CAPITOLO DUE

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Noemi aveva ragione, sto facendo troppe paranoie e troppi problemi dove in realtà non ci sono, saranno dieci giorni fantastici, saremo completamente sole e qualsiasi cosa vorremo fare nessuno ce lo impedirà. Sono già nella mia cameretta, in realtà non è solo mia perché la condivido con mio fratello, ma non mi ha mai infastidito stare in stanza con lui, con mio fratello ho un bellissimo rapporto, farebbe di tutto pur di vedermi felice, lui mi capisce sempre ed è sempre mio complice se mia madre mi impedisce di fare una cosa alla quale tengo molto. Inizio a pensare che tutta la roba che devo mettere dentro allo zaino deve essere necessaria dieci lunghi giorni e sicuramente dentro il mio zaino-eventi non entrerà mai tutta; così prendo una piccola valigia trolley e  inizio con il preparare le prime cose fondamentali, i fazzoletti, i calzini, le mutande, i reggiseni e le canottiere, completando la valigia con i vari vestiti, trucchi e profumi. La mia valigia è finalmente pronta e chiusa con il lucchetto ed io inizio a sentire l'ansia, l'adrenalina e la voglia di partire già da adesso nonostante mancano dodici ore.
Decido di non pensarci altrimenti il tempo sarebbe trascorso al rallentatore e la mia ansia non si sarebbe mai placata. "Davide io esco!"
"Alle 19:00 a casa che mi devi aiutare a preparare la cena!"
Esco di casa dirigendomi verso la piazza, mentre cammino guardo i centinaia negozi di souvenir l'uno attaccato all'altro che vendono tutti le stesse cose, ma sembrano ancora guadagnare un sacco di soldi dopo anni e anni che sono qui. Appena arrivo in piazza mi siedo sul muretto a gambe incrociate, prendo una sigaretta dalla borsa e l'accendo mentre apro WhatsApp per mandare un messaggio a Martina, spero che almeno lei è meno nervosa e agitata di me. Continuo a fumare la mia sigaretta e guardare i turisti passeggiare mentre ammirano incantati il panorama e i monumenti intorno a loro: è davvero una bella città la mia, peccato che a volte nemmeno ci faccio caso, sono così tanto abituata a vederla ogni giorno e in ogni ora da dimenticarmi quante strade, monumenti e panorami belli ci sono da ammirare. Martina mi risponde che non vede l'ora sia domani, ma lo fa con tante faccine e tante parole allungate da farmi capire che forse non è proprio lei la persona adatta per trovare un po' di tranquillità e riuscire a calmarmi un po'. La mia sigaretta finisce e dopo che l'ho spenta la butto nel cestino, ho voglia di comprarmi un bellissimo vestito quando siamo a Milano, nel mio armadio gli unici due vestiti che ho li avevo comprati da H&M lo scorso anno quando ero in gita a Firenze con la scuola, forse quando sono a Milano una sera potrà servirmi, e non mi va di mettere quelli che ho messo in valigia, non sono un granché.
Ho aiutato a fare la cena a mio fratello e una volta mangiato abbiamo tolto tutto dalla tavola e ci siamo messi sul divano a guardare un film, oggi mia madre lavora anche di notte e noi come molto spesso negli ultimi tempi siamo da soli. Non mi pesa molto questo fatto, tanto se c'è o non c'è non cambiano molto le cose, mia mamma non mi sostiene molto nelle mie scelte e nelle mie passioni, l'ultima volta che è venuta a vedermi ballare io avevo cinque anni, per lei ballare è una perdita di tempo e di denaro: "se sei brava e hai talento spicchi sopra tutte, se sei ancora ad allenarti dentro quella palestra e continuare a fare spettacolini nel teatrino del tuo paese, a cosa serve continuare? Non sei portata, non fa per te e soprattutto non hai il talento che serve per emergere". Questo pensa mia madre di me, io invece spero tanto si sbagli, vorrei tanto farmi conoscermi al di là del mio paese e della mia palestra, vorrei acquisire esperienza e frequentare quei corsi che mi permettano di insegnare danza moderna e ginnastica artistica alle bambine. Lei non capisce quanto vale per me tutto questo, non capisce quanto io mi senta in completa pace interiore mentre ballo, non sono mai riuscita a farglielo capire.
Ricordo quando poco più di un mese fa gli dissi che sarei partita con Martina e saremo state dieci giorni a Milano, perché Alessio avrebbe fatto due instore in due posti tra loro vicini e tre giorni prima di ripartire avevamo un concerto dove si sarebbero esibiti sia Alessio che Benji e Fede, le sue parole furono cattive, mi disse che ero solo un'illusa ad essere sempre presente e sempre in prima fila per lui, perché se io c'ero o non c'ero a lui non sarebbe importato niente, non mi avrebbe mai notata e io non sarei mai stata nulla per lui che una semplice fan. Scacciai subito quei pensieri dalla mia testa e mi concentrai di nuovo sul film che aveva messo mio fratello, da questo momento non dovevo più pensare a niente, domani sarebbe arrivato in fretta e io dieci giorni sarei stata davvero felice.

Sul bordo del bicchiere le mie labbra scorderai //Alessio Bernabei//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora