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Nathan ricambiò subito il bacio, senza la minima esitazione. Inizialmente non mi resi conto di ciò che stavo facendo e continuai tenendo gli occhi chiusi ma, quando passò la punta della lingua sulle mie labbra tracciandone il contorno, mi riscossi. In quel momento spalancai gli occhi spaventata dalle mie azioni avventate e con un balzo felino mi allontanai da lui come se mi fossi scottata. Questa non ero io. Io non avrei mai osato baciare il primo ragazzo che mi stava vicino e mi faceva sentire protetta. Che mi stava succedendo?

Nathan dovette aver notato la mia espressione confusa e stupita e subito mi disse: << scusa, non avrei dovuto approfittare di te in questo momento, sarai sicuramente ancora scossa ed io, così facendo, non ti semplifico di certo le cose. >>

Capii che si stava scusando ma tutto quello che riuscii a fare fu annuire meccanicamente mentre la mia testa era ancora invasa da mille pensieri.

Non avrei dovuto farlo, c'erano un milione di motivi per cui non avrei dovuto agire così ma, nonostante tutto, mi era piaciuto. Tutto questo mi rese estremamente vulnerabile, le mie emozioni erano fuori controllo: prima lo shock della mia morte, la tristezza del funerale, la paura quando mi avevano portata nel mio nuovo mondo, lo sconcerto di quando mi avevano rivelato la mia natura angelica ed ora questo. Non potevo farcela con tutte queste diverse sensazioni che avevo in corpo, una sola persona non poteva tenere tutto questo dentro, prima o poi sarebbe scoppiata, e fu quello che sentii io in questo momento: stavo esplodendo.

Non avevo ancora aperto bocca e di certo Nathan stava cominciando a pensare che molto probabilmente ero solo una pazza, ma non sapevo cosa avrei potuto dire se avessi parlato, probabilmente una sciocchezza della quale mi sarei pentita subito dopo.

Nathan si avvicinò a me lentamente e fece per abbracciarmi probabilmente come conforto e per farmi. Avevo paura della mia possibile reazione a quel contatto dopo gli ultimi avvenimenti della serata, quindi arretrai. Continuai ad arretrare, passo dopo passo, fino a quando sotto i miei piedi non ci fu più il bianco e freddo marmo della piattaforma, solo il vuoto. Caddi all'indietro, precipitai. L'aria mi sferzava con forza il viso e mi gelò le membra.

Tra pochi attimi mi sarei sfracellata al suolo... gli angeli potevano morire?

Proprio quando stavo per toccare ad un'immensa velocità il terreno, qualcosa mi risollevò.

Aprii gli occhi, tenuti chiusi per tutta la durata della caduta, accanto a me non c'era nessuno che mi sostenesse, guardai alle mie spalle e ciò che vidi mi sconvolse: sulla mia schiena, all'altezza delle scapole c'erano due enormi ali bianche e piumate come quelle di Nathan.

Ce l'avevo fatta, adesso ero anche io un angelo a tutti gli effetti. Era bastata una forte emozione, o per meglio dire una forte paura, per far scatenare la reazione, se me lo avessero detto subito mi sarei lanciata giù da un palazzo molto prima.

Le mie ali si muovevano autonomamente come se sapessero già da sole cosa fare, come se le avessi da tutta la vita. Riuscii a muoverle con la stessa facilità con cui avrei potuto muovere un braccio o una gamba.

Mentre cercavo di tornare sulla piattaforma di prima, incontrai Nathan che, vedendomi finalmente volare con le mie ali, sorrise felice.

<< Sapevo che ce l'avresti fatta! >>

<< E' bellissimo, molto più di quanto mi sarei aspettata. >>

<< Benvenuta nel giro! >> Esclamò sorridendo ed io non potei fare altro che ricambiare.

<<Sarà meglio tornare, dobbiamo avvisare re James delle novità. >>

Feci un segno d'assenso e lui cominciò a volare nella direzione da cui eravamo arrivati vario tempo prima. Lo seguii senza indugi, godendomi la meravigliosa sensazione che provavo nel volare con le mie forti ali.

Rientrammo nella struttura per un ingresso diverso da prima, evidentemente la cupola era solo un'uscita. Continuai a guardare le mie nuove ali, erano enormi e bianche, proprio come quelle che si vedevano sempre nei dipinti, e sembravano così delicate, come se si potessero rompere da un momento all'altro, eppure erano così forti e potenti da permettermi di volare. Sfiorai alcune piume, morbide come avevo sempre immaginato dovessero essere.

Ci avviammo per i corridoi fino a giungere alla porta che il ragazzo al mio fianco mi aveva indicato come quella del re. Nathan bussò e aspettò con rispetto che il sovrano aprisse e ci desse il consenso per entrare. Sembrava di essere in una di quelle corti che avevo studiato a scuola fino a qualche giorno fa in cui bisognava rispettare tutto un codice di eleganza e servilità nei confronti dell'autorità del governante.

James aprì e ci fece segno di entrare. Appena vide le mie ali disse in modo a dir poco scortese e tutt'altro che gentile: << bene, era ora. >>

Mi indicò una poltrona sulla quale mi andai diligentemente a sedere mentre a Nathan fece cenno di andare via e di lasciarci soli.

Mentre si avvicinava alla sua scrivania, che si trovava esattamente di fronte alla poltrona sulla quale ero seduta, lo osservai. Mi metteva in soggezione, era così giovane ma al contempo così severo e austero da incutere timore.

<< Come ben puoi vedere anche da sola ti sono spuntate le ali. Come tutti domani mattina ti sottoporrai ad una visita medica per controllare che sia tutto perfetto e che esse non abbiano causato problemi al tuo corpo. >>

Cosa? Visita medica?

Avrei voluto chiedergli spiegazioni, fargli cento, anzi mille domande, ma con lo sguardo mi congedò e non potei fare altro se non andarmene rassegnata.

|| N.A. ||

Ed ecco un nuovo capitolo, con nuove vicende...

Baci, Erica

AngelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora