9) Dove Jimin compie gli anni...

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Hoseok aspettò Jimin nel parcheggio sul retro della scuola, dopo una giornata non diversa dalle altre. Noia, prendere appunti, noia, tris con NamJoon, pasto schifoso, noia ... Una sola cosa era cambiata, quel giorno:

Suga non era andato a scuola quel giorno e lui ci era rimasto male. Non gli aveva nemmeno mandato un messaggio per avvisarlo. Sapeva che qualcosa non andava, sapeva anche che aveva a che fare con il compleanno di Jimin, non ci voleva un genio per arrivarci, per questo si era imposto di chiedere al più giovane cosa fosse successo, sperava solo che non fosse nulla di grave.

Questo arrivò, ancora più splendente del solito nei suoi jeans neri e la maglietta un po' stretta sulle spalle, che gridava ad Hoseok "sono un uomo forte e virile, io!", in totale contrasto con la sua faccia dolce e con le sue guancie gonfie. Hoseok prese un respiro profondo.

"Hei, Hoseok!" lo chiamò l'altro sorridendo.

"Hoseok-Hyung" lo corresse il maggiore "Ma ti perdono, solo perché è il tuo compleanno. Auguri, Jiminnie" lo abbracciò stretto per qualche secondo, per poi lasciarlo andare prima che la cosa diventasse imbarazzante.

"Senti ... posso farti una domanda?" chiese il maggiore, prima di poterci ripensare.

"Certo" rispose l'altro, tranquillo, mentre si incamminavano fuori da scuola. Hoseok non sapeva più mettere una parola davanti all'altra, tutt'a un tratto. Si fece forza, dicendosi che non era successo niente di grave, che era una domanda legittima, visto che stavano praticamente uscendo insieme.

"Tu ... tu e YoonGi ..." vide Jimin irrigidirsi quando pronunciò il nome del più grande, ma si costrinse a non fermarsi "... cosa è successo?" sussurrò infine, sperando di non aver rovinato tutto.

"Siamo ... stati insieme, per un po'." Jimin guardava dritto davanti a se, e parlava piano, quasi fossero memorie fragili, che non andavano ricordate impetuosamente, ma con calma, attenzione, altrimenti si sarebbero rotte. "Ma è finita, molto tempo fa. Senti, non mi va di parlarne ... andiamo a vedere Seoul, invece." Propose infine.

Hoseok sorrise. Certo che gli andava di andare in qualsiasi posto con Jimin. Era anche contento di aver ottenuto risposte senza rovinare il suo rapporto con il ragazzo e soprattutto il suo compleanno. E' vero, sapeva ancora poco niente, ma Jimin aveva confermato un suo sospetto e cosa più importante, aveva sottolineato il fatto che era finita. Aveva deciso di ammettere a se stesso che il più giovane gli piaceva, perciò ormai faticava poco ad ammettere di essere felice in situazioni simili.

Il dubbio c'era sempre, ogni volta che lo guardava si chiedeva cosa potesse aver fatto di male un ragazzo del genere, ma si rispondeva che un giorno l'avrebbe chiesto, che si sarebbe risolto tutto in un nulla, che Jin, NamJoon e YoonGi si sbagliavano, che era tutto un malinteso.

Presero a camminare per stradine strette, un po' nascoste, a Hoseok dispiaceva non poter andare nei posti più visitati, ma sapeva che era per il loro patto.

Come se non fosse successo nulla, i due si rimisero a parlare, anche questa volta un po' di tutto.

Hoseok gli comprò un cappello, di quelli che vedi nelle vetrine e ti ci immagini già, poi entri, vedi il prezzo ed esci con un sorriso forzato alla commessa. Jimin adorava i cappelli, ma quello non era uno di quelli che puoi comprarti con la paghetta, nonostante nessuno capisca il perché di quel prezzo alto. Hoseok non esitò neanche un attimo, era un regalo per un suo nuovo amico (e quasi ragazzo? Non avrebbe saputo dire se fosse appropriato) e se a Jimin piaceva lui era contento di spendere quei soldi.

Continuarono a camminare tranquillamente. Il loro era il tipo di rapporto nella quale vi siete appena conosciuti, ma nonostante questo ti fidi istintivamente dell'altro e gli confideresti tutto. Hoseok, in effetti, non aveva grandi segreti da confessare, perciò nel giro di poco si trovò a non aver più nulla da rivelare. Ma sapeva che Jimin gli teneva nascosto qualcosa. Lo poteva leggere nei suoi occhi, nel modo in cui si comportava, che era dispiaciuto, ma c'era qualcosa che proprio non poteva/voleva dire.

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