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<<Loro chi?>>

<< Mi dispiace Katy ma non posso proprio dirti niente di tutto questo.>>

<<Okay.>> Risposi io con voce bassa e delusa.

Rimasi in silenzio e osservai attentamente le strade che stavamo percorrendo, gli alberi che sfilavano veloci mentre proseguivo veloce con la macchina... è così che vorrei essere, leggera, veloce.

Mentre mi perdevo nei miei fantasiosi pensieri notai che il cielo stava diventando scuro e, anche se ormai ero morta, non volevo certamente passare la notte seduta su una macchina spettro in mezzo alla strada. Insomma un po' di decoro e di amor proprio ci voleva sempre, soprattutto quando la vita, o nel mio caso la morte, si faceva dura e complicata.

Dato che mi trovavo in questa condizione avrei voluto almeno approfittarne, e visto che avevo scoperto questa magica cosa degli spettri potevo fare praticamente tutto quello che volevo.

Ecco questo era il primo aspetto positivo che trovavo nell'essere morta.

<< Se per te va bene, potremmo andare in una stanza vuota d'hotel e restare là fin...>>

Il resto della frase mi morì in gola perché, non appena mi girai, notai che Josh non c'era più, era svanito. Come era arrivato se ne era anche dato. Salutare ovviamente non andava di moda ai suoi tempi. Troppa fatica dire "ciao Katy, grazie di avermi sopportato e di avere fatto il taxi".

Perché cavolo era sparito quell'idiota presuntuoso? Non era così male avere compagnia.

Bene, vorrà dire che me la dovrò cavare da sola.

 Proseguii per un centinaio di metri fino ad arrivare all'immensa insegna dorata di un lussuoso hotel che probabilmente faceva parte della stessa catena di quello in cui avevo preso la macchina quel pomeriggio. Parcheggiai la Porche in un posto isolato e scesi. Subito dopo aver richiuso la portiera, lo spettro svanì. Mi sa proprio che domani mi sarei dovuta procurare una nuova macchina, questa era tornata al suo posto.

 Per lo meno mi veniva risparmiata la fatica di dover riportare ogni cosa nel luogo in cui l'avevo presa, sarebbe stato faticoso. Già mi immaginavo mentre correvo da un paese all'altro per restituire ogni spettro. Almeno avrei dato un senso alla mia morte immortale.

Dopo essermi nuovamente persa nei miei assurdi pensieri mi avviai verso l'ingresso di tale meraviglioso hotel, certo che la morte aveva anche i suoi vantaggi, non ero mai stata in un posto del genere.

 Io e mia madre non avevamo mai avuto soldi da buttare, certo non eravamo in condizioni di povertà, ma vivevamo normalmente comprando le cose necessarie per stare bene.

Arrivai all'ingresso ed entrai tranquillamente, sapendo che tanto nessuno avrebbe potuto vedermi e mi avviai verso la reception.

Arrivata là, presi la chiave di una stanza libera, la 330, e dopo ciò cercai le scale per poter salire al terzo piano. Una volta giunta al piano in cui si trovava la mia stanza, cominciai a girare per i corridoi del terzo piano fino ad arrivare finalmente davanti alla porta della mia stanza. 

La cosa bella era che non sentivo nemmeno la stanchezza. Mi potevo dare agli sport agonistici dei morti, chissà se esistevano le olimpiadi per le persone come me.

 Infilai la chiave nella serratura e, dopo uno scatto, la porta si aprì rivelando una meravigliosa suite. Al centro della stanza c'era un letto enorme con coperte argentate, da un lato un piccolo frigo, un'enorme cabina armadio ed infine un bagno, molto più grande di quello di casa mia.

Subito mi buttai nell'enorme letto che mi attirava a sé come una calamita alla quale io non opposi certamente alcuna resistenza. Questo letto era molto morbido e profumava di vaniglia. Ero felice che la morte non mi avesse portato via la capacità di sentire queste sensazioni, mi sarebbe mancata troppo la possibilità di sentire gli odori delle cose.

Dopo qualche secondo passato a crogiolarmi nel piacere donato dal materasso, spalancai gli occhi e balzai su a sedere con uno scatto di addominali che mai avrei immaginato di riuscire  a compiere.

 Parecchie domande mi frullavano nella testa, anzi mi sembrava di avere uno sciame di api che mi ronzava nel cervello... ma i morti dormono? Ma i morti mangiano? Certo che un libro di istruzione avrebbero anche potuto farmelo trovare, non era mica così facile capire cosa fare in questa dimensione parallela in cui tutto era allo stesso tempo uguale e diverso.

 Ecco cosa avrei fatto: avrei scritto un libro sula vita da morti, un manuale che poi sarebbe caduto magicamente dal cielo ogni volta che una persona sarebbe morta così nessuno sarebbe più stato impreparato come me e tutti avrebbero saputo cosa fare.

Un'altra cosa che mi sembrava davvero strana era il fatto di aver conosciuto solamente un morto finora, Josh che, tra parentesi, era pure scomparso. Insomma in geografia a scuola avevamo studiato che il tasso di mortalità è decisamente più alto del tasso di natalità quindi, anche se i morti di altri tempi erano da un'altra parte, i morti di oggi o dei giorni scorsi dove cavolo erano? Insomma mi sentivo leggermente sola e anche ignorata da tutti: non solo non riuscivo a parlare con i vivi ma non c'era nemmeno nessun morto che avesse voglia di venire a presentarsi. Non esisteva tipo quella legge secondo cui le persone dopo la morte diventavano buone e vegliavano sui propri cari? Bhe se era così devo proprio dire che stavano facendo un pessimo lavoro: non c'era nessuno in giro!

Dopo aver finito di scervellarmi inutilmente su questioni alle quali logicamente non potevo rispondere ad sola, decisi di andarmi a fare una doccia, magari adesso non avrei più puzzato ma ci tenevo comunque a lavarmi, mi faceva sentire un po' più normale.

Finita la mia lunga, ma molto lunga, e rilassante doccia calda mi buttai a letto senza togliermi i vestiti. Dopo parecchi minuti di ragionamenti incessanti finalmente riuscii ad addormentarmi con il cervello che emanava uno strano odore di bruciato e dal quale usciva del fumo: da quanto avevo pensato stava per esplodere.

Dormii per tutta la notte senza sognare, semplicemente dormendo senza distrazioni come non mi succedeva davvero da molto tempo.

La mattina dopo aprii lentamente gli occhi, svegliata da delle voci che provenivano dal corridoio e che si avvicinavano sempre più alla mia camera. Della luce entrava dalla finestra poiché non avevo tirato le tende, che sbadata! Le voci si fecero sempre più vicine e una voce di donna prevalse sulle altre.

<<Mamma dai, aspetta due minuti, non voglio andare a scuola!>> Esclamai io ancora mezza addormentata.

Poi però sentì qualcosa di strano, una chiave girare nella serratura e la mia mente si risvegliò completamente: oh cavolo, non ero a casa mia! Non dovevo andare a scuola: ero morta!


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