CAPITOLO OTTO

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Mi sveglio dal mio sonno profondo a causa di un baccano assurdo che mi fa sobbalzare dal letto: Martina sta saltando e urlando in giro per la stanza con un paio di pantaloni neri infilati fino sopra le ginocchia che non riesce a tirare su completamente, maledicendo e insultando il tiramisù che ieri sera abbiamo ordinato in camera perché entrambe avevamo fame ma nessuna delle due voleva mangiare qualcosa di sano e scontato. Decido di tirarmi su dal letto riuscendo ormai invano a riprendere sonno e prima di dirle qualcosa mi godo per qualche altro secondo la scena davanti a me, mi accorgo che ha pure aperto la serranda della finestra e spero che nessuno veda cosa sta succedendo in questo momento.
"Ti va un'altra porzione di tiramisù stasera? Quello che abbiamo mangiato ieri sera era troppo buono" dico guadagnandomi in risposta una cuscinata in testa, faccio finta di cadere dal letto e quando mi sto rialzando me ne arriva un'altra sulle gambe.
"Invece di dire stupidaggini e fare la simpatica perché non mi aiuti a tirare su questi pantaloni?".
"Martina smettila, non ti entrano quelli, se continuerai a forzare così ti farai male alle gambe tanto che ci verranno anche i segni rossi e i pantaloni si strapperanno".
Toglie i pantaloni arresa prendendone un altro paio dall'armadio, li indossa e si guarda allo specchio facendo una smorfia: i pantaloni bianchi sono strappati sul ginocchio, la maglietta della Penguin Industry nera addosso a lei è perfetta e sopra ha messo la felpa con scritto 20:05, mancavano da scegliere le scarpe e poi era pronta.
"Perfetta, così sei carina!" le dissi sistemandole con le mani i suoi ricci.
"Ho un'ansia assurda, sbrigati a prepararti che ho paura di arrivare tardi anche se so che ancora è prestissimo" rivolge immediatamente lo sguardo a me alzando il dito nell'ultima parte della frase per non farmi parlare e intanto che lei finisce di truccarsi io infilo le scarpe e prendo il giacchetto in mano pronta per uscire. Chiudiamo la stanza incamminandoci verso il luogo dell'instore e appena preso il disco mi appoggio alla transenna per stare vicino a Martina, mentre lei si siede con le spalle ad essa mordendosi il labbro inferiore: è agitata e nervosa e mentre la guardo mi sembra di vivere di nuovo il giorno precedente, è incredibile come una persona a te totalmente sconosciuta riesca a farti stare in queste condizioni, a farti piangere, ridere, gioire o disperarti soltanto con la sua presenza. Il countdown inizia e dopo pochi secondi i due artisti modenesi fanno il loro ingresso accolti da circa 7000 persone che non smettono di urlare, piangere e abbracciarsi fra loro, rivolgo lo sguardo a Martina che non riesce a staccare gli occhi da Benjamin e smettere di sorridere come un ebete: che effetto può fare l'amore, può ridurti da una normale persona intelligente e sana di mente ad una persona completamente idiota e mi chiedo se nei momenti nei quali Alessio è davanti a me io sono uguale a queste persone con le quali sto condividendo ora questo spazio. Sblocco velocemente il cellulare quando mi accorgo che la prossima ragazza a salire sul palco sarà Martina e appena la vedo varcare con insicurezza il primo gradino inizio a filmare e quando i suoi occhi incontrano quelli di Benjamin avvicino l'inquadratura spostandola su di loro e vedo Benjamin allargare le braccia sorridendole e stringerla forte. Blocco il cellulare correndo verso di lei che appena mi vede mi salta letteralmente addosso pregandomi di comprare un altro cd e stare li fino alla fine, la prendo per mano portandola all'interno del negozio e gli do uno schiaffo sul sedere quando si rimette di nuovo in fila.
Sono sfinita, stiamo tornando in hotel dopo più di dodici ore chiusi dentro quel centro commerciale, voglio andare in camera e stendermi a letto senza alzarmi fino domattina, passando però prima a prendere qualcosa da mangiare visto che sono dieci ore consecutive che non mando giù nulla.
"Lì fanno la pizza lì fanno la pizza!" si agita Martina indicando un piccolo negozio con le pizze esposte dietro una vetrina, appena vedo le pizze annuisco prendendola per mano e portandola nel negozio, appena iniziamo a mangiare entrambe sorridiamo rendendoci conto di quanta fame avevamo e di quanto quella pizza fosse buona. Riprendiamo a camminare verso il nostro albergo e appena giriamo l'angolo notiamo un sacco di gente davanti un ristorante non molto lontano dall'hotel dove alloggiamo, subito capiamo che all'interno c'erano Benjamin e Federico.
"Ti vuoi fermare?" domando a Martina che sta cercando di vedere dentro.
"No adesso no, sono stata con loro fino pochi minuti fa, fra due giorni li rivediamo e ora stanno cenando in pace dopo più di 6 ore di instore, però passiamo da dietro sennò queste non ci fanno passare nemmeno per mezzanotte" mi prende la mano trascinandomi sul retro del ristorante, ma si blocca improvvisamente riportandomi indietro.
"Ma ti sei per caso impazzita? Mi hai fatto male al braccio!" le impreco contro mentre mi strofino il polso.
"Ho visto Alessio fumare una sigaretta dove stavamo passando noi, mi son spaventata perché non me l'aspettavo e ho tirato via pure te". Inizio a respirare più velocemente e sento il cuore aumentare le pulsazioni, penso che forse sia meglio tornare indietro ma Martina capendo le mie intenzioni mi prende la mano e mi spinge facendomi superare l'angolo in modo da non poter più tornare indietro, lo guardo negli occhi e lo vedo accigliarsi un momento, mi scruta per un paio di secondi e sorride "non credevo fossi ancora qui, spero verrai al concerto fra un paio di giorni ma ora devo tornare dentro, ciao Irene". Rimango immobile a guardare la mia mano che un secondo prima stava sfiorando mentre mi salutava e avrei voluto dirgli che mi sarei fermata qui per altri 8 giorni e che in realtà il concerto non è fra due giorni ma fra quattro, provo a ricomporre le mie idee ma ora come ora sento solo la sua mano sfiorare delicatamente la mia.

Sul bordo del bicchiere le mie labbra scorderai //Alessio Bernabei//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora