CAPITOLO QUINDICI

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Sono le nove in punto e io sto facendo il giro della camera per la trentesima volta senza riuscire a calmarmi e a far sparire almeno la metà dell'ansia che ho in corpo, manca ancora mezz'ora e al solo pensiero di doverla passare così impazzisco ancora di più.
"Ti prego Marti trova un modo per farmi distrarre" dico continuando a fare in giro del divanetto per l'ennesima volta.
"Io lo farei volentieri Irene ma stai facendo venire l'ansia pure a me che non devo uscire con nessuno".
Mi metto seduta sul letto cercando di respirare e di calmarmi almeno un po', se continuerò così arriverò da Alessio completamente nel pallone e l'appuntamento che ho sempre sognato si rivelerà una catastrofe.
"Vai sul balcone e fumati una sigaretta, ti calmerà un po' " si siede di fianco a me e mi da un bacino sulla guancia.
"Non posso fumare Marti! Mancano solo quindici minuti e se fumo ora appena arriverà io puzzerò di fumo così tanto da farlo allontanare prima ancora che provi ad avere un contatto con me".
"Senti, facciamo una cosa, vai per l'ultima volta a fare pipì, spruzzati il profumo e scendi di sotto ad aspettarlo, tanto se continui a stare qui ti salirà ancora di più il nervosismo" dice prendendomi le mani e guardandomi negli occhi per cercare una conferma.
Ha ragione, lo aspetterò fuori dall'hotel, forse un po' d'aria fresca mi farà bene, vado in bagno, metto il profumo e prendo la borsa dirigendomi verso l'ascensore, appena si apre mi precipito fuori salutando con un cenno del capo il signore alla reception.
"Sei la prima ragazza che non mi fa aspettare mezz'ora o forse di più prima di scendere" mi volto di scatto appena sento una voce dietro di me e una mano toccarmi il fianco. Il ragazzo che sogno da più di tre anni si avvicina a me sorridendomi e salutandomi con un bacio sulla guancia e io sto letteralmente perdendo tutta la lucidità presente in me.
"Ero pronta da un po' e ho pensato di aspettarti fuori" dico timidamente appena si allontana da me, mi sorride e mettendomi un braccio sopra la mia spalla iniziamo a camminare per le strade di Milano.
Tutte le mie paranoie, i dubbi e le paure svaniscono a mano a mano che il tempo passa, stare con lui mi fa sentire talmente libera, spensierata e felice come non mi sentivo da tempo, a volte mi volto a guardarlo senza farmi vedere, è troppo perfetto e mi chiedo se sono davvero io questa ragazza accanto a lui in una normale serata di ottobre.
"Quando tornerai a casa?" mi chiede continuando a camminare e guardando in giro alla ricerca di una panchina.
"Fra tre giorni, verrò dopo domani al tuo instore e il giorno seguente ripartirò" al solo pensiero di tornare alla vita di sempre mi assale un senso di malinconia e voglia di fregarmene di tutto restando qui per sempre insieme a Martina e seguendo Alessio ovunque vada, ma rendendomi conto della stupidata che mi è appena passata per la testa, scaccio via questo pensiero ritornando alla conversazione.
"Vieni di nuovo al mio instore?"
"Pensavo di si, ti dispiace? Lo so che negli ultimi mesi sono venuta sempre più spesso ai tuoi firmacopie e eventi, ma io sono felice di vederti, anche solo per cinque.." mi interrompe mettendomi una mano sulla guancia e guardandomi con un sorriso sulle labbra che non riesco a capire se sta per deridermi oppure dirmi qualcosa di dolce.
"Irene, non mi dispiace affatto, sono felice quando ti vedo ai miei firmacopie, grazie per esserci sempre".
Mi rilasso immediatamente dopo le sue parole e gli sorrido abbassando lo sguardo imbarazzata, in fondo è la prima volta che usciamo solo io e lui e per dirgli tutte le mie emozioni e sensazioni può passare anche più tempo. Mi accorgo che nessuno dei due sta parlando da un po' di tempo, continuo a camminare al suo fianco quando un grande prato verde e illuminato mi si apre davanti agli occhi e indico al ragazzo vicino a me con un po' troppa enfasi quel meraviglioso giardino grande quasi tutta la mia città.
Ci mettiamo seduti su una panchina e appena mi appoggio sento le mie gambe e la mia schiena ringraziare in quante lingue sia possibile farlo.
"Quando inizi la scuola?" sento il suo sguardo su di me, alzo gli occhi e incontro i suoi che attendono una mia risposta.
"L'ho già iniziata un mese fa più o meno"
"Quarto superiore?" domanda con un sorriso sul volto e alzando un sopracciglio.
"Già.." mi sento talmente piccola e in imbarazzo davanti a lui, penso a quanti anni fa si trovava nella mia situazione, quando aspettava con ansia i suoi diciotto anni per prendere finalmente la patente ed essere libero di andare dove voleva senza dipendere dai suoi genitori o dai mezzi pubblici.
"Peccato tu sia così piccola" sento la sua mano cercare la mia e stringerla fino ad incrociare le sue dita alle mie, una mano che cerca di tirarmi su il viso mi fa smettere di pensare alle sue parole e due occhi scuri mi guardano intensamente.
"Vorrei tanto abbracciarti, stringerti e non farti tornare a casa, perché dovrei aspettare un altro evento non lontano dal tuo paese al quale verrai per rivederti, ma non sarà così, non sarà come questa volta" mi avvicino piano a lui appoggiando la testa sulla sua spalla. Sento le sue mani stringermi delicatamente e le sue labbra sfiorarmi la guancia.
"Ti ricordi davvero di me Ale?"
"Si, mi ricordo di te dalla quarta volta che ti ho vista, mi ricordo tutto, dalle ore di treno che hai fatto per raggiungermi, alle notti passate in terra su un asciugamano per prenderti la prima fila e stare difronte a me. Hai una specie di calamita che non riesce a farmi staccare definitivamente da te e smettere di pensarti ogni volta che vedo una tua foto su Instagram o un tuo pensiero dedicato a me". Non mi sposto dalla mia posizione fino che non finisce di parlare, sento di non riuscire a smettere di sorridere, mi allungo verso di lui lasciandogli un bacio sulla guancia per poi tornargli vicino.
Lo sento muoversi e in una frazione di secondo sento il suo respiro accarezzarmi, vedo i suoi occhi fissare i miei e la sua mano passare sul mio viso; siamo troppo vicini e mille emozioni mi invadono il corpo facendomi andare in totale paura tanto da alzarmi di scatto e scendere dalla panchina tirandomi indietro alcune ciocche dei miei lunghi capelli biondi. Vedo Alessio guardare in basso, non riesco a capire se è deluso o confuso dal mio comportamento, non riesco a dire nulla, nemmeno un semplice 'scusami', resto lì immobile come una stupida ragazzina che ha paura di un banale bacio, per poi guardare il ragazzo difronte a me e andarmene via.

Sul bordo del bicchiere le mie labbra scorderai //Alessio Bernabei//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora