CAPITOLO DICIASSETTE

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"Mi dispiace ok? Mi dispiace per averti rifiutato, mi dispiace per essermi comportata da bambina, per aver accettato di uscire insieme a te e poi essere scappata via. Mi dispiace per essere riuscita a rovinare una delle serate che poteva essere la più bella della mia vita" dico tutto ad un fiato appena mi riprendo dal fatto di essere a pochi metri da lui in un parco totalmente isolato. Lo vedo guardarmi mentre gli parlo a raffica sbattendogli in faccia tutte le mie paure, le mie ansie e le mie paranoie di poco tempo prima e fare un sorriso appena finisco abbassando gli occhi sulle mie scarpe. Non trovo il coraggio di muovermi, ho solamente paura che se ne andrà e se davvero lo farà non avrò più nessuna possibilità con lui. Appena sento la panchina cigolare alzo lentamente lo sguardo sul ragazzo difronte a me e noto che si è seduto, mi sorride e mi fa cenno di avvicinarmi a lui: mi sposto a disagio verso la panchina e mi metto seduta troppo distante da lui, appena se ne accorge si avvicina e mi prende la mano nella sua. Non so cosa aspettarmi, mille idee mi trafficano nella mente, vorrei non lasciasse mai la mia mano e che mi dicesse cose carine, senza considerare il mio comportamento verso di lui.
"Non mi sono sentito rifiutato, solo confuso, sembravi felice di passare un po' di tempo con me oltre ai soliti dieci secondi di un instore, ma appena mi sono avvicinato a te sei scappata come se avessi avuto intenzione di violentarti" mi guarda accennando un piccolo sorriso nell'ultima parte del suo discorso e capisco di quanto stupida sono stata, è un ragazzo davvero gentile, avevo paura che non mi avrebbe voluto più vedere o peggio ancora che stesse a raccontare ai suoi amici tutto l'accaduto deridendomi, invece eccolo qua davanti a me, parlandomi come se mi capisse.
"Mi ha fatto tanto piacere passare del tempo con te, davvero, non sai quanto mi hai reso felice. Poi ci siamo seduti qui, tu eri tanto vicino a me e continuavi ancora di più ad avvicinarti. Mi accarezzavi e io sentivo tante emozioni dentro, però quella che sopraffava le altre era la paura, non so il motivo di questo, forse immaturità, ma avevo una paura assurda e tanto più ti avvicinavi tanto più dentro di me sentivo di scappare" decido semplicemente di dirgli la verità, non ha senso mentirgli, soprattutto per il fatto che tra tre giorni ripartirò da qui e chissà quando lo rivedrò. I cattivi pensieri spariscono appena sento le sue braccia intorno la mia vita e la sua stretta aumentare per tirarmi ancora più vicina a lui, non capisco cosa sta succedendo e cosa sta facendo ma non voglio interrompere questo momento e non voglio che lui tolga le braccia da me.
"Ormai è tardi per recuperare stasera, non siamo entrambi pronti per ricominciare la serata dall'inizio, ma sono stato comunque bene e sono stato contento di poterti conoscere meglio oltre ai soliti secondi di un instore" mi sorride gentilmente acccarezzandomi gentilmente una guancia. Non so se essere felice per non essere stata insultata da lui per il mio comportamento o essere triste per il fatto di aver sprecato l'unica occasione che potevo avere con lui. Sono dispiaciuta e incazzata con me stessa per aver buttato all'aria una delle poche cose che mi avrebbe reso felice almeno per poche ore, per sentirmi viva e spensierata senza dover pensare alla scuola, alle fisse mentali di mia madre o al lavoro. Mi sento travolgere da un'ondata di consapevolezza, so che un momento del genere non mi capiterà più, era la prima e ultima volta e io come al solito me lo sono fatta scappare. Si offre di accompagnarmi all'albergo e io accetto volentieri, manca solo che rifiuti anche quest'offerta così posso dire di essermi giocata in poche ore oltre la possibilità di passare del tempo con lui anche la dignità: durante il tragitto parliamo molto, sinceramente mi aspettavo silenzi imbarazzanti e sguardi costantemente a terra, ma devo dire che in questo modo il viaggio risulta molto più piacevole. Vedo davanti a me l'albergo troppo in fretta, vorrei non se ne andasse, vorrei cancellasse cosa è appena successo fra noi e che ricominciassimo la serata dall'inizio, dal momento che scesi per aspettarlo fuori.
"Mi dispiace essere già arrivata, sono stata davvero bene questi minuti a parlare con te e mi dispiace per tutte le cose che sono successe stasera" dico mentre mi dondolo scendendo e salendo il gradino che porta all'interno dell'hotel.
"Credo ti sia scusata abbastanza, non importa cosa è successo, facciamo finta che l'appuntamento sia iniziato ai giardini e terminato qui e anche a me dispiace di essere già arrivato al tuo hotel, è piacevole stare con te quando non scappi" sento le guance diventarmi più rosse e appena alzo gli occhi su di lui noto un piccolo sorriso che mi riporta a guardare in basso.
"Dai sto scherzando, vieni qui" mi attira gentilmente vicino a lui e cerco di assimilare al meglio il suo profumo, desiderando di non allontanarmi mai da lui.
"Ti aspetto all'instore fra tre giorni allora, buonanotte Irene" dice mentre le sue braccia si allontanano dal mio corpo.
"Si, ci vediamo lì, buonanotte Ale e grazie della serata, nonostante tutto sono stata davvero bene" rientro nell'albergo con in testa l'immagine del suo sorriso mentre se ne stava andando e spero fermamente Martina stia dormendo, le voglio bene e mi fido di lei, ma ora come ora non posso farcela a reggere una conversazione con lei mentre mi parla a raffica, saltella in continuazione e batte le mani a due centimetri dal mio viso quando le racconto i nostri abbracci. Entro in camera in modalità ladro e quando vedo che sta dormendo tiro un sospiro di sollievo e senza fare il minimo rumore mi metto sotto le coperte cercando di addormentarmi, ma appena provo a chiudere gli occhi e lasciarmi indietro la maggior parte degli eventi successi stasera il mio telefono vibra sul comodino costringendomi a prenderlo prima che si possa svegliare Martina.
Sussulto appena leggo le parole del testo: "l'unica cosa che mi ricordo questa sera è il modo nel quale cambiano i tuoi occhi appena incontrano i miei. Buonanotte."

Sul bordo del bicchiere le mie labbra scorderai //Alessio Bernabei//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora