CAPITOLO TRE

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Questa notte non sono riuscita a dormire molto, avevo paura di non svegliarmi al suono della sveglia, nonostante avevo messo il volume della suoneria al massimo e un'altra sveglia di riserva nel caso non avessi sentito la prima. Sono salita sul treno una volta fatto e convalidato il biglietto e sono seduta in un vagone nel quale è attivo il riscaldamento: sono uscita di casa solamente con un paio di leggins, una maglietta lunga e il giacchetto ed ora sto letteralmente morendo di freddo. Sono le sei in punto e il treno dovrebbe partire fra otto minuti, il tempo sembra non passare mai e penso quanto ancora ne dovrà passare per arrivare fino Milano. Decido di mettere le cuffiette, sblocco il mio cellulare e controllo tutti i social network per vedere se Alessio ha messo qualche aggiornamento ma non trovo nessuna frase e nessuna foto, d'altronde è anche giustificabile, sono solo le sei di mattina e ancora starà beatamente dormendo nel suo letto. Mentre il mio Ipod riproduce "L' estate di John Wayne" di Raphael Gualazzi annunciano che siamo arrivati alla stazione di Firenze Santa Maria Novella e io per poco non mi uccido per fare in tempo a scendere: adesso ho precisamente ventiquattro minuti di tempo prima di riprendere l'altro treno che mi porterà a fare un'ulteriore tappa  a Bologna dove incontrerò Martina. Sono le otto e un quarto passate e considerando che fra poco più di un'ora deve essere alla stazione spero fermamente si sia tirata giù dal letto, accendo la mia sigaretta e le scrivo un messaggio su WhatsApp facendo un piccolo sorriso quando vedo subito comparire nel mio messaggio due check. Intanto che cammino avanti e indietro sul binario dove fra pochi minuti arriverà il mio treno, inizio ad immaginare come sarà quando arriveremo, se staremo davvero bene, se riusciremo ad incontrarli anche al di là degli instore e dei concerti e se magari riusciremo a  scambiare alcune parole con loro: a questo pensiero inizia a farmi male lo stomaco e inizio a sudare nonostante siano solo 5 gradi. Salgo sul treno e accendo il mio Ipod facendo partire "Nell'istante di un addio" di Alessio Bernabei, questa canzone è pura poesia, è troppo bella e sarei in grado di ascoltarla ininterrottamente senza mai stancarmi; alzo lo sguardo a causa di due braccia che si alzano e abbassano al di fuori del finestrino dove sono appoggiata tranquillamente e vedo una pazza con un cappuccio in testa bianco e rosa, con due pon-pon lunghi e bianchi che le arrivano fin sotto le orecchie, che sta urlando il mio nome con in mano un cartoncino con su scritto "Sig.ra Bernabei". Tiro su il cappuccio del mio giacchetto cercando di nascondermi il meglio possibile e provare per quanto riesca di passare inosservata, cercando di non pensare alle persone lì intorno che stanno guardando la scena senza capire cosa abbia da urlare questa pazza davanti a loro e cosa ci faccia con un cartone in mano che non smette di agitare in aria.
"Ti sei per caso impazzita o robe del genere?" le dico tirandola via e cercando di portarla in un posto un po' più isolato.
"Perché scusa? Ti immagini io e te sole solette per dieci giorni nello stesso posto dove saranno anche loro? Potremo seguirli giorno e notte, potremo stalkerarli senza fine, potremo infilarci persino nei loro letti!" continua a parlare senza sosta mentre controlla i tabelloni delle partenze dei treni e io spero che nessuno si fermi ad ascoltare i suoi ragionamenti.
"Scusami se rovino i tuoi piani, ma sul fatto di infilarci nei loro letti io avrei qualche serio dubbio". Sorride guardandomi e io penso quanto ho sentito la sua mancanza in questi mesi che non ci siamo viste; mentre continuiamo a parlare delle sue idee per riuscire ad infiltrarsi nelle loro vite saliamo sul treno, alle 10:30 arriveremo a Milano e inizio finalmente a vedere sempre più vicino il mio sogno.
Il viaggio con Martina passa molto più velocemente e fra la musica e nostre chiacchierate dove ci raccontiamo le novità di questi mesi, la scuola, la danza e qualche cotta per qualche nostro compagno di scuola il treno si ferma alla stazione di Milano Centrale. Scendiamo velocemente e dopo aver buttato nel cestino i nostri biglietti ci affrettiamo a trovare l'uscita e un taxi che ci accompagni all'hotel che ha prenotato Martina: mi ha detto che ci avrebbe pensato lei perché anche l'albergo doveva essere degno di questa nostra vacanza, non me l'ha voluto descrivere nemmeno un po' e io sono davvero curiosa di vedere cosa ha combinato.

Sul bordo del bicchiere le mie labbra scorderai //Alessio Bernabei//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora