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Davanti a me, trovai Nathan. Non avevamo ancora chiarito e il ragazzo che stava di fronte a me non sembrava di certo il ritratto della felicità. Anzi, sembrava quasi che fosse stato costretto a vedermi e che si trovasse lì contro la sua volontà. Lo osservai per qualche istante, perdendomi nei suoi occhi azzurri che sempre avevo adorato. Questa volta, però, fu diverso: al posto del calore che il suo sguardo mi aveva sempre infuso, trovai solo un'impenetrabile espressione distaccata.

Data la sua faccia, decidi di comportarmi di conseguenza: se lui mi trattava in questo modo, io avrei fatto lo stesso con lui. Non avrei mai permesso a nessuno di mettermi i piedi in testa o di trattarmi in maniera così immatura. Dunque affermai con tono quasi annoiato: << dovevi dirmi qualcosa? >>

<< Sì, mi ha mandato il re: vuole vederti. >>

Dopo quelle parole, il mio cuore si fermò per un secondo e tutte le mie buone intenzioni di indifferenza vennero sostituite dalla paura. Il terrore si fece spazio nella mia mente ed invase anche tutto il mio corpo, facendo partire un tremolio dei miei arti: non riuscivo a controllare la mia reazione e sperai con tutto il mio cuore che Nathan non si fosse accorto di niente. Non volevo dargli alcun motivo per trattarmi ancora peggio di quanto già stesse facendo. Le domande affluirono al mio cervello come fiumi in piena e sovrastarono qualunque altro pensiero. E se il re avesse scoperto qualcosa? E se volesse cacciarmi?

Dal momento che non potevo continuare ad essere preda dell'ansia, decisi di affrontare la situazione come se non mi toccasse minimamente, non mostrando le mie vere emozioni: non potevo apparire debole o mi avrebbero sopraffatta.

<<Va bene, portami dal re.>> Acconsentii, ben sapendo di non avere comunque altra scelta. Nathan, senza rivolgermi altre parole o uno sguardo, si girò e si diresse verso lo studio del re. Arrivati davanti alla grande porta, mi fece un segno con la testa e non mi degnò nemmeno di una parola di conforto. Se uscirò viva e non esiliata da questo ufficio, giuro che lo ucciderò con le mie mani. Non poteva, per un piccolo litigio, comportarsi in questa maniera, lui che sapeva ogni dettaglio della mia vita, lui che conosceva tutte le mie paure, lui che sapeva tutta la verità sua mia vera essenza e su quanto fosse pericoloso per me esser quello che sono. Il suo comportamento non aveva senso, era ingiusto e scorretto nei miei confronti e questo proprio non lo sopportavo. Dopo avergli donato tutti i miei pensieri lui mi ripagava in questo modo: con la più totale indifferenza.

Dal momento che, però, potevo occuparmi solo di un problema alla volta, lo imitai e ,ignorandolo di proposito,  bussai alla porta di legno massiccio aspettando una risposta. Non appena mi venne dato il consenso per entrare, aprii la porta lo stretto necessario per passare e mi diressi verso la poltrona, ricoperta da un soffice cuscino di velluto bianco, ricamato e intarsiato con fili dorati, posta di fronte alla scrivani del re, a testa alta e senza mostrare la minima esitazione.


Dopo essermi seduta e aver accavallato le gambe in maniera femminile, mi complimentai mentalmente con me stessa per la mia stupenda entrata che era risultata essere proprio come la volevo: indifferente, come se la situazione non mi avesse toccata minimamente.

<< Signorina Katy, si starà certamente chiedendo perché mai io l'abbia convocata qui. >> Disse il re, senza palesemente aspettarsi una risposta da parte mia.

<< La volevo informare che le verrà assegnata la sua prima missione. A questo punto, si starà invece domandando perché abbia scelto proprio lei per questo compito, perché abbia deciso di mandare un nuovo angelo in missione quando ce ne sono almeno altri cento con molta più esperienza di lei. - A questo punto fece una pausa per riprendere fiato e per lasciare un po' di suspance e, dopo qualche secondo,  riprese - Deve sapere che questa missione sarà una sorta di test per verificare le sue competenze e se è sufficiente il grado di istruzione che sta ricevendo. >>

Non osai interromperlo, ma dentro di me stavo ridendo come non mai. Da quando ero entrata non mi aveva lasciata dire nemmeno una parola, ma aveva fatto tutto un discorso tra sé e sé, non solo facendo delle domande chiaramente rivolte alla sottoscritta, ma rispondendosi addirittura da solo, senza considerare l'idea che magari io potessi aver avuto altre domande o che magari avessi voluto intervenire in altro modo. In ogni caso decisi di tenere la bocca chiusa per evitare di suscitare ancora più fastidio nel sovrano che chiaramente già mi sopportava a malapena e che, molto probabilmente, non vedeva l'ora di sbarazzarsi di me.

<<Bene signorina, il mio segretario Nathan le darà tutte le informazioni che necessita sapere, per ora è congedata. >>

MI alzai e,  dopo un cordiale e falsissimo saluto, me ne andai chiudendo velocemente  la pesante porta alle mie spalle.

Nathan era ancora là, in piedi, con volto imperscrutabile ed inflessibile. I suoi occhi parevano spenti, senza quella luce che tanto mi aveva attratta la prima volta. Non era lo stesso ragazzo, era come se gli mancasse qualcosa, come se gli mancasse la scintilla di vitalità ed energia che lo rendeva il ragazzo meraviglioso che mi piaceva tanto.

<<Il re ti ha comunicato? >> Chiese con tono incolore.

<< Sì, devi darmi le ulteriori e specifiche  informazioni al riguardo. Quando abbiamo finito le pratiche formali, possiamo scambiare due parole? >>

<<Katy, al momento sto lavorando, vediamo dopo. >>

Era troppo serio, maledettamente inespressivo e odiosamente inerte, era come stare in compagnia di un robot, programmato solo per rispondere e fare ciò che gli era stato richiesto. Ma Nathan era una persona, o per lo meno ciò che ne restava ed essendo tale, doveva comportarsi come tale.

<<Vieni.>>

Lo seguii, vedendo che non mi avrebbe detto oltre. Come un automa camminò fino ad un'area che sino a quel momento non avevo mai visto. Era più buia e più fredda del resto del regno: non assomigliava per niente alle costruzioni di Diamondland.

<< Questa è la parte antica della dimora degli angeli di diamante, oggi non è più utilizzata, ma, circa mille anni fa, era qui che vivevano gli angeli. Poi venne costruita la parte nuova, quella che tutt'ora utilizziamo e questa parte cadde in disuso. Oggi viene utilizzata principalmente come magazzino ma c'è una cosa che ti devo mostrare. >>

Continuai a seguirlo, fidandomi di lui e del suo orientamento. Camminammo a lungo per quel corridoio freddo. Le pareti non erano bianche e marmoree come la parte di Diamondland da me conosciuta ma in dura e grigia pietra. I blocchi che costituivano le pareti ricordavano le muraglie medievali e, date le nozioni storiche che mi aveva precedentemente dato Nathan, questa parte di edificio risaliva molto probabilmente proprio a quel periodo.

Poco dopo si fermò ed io, essendo distratta dai miei pensieri, andai a sbattere contro la sua schiena.

<< Katy, ora devi proseguire da sola per quest'ultimo metro e guardare la scritta sul muro che solo tu puoi leggere. >>

Avanzai verso il muro che sbarrava la strada. Non appena arrivai davanti a questo, lo osservai in silenzio ma non riuscii a notare altro se non le crepe della vecchia  e rovinata pietra. Quando, però, mi accorsi di un piccolo ma importante  dettaglio, fu troppo tardi e una porta di pesante metallo sbatté alle spalle. Non potevo credere ai miei occhi: lo stesso Nathan che mi aveva rassicurata, che mi aveva baciata e mia aveva sempre aiutata da quando ero diventata un angelo, mi aveva appena sbattuta in una fredda e vuota cella.

||N.A. ||

Ed ecco a voi il nuovo capitolo di Angel, ci ho messo molto a scriverlo ma la storia aveva bisogno di una svolta e spero proprio che questo capitolo gliela abbia data!

Un bacio, Erica <3

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