Haaveilla

12) Dove le cose precipitano - parte 2

Hoseok stava seduto sulla panchina del parco. La sua espressione non era cambiata negli ultimi dieci minuti, mentre aspettava.

Era arrabbiato, deluso, triste e speranzoso contemporaneamente.

Arrabbiato perché Jimin l'aveva palesemente ingannato. Arrabbiato con se stesso, avrebbe dovuto ascoltare i suoi amici.

Deluso, perché lui aveva davvero creduto nella sua storia con il ragazzo. Per quanto poco si fossero conosciuti, gli voleva davvero bene.

Triste, per quello che avrebbe fatto da li a poco. Triste per come Suga si stava probabilmente sentendo in quel momento. L'aveva deluso e aveva mostrato di non essere degno della sua fiducia.

Speranzoso di svegliarsi e scoprire che era tutto un sogno, o di sentire Jimin dirgli che era tutto falso, che lui era un bravo ragazzo e sarebbe andato tutto bene.

Erano appena i primi di novembre, Hoseok era nella nuova scuola da due mesi, e già era nei casini. Incredibile, come in così poco tempo si fosse affezionato così tanto al ragazzo sbagliato. Com'era successo? Uno sguardo, un sorriso, e Hoseok aveva cominciato ad essere attratto. Una risata e il suo cuore aveva cominciato a battere. Le varie volte che erano usciti, tutti i messaggi che si erano mandati. Hoseok aveva trovato in lui un amico, prima di un fidanzato (ma in fondo, non stavano neanche insieme ufficialmente). Per lui, così socievole ed estroverso, affezionarsi alle persone era sempre stato un procedimento veloce, ma con Jimin era successo di più. Sentiva una speciale connessione tra di loro, una complicità che raramente aveva sentito con qualcun altro.

Sentì dei passi avvicinarsi, e si voltò. Jimin gli sorrise, sedendosi di fianco a lui.

"Hei" gli disse, per poi accorgersi che qualcosa non andava e diventare serio.

"Hei" gli rispose senza una nota di allegria Hoseok "Dobbiamo parlare"

Le classiche parole che tra fidanzati ci si dice al posto di "Uno di noi ha mandato a fanculo questa storia, quindi preparati che ci sono tre opzioni: o non è stato nessuno e mi dai le prove che ho capito male, o sei stato tu e ti mollo, o sono stato io e, si, ti mollo". Jimin, in fondo, sapeva cosa stava per accadere. Sapeva che sarebbe successo già quando aveva capito che Hoseok era un bravo ragazzo, uno che non si sarebbe fatto coinvolgere come tutti gli altri. Non avrebbe accettato un "mi piaci ma sono uno spirito libero", Hoseok era uno che pretendeva i "ti amo", e Jimin non sarebbe mai stato in grado di dirglieli. Ma ci aveva provato lo stesso, all'inizio pensava di sbagliarsi, magari il maggiore si sarebbe accontentato, si era detto. Man mano che lo conosceva, poi, si era affezionato a lui, e da una parte voleva davvero avere una relazione normale. Eppure non riusciva a lasciare da parte tutti gli altri, ragazzi e ragazze come SanDara e SungJin, che in un certo senso lo facevano sentire meno solo.

Fu questo quello che disse a Hoseok, la pura verità, quando il suo Hyung gli disse che sapeva la verità. "NamJoon mi ha detto cos'è successo con Suga. So che stai facendo lo stesso con me", aveva detto. Non era ingenuo, sapeva che se Jimin non era rimasto fedele a YoonGi, con il legame che avevano, non lo sarebbe stato neanche con lui.

"Mi stavo affezionando a te, Jimin-ah. Lo so che non stavamo ufficialmente insieme, ma..." Hoseok non finì la frase, sapendo che il suo dongsaeng aveva capito. A Jimin aveva fatto male soprattutto quel "stavamo" che gli aveva fatto capire che era proprio finita. Le lacrime gli salirono agli occhi, ma le trattenne: non aveva nessun diritto di piangere, dopotutto. Era lui quello sbagliato, no? Era lui quello da cui le persone si volevano allontanare, quello con cui era meglio non avere a che fare.

"Jimin..." Il maggiore, però aveva un'ultima cosa da chiedere. "Nam non ha voluto dirmi... si insomma, com'è finita con YoonGi-Hyung"

E Jimin non poté trattenere le lacrime.