CAPITOLO QUATTRO

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"In Via Alessandro Manzoni 31 per favore, alloggiamo all'Hotel Armani" comunica Martina al taxista mentre chiudiamo gli sportelli e sistemiamo le piccole valigie fra di noi, guardo con occhi estasiati questa città pensando alle centinaia di volte che ho sognato di passeggiare in queste vie guardando il paesaggio di Milano, mi aveva promesso mio padre che un anno ci saremmo venuti per trascorrerci tre o quattro giorni, avrebbe fatto vedere il Duomo a mio fratello e portato me e mia madre a fare shopping. Saremmo stati bene qui noi quattro, quando c'era mio padre il mio rapporto con mia madre era molto diverso, andavamo più d'accordo e lei con me e con Davide era più buona e affettuosa, è come se la morte di mio padre avesse fatto morire un po' anche lei: si volevano davvero bene i miei genitori, si erano conosciuti alle scuole medie quando mio padre faceva la seconda media e mia madre la prima, lui le mandava le lettere per dirle quanto erano belli i suoi capelli biondi e i suoi occhi blu e quanto si sentiva felice quando lei lo salutava con un cenno della mano. Un giorno fu mia madre a scrivere una lettera a mio padre, gli disse che se davvero pensava quelle belle cose su di lei doveva smettere di scriverle le lettere e iniziare a corteggiarla, da quel giorno diventarono una coppia che nessuno riuscì mai a dividere, fino a sposarsi e diventare genitori. A scuotermi dai miei pensieri è Martina che mi indica l'importo da dover dare al taxista, paghiamo e scendiamo dall'auto, non ci abbiamo messo molto, in quindici minuti scarsi siamo arrivati e quando Martina con una faccia compiaciuta mi indica la struttura davanti a me penso mi stia prendendo in giro: è davvero bellissimo e siamo solo all'esterno, non vedo l'ora di vedere la nostra stanza. Quando entriamo rimango sbalordita dal lusso e dalla bellezza di questo albergo, non ero mai stata in un hotel del genere e tutto questo mi sembra una favola, l'uomo alla reception ci porge la scheda della nostra stanza e dopo aver controllato la prenotazione ci indica l'ascensore e le scale.
"Deluxe room? Marti ma ti sei impazzita?" dico dopo aver letto la targhetta nella scheda.
"Che c'è? Sono quattro anni che i miei genitori non mi portano in vacanza perché sono sempre impegnati con il lavoro quindi si sono fatti perdonare così". Apriamo la stanza e appena entriamo entrambe ci fermiamo sulla porta, il pavimento è interamente fatto di parquet scuro, le luci sono soffuse, il letto è enorme e dei divanetti in pelle con al centro un tavolino sono appoggiati su un tappeto rotondo. Avanzo nella stanza in cerca del bagno e quando trovo la porta mi ci fiondo dentro: è grande come il mio salone e mi si illuminano gli occhi quando vedo un enorme vasca idromassaggio con mille fragranze pronte per essere disciolte
in acqua appoggiate sopra, alzo gli occhi e rimango meravigliata quando mi accorgo che sopra la vasca c'è una finestra dalla quale si vede tutta Milano. Torno di la e salto addosso alla mia amica ringraziandola, facendola cadere sul letto continuando a stringerla.
"Allora ti piace?" mi domanda rimettendosi in piedi e aprendo la serranda per curiosare fuori.
"E me lo chiedi? È fantastica! Non vedo l'ora di vedere la città e di divertirmi, questi giorni non voglio avere regole, voglio fare solo quello che mi va e non pensare a niente e nessuno".
"Allora cosa stai facendo spiaggiata su quel letto? Alzati su, andiamo a vedere dove sarà domani il tuo futuro marito". Mi alzo dal letto ridendo, prendo il giacchetto e la scheda e mi avvio verso la porta.
"Martina non vorrai uscire con quel cappello vero?" dico indicando il suo cappello con i pon-pon.
"Bhè? È bellissimo e tiene tanto caldo, tanto oggi non incontreremo nè i bimbi nè Alessio quindi posso anche andare in giro con due orecchie di coniglio in testa" si difende chiudendo la porta e premendo il tasto per chiamare l'ascensore.
Milano è stupenda, è caotica ma al tempo stesso rilassante, ci sono tantissimi bar che fanno dei cocktail abbelliti con la frutta fresca e le vetrine dei negozi sono tutte fantastiche, non vedo l'ora di fare un po' di shopping. Entriamo nel centro commerciale dove domani si terrà l'instore di Alessio: vedo già sistemato il piccolo palco dove salirà per firmare le copie del cd e fare le foto e sento che le gambe iniziano a tremarmi. Finalmente dopo due mesi lo rivedrò, sarò di nuovo fra le sue braccia, sentirò di nuovo il suo profumo, sentirò ancora una volta la sua voce, mi perderò nei suoi occhi. Sarò di nuovo lì, per l'undicesima volta respirerò la stessa aria che respira lui.

Sul bordo del bicchiere le mie labbra scorderai //Alessio Bernabei//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora