Capitolo diciassette. - "Non c'era libertà in loro."

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Lauren mi guardava, notai che era tesa dalla mia risposta che ancora non si degnava minimamente di arrivare.

Vederla stare così, non mi rendeva certamente una persona migliore, e siccome io volevo vederla così, ancora, decisi di mettere fine a questa conversazione.

«È tardi, domani abbiamo scuola, buonanotte.» mi misi tra le coperte di quel letto matrimoniale, al caldo.

«Camz...» cercò di dire.

«A domani.» mi addormentai subito dopo, lasciando la donna da sola.

La notte passò svelta, alle 06:00 A.M., la sveglia di Lauren suonò.

Ero sveglia, pronta per affrontare una nuova giornata, un po' noiosa, avrei dovuto sopportare Lauren, anche se sinceramente mi divertiva.

Mi piaceva vederla in quel modo, volevo che mi dimostrasse qualcosa, che ci tenesse a me.

Lauren alcuni minuti dopo, si svegliò, mi guardò ed accennò un sorriso.

Io cercai di non ricambiare, appunto mi alzai subito.

Lauren ci rimase male e si passò una mano tra i capelli.

«Cabello, vestiti che dobbiamo andare al bar a fare colazione.» disse con fare duro, ma questo non mi intimorii.

È incredibile come Lauren cambiò tono di voce.

«Sì.» non mi tirai indietro e andai in bagno a mettermi i vestiti con cui avrei affrontato questa giornata.

Dopo esserci sistemate e vestite, andammo alla macchina, Lauren salì, io pure.

Alla radio c'era "Love Me" dei The 1975.

La maggiore mi riferì tempo fa che quella band era la sua preferita. Aveva dei gusti particolare che, mi portavano curiosità e di conseguenza ad ascoltare le sue canzoni.

L

auren non correva come corse la scorsa notte, forse per il traffico o forse perché stava male per il mio carattere capriccioso ma giusto.


Dopo un po', arrivammo al bar dell'altra volta: Bar's Red Beard.

Dopo aver parcheggiato, la maggiore senza dire una parola scese dalla macchina ed entrò in quel bar.

Io la seguii, con un sorriso soddisfatto.

Se si fosse spiegata male o meno, non m'interessava per nessun motivo.

Feci colazione con la mia professoressa, non mi guardò nemmeno un attimo, anche se sapevo che stava lottando contro il cervello, aveva voglia di buttare lo sguardo su di me, di ammirarmi.

Ma qualcosa la bloccava e questo mi faceva ridere dentro.

Finita la colazione andammo a scuola, ovviamente c'erano le mie amiche, decisi di stare con loro invece di seguire Jauregui.

«Com'è andata?» chiese Dinah.

«Guarda, non parliamone.» dissi sbuffando. «Sta solo pagando la sua pena, ora.» dissi io innervosita.

Dinah rise. «Chissà cosa avrà fatto.» mormorò pensierosa.

«Eh...» dissi buttando un sospiro intenso, non sapendo che dire.

La campana suonò, io ed Ally andammo in classe, Mani e Dinah fecero lo stesso, nella loro.

«Quindi?» chiese Ally mentre si accomodava sulla sedia del banco.

«Allora, cosa?» chiesi io guardandola attentamente, non volevo dirle i miei problemi.

«Che è successo con Lauren?» chiese ed io, la guardai, senza dire nulla.

Non le diedi una risposta.

Le lezioni scorrevano lente.

Suonata la ricreazione mi arrivò un messaggio.

[10:30 A.M.]
Miss Jauregui:
Camila,
vieni ai bagni, devo vederti

Sorrisi un po', ma perché ai bagni? Mi morsi il labbro, mi alzai ed andai ai bagni, Ally era scesa da Dinah e Mani.

Andai in direzione dei servizi igienici femminili, notai la mano di Lauren prendermi il polso, mi portò dentro una cabina.

Mi mise con le spalle poggiate sul muro, mi guardò, negli occhi.

«Camila, smettila di fare la bambina.» disse tra le mie labbra, con un filo di rabbia, di seccatura. Io sospirai e alzai le spalle.

«Ah ora sono una bambina?» la guardai negli occhi, il suo sguardo era agghiacciante.

«Sì, lo sei, in questo momento lo sei eccome.» disse passando le mani lungo le mie cosce, salì e mi accarezzò i fianchi, mi baciò il collo.

Poggiai le mani sul suo petto.

Il mio basso ventre si scaldò subito, non appena tornò su con il viso le morsi il suo labbro.

«So quanto tieni a me, lo so bene.» le dissi guardandole il piercing del naso che brillava.

Le iridi della maggiore brillano.

«E so che senza di me non riusciresti a stare.» sussurrai piano.

Lauren accennò un sorriso, abbassò il capo, tenevo le mani sul suo petto, che feci poi scorrere lungo il suo seno prosperoso.

Sospirò tra le mie labbra non appena lo toccai.

«Io non ti odio, anzi, non immagini quello che provo.» dissi. «Non immagini quanto...» spiegai, a parole mie.

Lauren stette zitta, mi guardava con lussuria.

Mi baciò e basta, afferrandomi per le cosce e mi prese in braccio, incrociai le gambe attorno al suo bacino, stavamo riprendendo ciò che avevamo interrotto.

Lauren chiese accesso con la lingua ed io subito glielo consentì, le nostre lingue danzavano, amorevolmente.

Decisi di scendere, non appena lo feci, Lauren mi abbassò i pantaloni, baciò lungo la mia mascella e il collo.

Passai una mano sui suoi capelli, lisci e morbidi.

Non era un posto adatto, non era sicuro, c'era il pericolo che qualcuno ci scoprisse.

Mi abbassò le mutande.

Passò una mano lungo la mia natura, mi leccai le labbra.

Passò un dito sulla sua lunghezza, gemetti leggermente.

Ma poi qualcosa, il bussare alla porta, ci fermò.

«Scusate ma c'è qualcuno?» disse una voce femminile, che io in quel momento non riuscii a riconoscere.

Io e Lauren ci guardammo, eravamo nella merda.

Rimasi così, immobile.

La mano sbatteva sulla porta, incessantemente, quasi come se volesse sfondarla.

«Che succede?» chiese la voce femminile dall'altra parte. «Tutto bene?» domandò ancora una volta, e io mi agitai moltissimo.

«... Nulla, ora vada via.» disse la ragazza dagli occhi verdi e dai capelli corvini.

Complimenti ancora, Lauren Michelle Jauregui Morgado. Mi chiesi dove avesse lasciato la sua intelligenza.

«Jauregui.» disse semplicemente la voce per poi allontanarsi, lo capii dai passi svelti e pesanti che si allontanavano da me, anzi, da noi.

E da quel momento, da quel fottuto momento... Ci fu un silenzio tombale.

Lauren mi guardò, io socchiusi gli occhi e mi appoggiai a lei. La tensione raggiunse anche me, facendomi sentire quasi male, ancora una volta, io e lei eravamo fottute.

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