CAPITOLO DODICI

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Dopo aver fatto colazione siamo subito uscite dall'hotel e abbiamo camminato non so quanto prima di trovare il vestito perfetto che Martina tanto sognava, abbiamo girato minimo dieci negozi prima di riuscire a convincerla ad acquistarne almeno uno dei cinque che aveva messo in lista, appena era uscita dal camerino di prova ero rimasta stupita e meravigliata di quanto un semplice vestito poteva cambiare totalmente una persona: un abito lungo rosso con la scollatura a forma di cuore e leggeri strass sparsi nella parte superiore del vestito la facevano sembrare più grande di qualche anno e le rendevano il fisico ancora più bello di quanto già lo abbia. Le scarpe che le ha consigliato la commessa sono color argento con il tacco alto, si vedono appena da sotto il vestito e quando ha provato a farci qualche passo sono rimasta stupita di come abbia fatto a non cadere e procedere regolarmente camminando come una ragazza sicura di sè. Intanto che Martina rigira la busta del negozio con all'interno il suo vestito e le sue scarpe guardandole come fossero la cosa più bella che abbia visto negli ultimi mesi, penso che per affrontare una serata come descritta da Martina 'di classe' non andranno bene nessuno dei vestiti che ho nell'armadio della nostra camera d'albergo, vorrei tanto comprare un vestito che non mi faccia sembrare la solita adolescente e che mi valorizzasse, vorrei guardarmi allo specchio e vedermi bella almeno per una sera, vorrei scordarmi le mie paranoie e vorrei allontanare le critiche di mia madre sul fatto di dover perdere quattro o cinque chili.
"Che ne dici di quello?" mi volto verso la vetrina indicata da Martina e noto un abito color turchese con la scollatura sia sul décolleté, sia sulla schiena, contornata da brillantini argento per tutta la sua lunghezza: appena sotto il seno ha un piccolo fiocco della stessa tonalità del vestito e da lì vedo partire una gonna lunga fin sotto le caviglie con uno spacco laterale che arriva fin sopra il ginocchio. Cerco di immaginare questa meraviglia davanti ai miei occhi addosso a me e sento salire un desiderio di provarmelo che mi porta ad entrare all'interno di quel negozio senza nemmeno interpellare la mia amica, ma semplicemente prendendole una mano e trascinarla dentro insieme a me. Non potevo credere di come con quel vestito addosso avevo realizzato tutti i desideri che erano prima nella mia testa e annullato tutti i dubbi che fino pochi secondi prima mi assillavano, era davvero bellissimo e il suo colore era simile al colore dei miei occhi, guardo Martina e trovo la conferma che mi serviva nel suo sguardo incantato e nella sua bocca piegata in un sorriso. Le scarpe che Martina mi ha praticamente costretto a provare hanno un tacco alto quasi quanto la mia altezza e mentre le indosso penso a come potrò camminarci senza cadere dopo aver fatto appena due passi; inizio a camminare per posizionarmi davanti allo specchio e mi ricredo sul fatto della totale scomodità di tutte le scarpe con il tacco, queste sembrano essere davvero comode, il plateau aiuta molto e io mi sento quasi una donna. Pago felice il mio acquisto ed usciamo dal negozio concedendoci un cocktail alla mela verde dopo tre intense ore a girare fra i negozi del centro; questa sera andremo a fare un giro tranquillamente per il centro, senza allontanarci troppo dall'albergo dato che il giorno dopo avremo il concerto e dovremo stare sotto il palco dalle quattro della mattina fino a fine concerto. A pensarci mi vengono i brividi, è tanto tempo che non sento Alessio cantare dal vivo, urlare insieme a Martina, intornare a piene corde vocali le sue canzoni, saltare appoggiata alla transenna e tornare a casa senza avere più voce per due giorni. Anche se stasera andremo semplicemente a fare due passi al centro ho voglia di vestirmi bene, è da un sacco di tempo che non indosso la mia gonna nera a vita alta con abbinato il top bianco completamente in pizzo con le maniche a tre quarti e stasera ho voglia di essere carina, vado in bagno e quando esco sono truccata, profumata e completamente pronta per uscire.
Nonostante siano le dieci passate il corso è popolato come se fossero le quattro del pomeriggio, camminiamo per le strade di Milano iniziando a metterci d'accordo sull'orario della sveglia per domani, arrivando velocemente ad una soluzione visto che entrambe vogliamo assolutamente la prima fila. Ci sediamo in un tavolino all'esterno di un bar ordinando due cocktail all'arancia e mentre aspettiamo che il cameriere ce li porti chiamiamo entrambe a casa per comunicare come sta andando e quando il cameriere arriva con le nostre ordinazioni blocchiamo i cellulari riponendoli all'interno della borsa.
"Ehi, ma tu non sei la ragazza delle due ore di treno?" mi giro sentendo la voce di un ragazzo, ma non riesco a vedere chi è perché Martina l'ha completamente assalito, alzandomi in piedi noto Federico vicino al ragazzo al quale è totalmente aggrappata la mia amica e capisco di chi si tratta.
"Ciao, scusami per lei, credo non se lo aspettasse e deve essersi emozionata" dico guardando il ragazzo dagli occhi color oceano e mi tranquillizzo immediatamente quando lo vedo sorridermi gentilmente. "Tranquilla non fa niente, e poi non credo che a lui dispiaccia". Cerco la mia seggiola per rimettermi seduta, mi stavo sentendo un po' il terzo incomodo ed appena sistemo la borsa davanti a me vedo Alessio uscire dal bar con una bottiglia di birra in mano e mettere un braccio intorno al collo di Federico. Mi alzo immediatamente e a momenti mi cade in terra la borsa con tutto ciò che c'è all'interno, appena alzo gli occhi imbarazzata lo vedo fissarmi e dopo pochi secondi le sue labbra piegarsi in un sorriso, "ho visto più te questi ultimi giorni che mia madre negli ultimi mesi" mi rivolge un sorriso e avanza verso di me. Sono immobile e non so nè cosa fare nè cosa dire, vedo Martina parlare felice con Benjamin e sorridere a Federico e vorrei tanto essere nei suoi panni in questo momento.
"Verrai al concerto domani?" la sua voce mi risveglia dal mio stato di confusione e annuisco portando i miei occhi sul suo viso.
"Saremo lì domattina alle quattro, ci verrò insieme a lei, vorrei riuscire a prendere la prima fila e vederti da vicino" sento le mie guance arrossire mentre pronuncio le ultime parole, sorride e richiamato dai suoi amici si allontana da me fin quando ad un tratto lo vedo girarsi.
"Qual è la tua canzone preferita del mio album?" alza la voce per riuscire a farsi sentire da me.
"Nell'istante di un addio, perché?"
"Mi serviva saperlo" e così si allontana fino a sparire completamente dalla mia vista.

Sul bordo del bicchiere le mie labbra scorderai //Alessio Bernabei//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora