CAPITOLO VENTITRE

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"Allora? Dove vuoi andare a mangiare?" mi chiede Alessio alzandosi e cercando di pulire il più possibile il telo che ci aveva accolto fino poco tempo prima. La realtà è che non me ne può importare di meno di decidere il luogo dove mangiare, vorrei solo non andarmene domani, vorrei che tutti questi giorni non fossero trascorsi così velocemente, ma l'unica cosa che desidero in realtà è che lui non si dimenticasse di questi giorni, che le cose che ha vissuto insieme a me le hanno lasciato qualcosa dentro. Una vocina nella mia testa mi dice che ha trascorso questi giorni insieme a me semplicemente perché non aveva altro per le mani, non aveva nulla da fare se non aspettare le date dove avrebbe dovuto firmare le copie del suo cd e attendere il giorno del concerto dove sarebbe stato un protagonista. Respingo questi pensieri, non so se per vigliaccheria o perché mi farebbe troppo male crederci, non sono una ragazzina, so bene che il mio sentimento verso di lui non potrà mai trasformarsi in qualcosa di concreto, non potremo mai essere una vera coppia e lui non proverà mai quel tipo di amore che vorrei provasse per una sua fan non ancora maggiorenne.
Mi risveglio immediatamente dai miei pensieri quando mi accorgo che Alessio mi sta fissando senza parlare, ma con un espressione corrucciata in volto, spero non mi chieda cosa stessi pensando e il motivo della mia non risposta, ma ovviamente io non sono mai fortunata.
"Cosa stai pensando così intensamente da addirittura non rispondere per quasi cinque minuti?" Non posso dirgli la verità, non posso e non voglio passare come la pazza di turno che si agita e scalpita invano per una conferma che non arriverà mai.
"In realtà nulla di importante, stavo facendo mente locale sulla strada che abbiamo percorso per arrivare fin qui, stavo cercando di ricordarmi qualche ristorante o pizzeria che avevo notato da dentro l'auto, ma non mi sembra di ricordare niente del genere." Spero fermamente mi abbia creduto e quando lo vedo annuire e darmi ragione sul fatto che non ci sono posti per mangiare a distanza di pochi metri da noi sento il mio corpo rilassarsi immediatamente.
"Possiamo andare da qualche altra parte, tanto bisogna prendere la macchina, vuoi mangiare la pizza o qualcos altro?" Mentre camminiamo vicini verso la sua auto ho voglia di prenderlo per mano, ma non voglio forzare le cose perché non ho ben capito se gli fa piacere camminare mano nella mano oppure lo fa solo certe volte. Decido di non prendere nessuna iniziativa e continuo a camminare a fianco a lui.
"A me piace tutto, mangio sia la pizza, sia la carne, sia il pesce. Non ho mai avuto problemi con il cibo, fin da piccola, mia madre non ha dovuto faticare molto per farmi mangiare, bastava che c'era qualcosa di commestibile e io lo mangiavo." I ricordi di mia madre che cercava di togliermi i panini e gli affettati prima che ne facessi un'indigestione mi tornano alla mente, insieme a quelli di papà, che al contrario appena lei si girava mi dava i pezzetti del prosciutto cotto senza farsi vedere.
"Sei la ragazza ideale allora!" Mi rivolge un sorriso divertito e tutto quello che vorrei fare è prendergli il viso e baciarlo. Saliamo in macchina e dopo un po' di tempo passato a parlare dei nostri gusti in fatto di cucina, Alessio parcheggia la macchina in una strada chiusa, senza uscita. Mi guardo intorno confusa e cerco di dare una risposta logica a questo parcheggio così sperduto, quando sento la voce di Alessio a pochi centimetri dal mio orecchio.
"Non voglio farti niente, rilassati, ti voglio far vedere uno dei miei posti preferiti." Sento dei brividi scorrermi sulla schiena e di tutto quello che mi viene da fare, rilassarmi è proprio l'ultima cosa.
"E cosa ci sarebbe di bello in un parcheggio in una strada stretta e isolata da tutto?" Lo sento ridere mentre spegne la macchina e si gira verso di me.
"C'è di bello che al ritorno trovi la macchina sana e salva, senza niente di rotto e soprattutto senza nessuna sportellata sulla fiancata! Vieni, spero ti piaccia!" Intreccia la sua mano con la mia e un senso di strana familiarità mi pervade.
Durante tutto il tragitto stiamo in silenzio, non mi trovo a disagio, mi sembra un silenzio piacevole, un silenzio tranquillo, calmo e giusto.
"Ma Ale guarda che bello! Sembra di star cenando sopra il mare!" Sto letteralmente impazzendo per un ristorante in riva al mare con una terrazza totalmente affacciata sopra il mare, non avevo mai visto una cosa così e probabilmente devo placare almeno un po' il mio entusiasmo.
