Capitolo diciannove. - "Cambiare."

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L'uomo si portò quell'aggeggio all'orecchio, potei udire la voce femminile di mia madre, preoccupata.

Ci fu un dialogo ed in tutto questo, mamma sarebbe venuta alla svelta, non so se per vedere la situazione oppure per darmene di santa ragione.

Dopo mezz'ora di attesa, la stessa Sally venne dentro la stanza ed avvisò il preside che mia madre era venuta a parlare con il dirigente.

Che ansia, stavo morendo lentamente per quella troppa tensione che si era formata in un attimo.

Dopo che il preside diede il consenso per entrare, ella lo fece quasi in modo spontaneo, il suo sguardo era serio e io mi sentii veramente male.

Non ne potevo più, decisi di alzarmi e di uscire da quella stanza, insomma, mi ci voleva.

Andai in cortile, dopo aver preso il mio zaino.

Tutti i miei compagni mi guardarono, in un certo modo, forse schifati, erano venuti già a saperlo e questa, era una delle cose che non sopportavo.

«Mila, dove vai?» chiese Ally guardandomi triste.

«Ora esco... Non so cosa succederà.» l'avvisai e mi allontanai.

Dopo essermi messa lo zaino, uscii da scuola ed andai al cortile, mi sedetti su una panca, la stessa dove i miei coetanei fumano.

La figura femminile si avvicinò a me, pensavo che Lauren fosse andata via ed invece era rimasta per me, qui, sperando che fosse così.

La grande si sedette vicino a me e mi strinse il fianco, io d'istinto mi poggiai a lei, con la testa sulla sua spalla.

«Va tutto bene, non preoccuparti.» sussurrò lei con voce appena udibile, quasi piansi.

«E se non fosse così?» la guardai con gli occhi lucidi.

«Tra un mese torno, e poi, possiamo comunque vederci.» disse piano cercando di star tranquilla, io sapevo che dentro, lei era distrutta.

«Lauren, io ti amo.» dissi.

«Anch'io, Camz.» sorrise, era davvero sicura di sé.

«Ma, che coraggio hai per rispondere così al dirigente?» la guardai sorpresa.

«Eh, quando mi incazzo non mi controllo.» quasi rise, il che mi contagiò, ridemmo forte.

La figura femminile di mia madre ci venne in contro.

Lauren senza dire nulla si alzò.

Io lo stesso.

«Lei, tocchi di nuovo mia figlia e vede quello che le faccio.» disse subito puntandole un dito contro. Mia madre era a favore del fatto che stessi con Lauren, ma sicuramente, non abbastanza per far sesso nei bagni della scuola.

Come biasimarla.

Lauren alzò le mani, in segno di arresa, negò con la testa e guardò la donna davanti a noi.

Sbuffai.

«Mila, io e te poi dobbiamo parlare.» disse con voce dura e io sospirai forte.
«Sì, mamma.» dissi.

Lauren ad una certa – dopo tanto silenzio –, prese la sua strada e noi due la nostra.

Le labbra di Lauren mi mancavano, mi mancava farci l'amore, mi mancava tutto. Non mi guardai indietro, sapevo che avrei peggiorato la situazione.

Durante il viaggio mamma decise di aprire bocca.

«Mila, cosa ti ho detto, io sono a favore di tutto, perché hai fatto questo?» mi chiese.

«Mamma, non sei nessuno per comandare i miei fatti, per comandare cosa o non cosa posso fare.» mi azzardai. «Così come io non sono nessuno per decidere cosa fare per amore o no.»

«È comunque la tua professoressa, avete circa dieci anni di differenza.» disse. «Può aver perso il lavoro.»

«A me che importa?» chiesi. «Cioè, che mi importa se ha dieci anni in più di me?»

Notai che mia madre era davvero esasperata.

«Comunque, ho deciso di farti cambiare scuola, proprio per evitare che succedano altri inconvenienti come questo.» disse con voce leggera.

Il mio cuore smise di battere, il tempo si fermò nuovamente ed il mio cervello si scollegò.

Farfugliai qualcosa di incomprensibile.

Ma avrei dovuto obbedire, comunque.

Stetti zitta, trattenni le lacrime per tutto il tragitto.

Insomma, era una lotta, che avrei perso tra non molto.

Dopo essere arrivati io mi fiondai in camera mia ed iniziai a piangere.

Era impossibile, non avrei visto Lauren.

Decisi di scriverle.

[01:30 P.M.]
Camz 🌞:
Amore, ciao...

[01:32 P.M.]
Lolo 🌜:
Ciao Camz.
Cos'è successo? Che ha
detto tua madre?

[01:32 P.M.]
Camz 🌞:
Mi cambia di
scuola, non tornerò più lì.

[01:35 P.M.]
Lolo 🌜:
Come sarebbe a
dire?

[01:36 P.M.]
Camz 🌞:
Eh...

[01:36 P.M.]
Lolo 🌜:
Come cazzo faccio?
Okay, dopo un mese torno,
ma non ce la faccio a non
vederti a scuola.

[01:38 P.M.]
Camz 🌞:
Bisogna vedere
cosa ne pensa papà.

[01:39 P.M.]
Lolo 🌜:
Quoterà tua madre
sicuramente.

[01:40 P.M.]
Camz 🌞:
Non lo so...

[01:41 P.M.]
Lolo 🌜:
Riusciremo
a superare questa.

[01:42 P.M.]
Camz 🌞:
Speriamo

[01:44 P.M.]
Lolo 🌜:
I tuoi genitori e
la scuola non sono nessuno
per proibirmi di amarti.

Visualizzai il messaggio.

Insomma, potei dire che Lauren mi rendeva sicura anche nel momento meno opportuno.

Avvisai pure le mie amiche, che mi risposero chiedendomi se potessi uscire.

Rifiutai, ovviamente. Non ero nelle condizioni giuste per poter affrontare una cosa del genere.

Dovevo trovare un modo per non farmi spostare dalla scuola, mio padre sarebbe tornato verso mezzanotte, visto che il giorno dopo sicuramente non sarei andata a scuola pensai che l'unica cosa giusta sarebbe stata quella di parlare con lui e di conseguenza stare sveglia per tutta la notte.

Sicuramente mio padre sarebbe sclerato, ma chissà, ormai non avevo nulla da perdere. Era una questione di abitudine.

Verso le 08:45 P.M., andai a mangiare della semplice minestra, Sofia mi guardò, dondolando le bambine.

«Come si chiama la tua professoressa?» mi chiese.

Non risposi e mi portai il cucchiaio in bocca.

«Rispondi a tua sorella.» disse mia madre.

Non risposi comunque, entrambe mi lasciarono perdere, ma fu meglio così.

Dopo aver sparecchiato e lavato i piatti, potei sedermi sul divano e di guardare un po' la televisione.

Verso le 11:15 P.M., andai in camera mia, chiudendo la porta.

Finalmente, l'ora di mezzanotte arrivò e, finalmente, udii il portone aprirsi. Era arrivato.

Finalmente.

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