La sua macchina sfrecciava come una saetta, spezzava il vento come esse facevano con le nuvole. Non c'erano macchine, la strada era libera per noi, portai fuori la testa dal finestrino e guardai le case che scorrevano, come delle semplici figurine in mano ad un bambino.
L'aria che sembrava fredda, anzi, che era fredda, la sentivo calda, ero forse abituata e tutta questa sensazione mi dava un senso di libertà.
Lauren alzò il volume della radio e suonò il clacson più volte.
Insomma, in quel momento non era la mia professoressa, era una semplice ragazzina.La sentii ridere non appena notai certe persone lamentarsi a destra e a manca, sfrecciò via, dritta a casa sua.
Parcheggiò nel garage, scese e scesi pure io con la roba, non appena entrammo in casa mi fece appoggiare la roba sul divano, mi prese il viso e mi baciò avidamente, si tolse il giacchino e lo fece cadere a terra.
Si tolse le scarpe e le lasciò a pochi centimetri da quello che copriva le sue spalle.
Mi toccò una natica e strinse, facendomi gemere nella sua bocca.Ormai ero la sua preda, Lauren era come una leonessa, così energetica, io invece ero il suo obiettivo da raggiungere, così innocua e innocente – circa –.
In fondo mi piaceva la cosa, mi piaceva essere catturata, morsa, mangiata da lei. Sentire i suoi denti sulla mia pelle mi faceva perdere la testa.
«Catturami ancora, voglio sentirti vicina a me, voglio sentire quel posto caldo, voglio il paradiso.» le dissi con quasi disperazione.
Lauren sorrise semplicemente, mi prese in braccio, io di istinto incrociai le gambe attorno al suo bacino, facendo scontrare le nostre fronti e nasi, era così perfetto.
La stanza S.E. era socchiusa, una volta lì dentro Lauren, con un semplice gesto del piede, chiuse la porta.
Mi portò con le spalle al muro, si strusciò contro la mia natura con lentezza, premendo leggermente.
Stavo già impazzendo ed eravamo solo all'inizio dei giochi, strinse con le sue grandi mani i miei glutei, poggiai il capo contro il muro e mi lasciai scappare qualche sospiro dal piacere.
Ero così fiera, Lauren riusciva a lasciare la mia mente libera da ogni pensiero negativo, ad esempio che non sarebbe successo nulla tra me e lei, perché lei è una professoressa ed io una semplice alunna.
Noi due non eravamo fatte per stare divise da una semplice cattedra, oppure unite da un semplice letto in una bollente stanza... Io e lei eravamo portate per stare insieme, in ogni situazione.
Noi due avevamo il vero amore, solo che era segreto, lei mi faceva provare il massimo, fare l'amore con lei mi faceva viaggiare, scoprire emozioni forti, mi faceva brillare... A questi miei pensieri, potevo affermare i miei sentimenti sicuri verso i suoi confronti, il fatto è che non sono solo dei pensieri in quei momenti di "svago", ma anche il resto, sì, io ero sicura di amarla.
Ma se lei mi usasse?
Una delle tante domande mi tornò in mente.
Da quei mille pensieri, mi ritrovai sul letto, con lo sguardo posato su di lei, sicuramente era stanca di stare in piedi.
Notò che ero un po' spenta in quel momento così magico, decise di fermarsi e di guardarmi con fare preoccupato e leggermente serio.
«Camz?» mormorò tra le mie labbra, con voce roca.
«... Dimmi.» stentai un po' a rispondere.
«Ti senti bene?» chiese accarezzando la mia guancia bollente, causata da quel momento così... Piccante.
Guardai nelle sue iridi, perdendomi per la centesima volta.
«Sono un po' stanca, confusa.»
Quelle semplici cinque parole fecero staccare Lauren da me, che si mise al mio fianco in quel comodo lettino. «Che hai?»
«Volevo parlarti, ora che siamo sole.» dissi voltando lo sguardo verso di lei.
Notai serietà nel suo volto, nemmeno a scuola era così seria.
Lauren Jauregui's P.O.V.
Ero nervosa, non ero mai stata così in vita mia, perché?
Chissà cosa doveva dirmi, eppure penso di non aver sbagliato nulla in tutto ciò.Notai la minore aprire la bocca per poi far uscire la sua voce innocente e dolce.
«Lauren, non lo so.» cercò di collegare le parole, nella speranza di fare una conversazione decente.
«Cosa non sai?» persi un battito, lo sentii mancare come quando ti manca l'aria mentre stai annegando in un mare infinito.
«Di noi, lo so. Io so cosa provo, tu invece, lo sai?» disse guardando un punto fisso del letto, giocò con la fodera del cuscino, nervosa.
Che voleva dire? Non capii minimamente.
«Lauren, tu mi vuoi?» chiese per poi fare una piccola pausa. «Mi ami?»
Rimasi a guardarla. «Camz, vuoi saperlo davvero? Sì, ti amo. Ma vedi... Io ho bisogno di tempo.» dissi guardandola negli occhi che poi man mano diventarono lucidi.
«Come di tempo? Lauren io ho bisogno di sapere quanto tempo ci impieghi, voglio dirti "ti amo", voglio sentirtelo dire, dimmi, cosa ti blocca?!» si mise seduta e io la guardai dal basso.
«Mi bloccano due semplici cose: il lavoro e la tua famiglia. Cosa direbbero se ci vedessero insieme? Che avrebbero da dire su una semplice insegnante che sta con un'alunna?» chiesi non sapendo cosa rispondere, o meglio, cosa collegare. In fondo, era vero, questi erano i miei problemi più grandi.
«Quindi tu vorresti amare una persona che non sia una semplice alunna, è così?» disse alzandosi, notai le lacrime rigarle sul suo viso.
«Camila, non è così cazzo!» dissi io alzandomi.
«Lauren, tu mi hai fatto intendere questo.»
«Hai capit-» venni interrotta dalle sue parole, anzi, da una parola che di certo non mi sarei mai immaginata potesse uscire da quella bocca così delicata.
«Vaffanculo.» disse con gli occhi gonfi dalle lacrime. «Sai solo manipolare le persone, scommetto che ti sei fatta tante di quelle alunne e le hai mollate con la scusa del tuo lavoro di merda!» era furiosa, io non volevo, non mi aveva dato nemmeno il tempo di dire la mia, intanto si vestì.
«Ti odio.» concluse uscendo dalla camera S.E., andò via da casa mia, da sola, con dei gradi sotto allo zero.
Complimenti.
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SEXUAL EXPERIENCE
FanficUna stanza, due donne. Benvenuti nella "Sexual Experience". 10/03/2018 - #1 Lesbians