"Ti piace? Non ti fa paura stare così a ridosso dell'acqua?" Si ferma aspettando la mia risposta che non tarda ad arrivare, intanto che cerco di far sparire un po' del mio precedente attacco di isterismo. Mi sorride, mette il braccio dietro il mio collo e mi lascia un leggero bacio appena sotto l'orecchio, "allora andiamo signorina, stasera la porto a cena in mezzo al mare". Sento un inevitabile sorriso nascermi spontaneo e cingendo con un braccio la sua schiena raggiungiamo la terrazza. È davvero bellissimo, il ristorante, il panorama, questa assurda situazione che sto vivendo e la persona che ho difronte.
Mi sento talmente in pace con me stessa, talmente spensierata e felice che non mi interessa se domani tutto questo finirà.
La cena trascorre troppo veloce fra risate, tante parole, pettegolezzi e alcune prese in giro che già stiamo tornando alla macchina pronti per tornare in hotel. Il viaggio in macchina è silenzioso, ma sembra un silenzio diverso da quello precedente, non è piacevole, confortante e intimo, sembra valga più di mille parole che potremmo scambiarci in questo momento.
"Non voglio che tutto questo finisca, non voglio tornare alla normalità, continuare a dover comprare biglietti del treno e biglietti di eventi per poterti vedere da lontano e poterti stringere a me per meno di un minuto. Non credo di essere mentalmente pronta, non dopo quello che mi hai permesso di vivere insieme a te." Non sono sicura abbia sentito le mie parole, le ho dette talmente a bassa voce da non capire se stavo parlando con lui o stavo convincendo me stessa della mia  situazione.
"Tornerai ad essere di nuovo accanto a me." Le sue parole escono in un flebile sussurro, quasi a non farmele capire per niente. Alessio lascia la macchina a qualche passo da quell'hotel che ci ospiterà fino a domani e mi accompagna fin davanti la porta scorrevole. Mi ricordo immediatamente di Martina, oggi non le ho scritto nemmeno un messaggio e sono sicura che mi aspetterà una bella ramanzina e una lunga chiacchierata. Tiro fuori il cellulare per controllare eventuali messaggi o chiamate non risposte, apro solo WhatsApp alla vista dell'ultimo messaggio da parte di Martina: 'dimmi la verità, hai paura di dormire da sola in stanza?' Apro subito la chat con la mia amica, cercando di capire il motivo di quel messaggio e leggendo gli altri messaggi sorrido spontaneamente.
"Ci rivedremo in giro per l'Italia?" Mi chiede guardandomi negli occhi senza accennare un sorriso.
"Si, dove e quando potrò esserci mi troverai sempre là." Cerco di essere il più naturale possibile, non voglio sembrare una ragazza malinconica che saluta il proprio ragazzo sapendo che non lo rivedrá per mesi.
"Lo so Irene, ci sei sempre stata e spero continuerai ad esserci." Non posso farcela, non voglio che se ne vada, voglio che stia con me, che mi abbracci, mi baci e mi accarezzi come in questi ultimi giorni. Non voglio che mi parli quasi a monosillabi ed evitando il mio sguardo, ma nello stesso tempo ho paura di un suo rifiuto, ho paura possa ridermi in faccia della mia proposta e pensare che chissà cosa mi sono messa in testa dopo questi giorni passati con lui.
"Mi abbracci?" Non gli faccio finire la frase che mi fiondo fra le sue braccia, lo stringo più forte che posso e lo sento sorridere sul mio collo. Si stacca dall'abbraccio e posa delicatamente le sue labbra sulla mia fronte, sugli zigomi, fino ad arrivare al collo. Sento una sensazione mai provata prima, una serie di scosse mi percorrono la spina dorsale e un brivido improvviso mi fa tremare sotto il suo tocco.
Non mi interessa un eventuale rifiuto, se lo lasciassi andare via da me stasera sarei troppo vigliacca per perdonarmelo.
Non mi interessa cosa fa nella vita, chi è, il fatto che non sta per molti giorni nella stessa città e le altre cento cose. Io voglio lui, lo voglio nonostante le difficoltà, nonostante l'assurda improbabilità di costruire una vita insieme a lui.
"Alessio" cerco di richiamare la sua attenzione, ma la voce mi tradisce uscendo troppo debole. Interrompe lentamente il contatto fra i nostri corpi incatenando i suoi occhi ai miei e per un momento credo di non riuscire a dire niente. Appoggio la mia fronte alla sua lasciandogli un piccolo bacio all'angolo della bocca.
"Dormi con me stanotte, non voglio e non posso lasciarti andare così."

Sul bordo del bicchiere le mie labbra scorderai //Alessio Bernabei//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora