CAPITOLO NOVE

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"Avevo la possibilità di parlarci, di dirgli qualsiasi cosa e invece sono stata immobile per tutto il tempo senza sapere articolare due parole! Era davanti a me Marti, era a meno di un metro da me e io non ho saputo dirgli nemmeno come stava!" mi sto rigirando da una parte e dall'altra da quando ci siamo messe a letto, non mi ha calmato nemmeno il bagno caldo che ho fatto pochi minuti fa, continuo a pensare di essere stata una completa idiota a non aver colto l'occasione per parlarci almeno pochi minuti invece di far fare a lui un monologo e farlo tornare dentro dopo pochi secondi.
"Irene non è colpa tua, non ti aspettavi di incontrarlo lì, non hai avuto il tempo necessario per renderti conto della situazione che già lo avevi a pochi passi da te" vedo Martina sbadigliare mentre cerca di consolarmi e tirarmi un po' su, ma quello che provoca è solo un'ulteriore dubbio.
"Come fa a sapere come mi chiamo? Io non glie l'ho mai detto, non commento quasi mai le foto, i video o i post che lui pubblica e non gli ho mai scritto dediche, lettere o regalato qualcosa che potesse fargli ricordare di me o il mio nome" non sapevo se essere felice o confusa, ma vedere che sapeva il mio nome senza essere a conoscenza del modo in cui l'aveva scoperto mi provoca al tempo stesso ansia e felicità. Mi giro per guardare la mia mia amica dalla quale non avevo ricevuto nessuna risposta accorgendomi che si è addormentata con una gamba sopra il mio fianco e un braccio sopra la mia schiena, provo a spostarmi da lei cercando di non svegliarla, ma quando la sento lamentarsi decido di lasciar perdere il mio intento di dormire comoda e pensando a cosa poter fare il giorno dopo finalmente mi addormento.
"Oggi è lunedì, lunedì, sai che odio il lunedì, lunedì, non chiamarmi il lunedì, lunedì e non svegliarmi, non svegliarmi, odio il lunedì, lunedì, non chiamarmi il lunedì, lunedì..." una musica assordante mi entra dritta nell'orecchio sinistro facendomi aprire lentamente gli occhi per abituarmi alla luce del sole, noto il cellulare di Martina ad un centimetro di distanza dal mio timpano e sento salire un desiderio irrefrenabile di prendergli quel dannato oggetto elettronico dalle mani e lanciarlo fuori dal nostro balcone.
"Mi ricorda tanto i vecchi video che Benjamin postava nella sua pagina Facebook quando svegliava Federico" ride spegnendo quella canzone e allontana il cellulare dal mio orecchio che piano piano sento tornare alla normalità.
"Si ma io non sono Federico e tu non devi postare nessun video nella tua pagina Facebook, quindi il mio timpano potevi lasciarlo in pace e provare pietà per il mio udito" dico alzandomi controvoglia dal letto e andando in bagno, decidiamo di andare a fare un giro per quei bellissimi negozi che avevamo visto il primo giorno che siamo arrivate, mi serve assolutamente qualcosa per il prossimo instore e sicuramente qualche paio di pantaloni carini da indossare per il concerto. Sono venti minuti scarsi che camminiamo e mi sono già innamorata di almeno venti capi di vestiario, ma ho deciso che prima di comprare qualcosa devo vedere altre opzioni per non restare pentita dopo aver speso dei soldi. I pantaloni che vedo davanti a me però non so se riuscirò a lasciarli in vetrina, sono bianchi, strappati in tutta la parte davanti delle gambe, sembra che quel tessuto sappia adeguarsi perfettamente alle forme del proprio corpo e quando Martina conferma la mia idea con un sorriso e un occhiolino entriamo per provare a vedere se trovo conferma alle mie idee.
"Sono davvero bellissimi, ti stanno perfettamente e quella maglietta blu che la commessa ti ha fatto abbinare sopra è a dir poco stupenda! Quelli saranno gli abiti per l'instore di dopo domani, è già deciso" sbatte in aria le mani sorridendo soddisfatta e dopo aver finalmente trovato l'abbigliamento perfetto anche per il suo prossimo instore torniamo in camera con i nostri acquisti.
"Io voglio andare a ballare, a casa non posso mai andarci perché i miei genitori me lo vietano dato che sono ancora piccola, ancora minorenne e bla bla..." continua alzando gli occhi al cielo e facendo smorfie di disapprovazione. Nonostante non sono mai andata a ballare, tranne un paio di volte per la festa del liceo in una discoteca non molto lontana da casa mia, stasera mi va di uscire fino tardi, vestirmi bene, truccarmi e non sentire mia mamma chiamarmi ogni mezz'ora per avvisarmi che è ora di tornare a casa: dopo questo pensiero mi ricordo che non ho mai chiamato mia madre da quando sono qui.
A mia madre ci penserò domani, intanto siamo in fila per entrare in un pub non distante dall'hotel e quando riusciamo ad entrare iniziamo a bere, ballare e divertirci come da tanto non facevo; sobbalzo quando sento due grandi mani poggiarsi sui miei fianchi, mi giro e noto un ragazzo biondo sulla trentina che tenta di parlarmi avvicinandosi al mio orecchio, cerco di essere inizialmente educata tentando poi di allontanarmi iniziando a cercare con gli occhi Martina. Sento stringere ulteriormente la presa sui miei fianchi e inizio a dimenarmi iniziando ad avere paura che quel ragazzo non abbia buone intenzioni verso di me, appena tolgo le sue mani dai miei fianchi cerco di scappare fra la folla, ma c'è così tanta gente che non riesco ad allontanarmi molto da lui e sembra che nessuno si preoccupi per me nonostante stia cercando di scappare in tutti i modi. Sento prendermi violentemente per un braccio e portarmi via in meno di due secondi e appena cerco di realizzare cosa è appena successo mi ritrovo gli occhi di Alessio a un centimetro dai miei e la sua bocca che cerca di insinuarsi fra i miei capelli cercando il mio orecchio: "non puoi incontrare sempre me in qualsiasi posto tu vada" lo sento allontanarsi lentamente da me, sfiorandomi delicatamente una guancia per poi sparire in mezzo alla folla.

Sul bordo del bicchiere le mie labbra scorderai //Alessio Bernabei//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora