla sogli vedo Hilary avvolta nel suo giaccone.

"Dove vai?" Le chiedo.
"Vado a prendere una boccata d'aria" afferma.

"Non ti senti bene??" Le chiedo.
Scuote la testa.
"Mi sento soffocare in quella stanza dove c'è lui." Dichiara.
La voce è incrinata.
Non so cosa dirle non sono il tipo che sa consolare le persone.

Cerco comunque di rimanere su quell'argomento.

"Perchè sei diventata così dura e fredda?" Chiedo.

Mi guarda con un sopracciglio alzato.
"Intendo più del solito" spiego.
Lei mi gurda negli occhi.
"Dopo che ho scoperto di essere tua sorella e ho iniziato a conoscerti davvero; ho cercato di capire il motivo dei tuoi casini" spiega " e ho capito che avevi bisogno di una figura stabile e forte" dichiara " un punto di riferimento" continua " ed dovevo esserlo io per aiutarti" afferma " io doveva essere quella che si mostrava forte per te e per la quale non avresti dovuto preoccuparti di niente. Non dovevo essere un peso; ma un ancora di salvezza" ammette.

L'abbraccio e lei ricambia.
Non ci siamo mai abbracciati. Io e lei siamo parenti. Abbiamo lo stesso sangue ma certi atteggiamenti affettuosi non sono parte di noi.

"Non volevo deluderti" mi confessa.

L'incubo che sono diventato ~•~ 2 libro della sagaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora