Ventisei. - "Viaggio."

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Andammo in pizzeria ma non fu la stessa dell'altra volta, lei voleva andare in un posto dove non avrebbe conosciuto nessuno.

Parcheggiammo, era un posto tranquillo, l'aria fresca del mese di febbraio era pungente, non così fastidiosa. Guardai il piccolo ristorante, attraverso il vetro. C'erano un sacco di coppie, felici, le pareti erano di un colore rosa antico, era un bar/ristorante.

Entrammo al suo interno, Lauren chiese se ci fossero dei tavoli liberi ad una cameriera passante. La giovane mora ci accompagnò ai tavoli disponibili. Per fortuna c'erano quattro tavoli ancora vuoti.

Grazie a Dio, avevamo parecchia fortuna nel trovare dei tavoli liberi nonostante ci fossero persone a non finire.

Sicuramente vendeva, e tanto anche. Mi sedetti, guardai la mia ragazza fare lo stesso. «Si sta bene qui.» mormorò con voce roca togliendosi il giubbotto in pelle e mettendolo sullo schienale della sedia. Io la scopai con gli occhi.

Era davvero bella, anche con quel maglione di lana bianco a collo alto, i suoi capelli erano mantenuti da una semplice pinza nera, senza decorazione, alcune ciocche dei suoi capelli corvini, ricadevano sul suo viso incantevole.

Poggiai la mano sulla sua, accarezzandola dolcemente, intanto l'altra reggeva il mio viso che rimaneva incantato davanti al mio angelo bellissimo.

La sua mano era davvero liscia e delicata ma fredda. Quasi mi vennero i brividi nel sentire quel contatto così gelato e distante.

Feci scivolare leggermente con le dita ed iniziai a giocherellare con le sue, come una bambina di cinque anni.

Amavo quel momento, così dolce e romantico.

Lauren non mi calcolò, mosse leggermente le dita mentre leggeva e sfogliava il menù, guardai attentamente il suo viso così concentrato. Le sue guance erano leggermente rosse, sicuramente aveva caldo.

Oppure stava arrossendo, cosa molto probabile.

«Ah, Camz.» disse chiudendo il menù. «Senti, volevo darti questo.» dalla tasca del suo giubbotto, prese un cofanetto bianco, vellutato. Sembrava quasi emozionata.

Aprì il cofanetto, mostrandomi l'anello che c'era al suo interno. Rimasi senza parole, era bellissimo.

Era semplice, ma racchiudeva le cose più complesse che abbiamo passato insieme in questo arco di tempo. Rimasi stupita, i miei occhi brillarono.
Lauren lo prese e me lo mise. «Ed ora, per sempre.»

Era bellissimo. «Lauren io... Io non so come ringraziarti.»
«Non devi, sei la mia fidanzata, mi interessa questo... Sei l'amore della mia vita e senza di te mi sentirei persa, amareggiata, senza un cuore.» sussurrò e io guardai il mio anello.

La volevo baciare, ma il tavolo divideva il mio corpo dal suo.

Mi accontentai di restare così, anche se impaziente, tanto dopo l'avrei sicuramente assalita.

La cameriera di prima venne da noi e, con un caloroso sorriso, chiese cosa volessimo ordinare, ordinammo del cibo non tanto pesante, la ragazza andò via.

Ripresi a guardare Lauren ed a perdermi, per la millesima volta, nei suoi occhi, annegai. La voglia di mordere le sue labbra così carnose e rosee era tantissima, immaginai nuovamente la volta in cui condivisi quel letto matrimoniale con lei, la saliva si prosciugò e la mia gola divenne arida.

Il cibo arrivò, iniziammo a mangiare, ed a scambiarci degli sguardi, intensi, che dicevano tante cose. Era tutto buonissimo, la carne era tenera e succosa, amavo la carne di cavallo e come potevo vedere, anche a lei.

Finito di mangiare, ci alzammo e pagai io per entrambe, ovviamente, prima che Lauren poggiasse la banconota sul bancone. Era molto divertente precederla sulle cose, le faceva una rabbia.

Il barman rimase un po' confuso. «Tranquillo, pago io.» dissi, mi girai e feci l'occhiolino a Lauren che sbuffò.

Dopo aver ricevuto il resto, guardai Lauren che si metteva il suo giubbotto, mi prese per mano ed uscimmo salutando.

Mi baciò, dolcemente. Ricambiai allo stesso modo.

«Ti amo, tantissimo.» disse e io alzai il sopracciglio.
«Anche quando pago le cose?»
«No, lì ti odio.» disse facendo una smorfia.

Io sorpresa me ne andai verso la macchina, ma lei me lo impose visto che mi aveva afferrata per i fianchi e tirata verso di sé, stringendomi in un forte abbraccio. Mi scappò una risata e la guardai. «Dai, andiamo...» le sorrisi.

Andammo alla macchina, salimmo, solo che Lauren non si decise ad accenderla. «Tutto bene?» chiesi appoggiando una mano sulla sua spalla.
«Sì.» rispose. «È che stavo pensando.» mormorò con voce roca e rimasi un po' confusa.
«A cosa...?» chiesi.
«Ah? No, nulla di brutto, sia chiaro.» disse ridendo. «Comunque, ad un viaggio.» mi guardò.

Un viaggio? Che aveva in mente questa?

«Vuoi viaggiare?» chiesi incredula.
«Sì!» rispose alla mia domanda con entusiasmo. «Sarebbe fantastico.»

Ci pensai un po'. «Lo sai che ho scuola...» dissi.
«Beh, si può sempre per le vacanze estive, no?» mi sorrise con amore afferrandomi la mano, intanto mise in moto la macchina è guidò.

In effetti, potevamo sicuramente. «E dove vorresti andare?» alzai il sopracciglio mentre mi morsi il labbro.

Vidi la grande pensare, con attenzione. Intanto accese la macchina, fece marcia indietro per poi sfrecciare via. «Mmh, ho girato troppi posti, ma non ho mai visto l'Italia.» mi disse piano come se fosse una confessione.

Io non avevo mai visto nulla invece...

«Italia? Sarebbe bello andarci.» le sorrisi approvando.

«Beh, andremo insieme quest'estate.» disse contenta guidando a testa alta.

Annuii e sorrisi, Lauren sfrecciava per le strade buie, andando a casa sua.

«Sei bellissima, Camz.»

«No, non esagerare. Non sono bellissima... Tu lo sei di più.» le dissi subito arrossendo.

«Taci Camila, non diciamo cazzate.» mi zittì. «Sei la creatura più bella.»

Rimasi in silenzio, mi aveva zittita con ben dieci parole.

Le luci dei negozi ancora aperti illuminavano l'interno della nostra macchina man mano che passavamo, in quegli attimi potevo vedere per bene la mia ragazza.

Lo sguardo mi cadde sul suo seno prosperoso, che era, come al solito, senza reggiseno. Aveva questo viziaccio, ma da una parte, mi piaceva vedere tutto quel ben di Dio.

Era bellissima.

Unica.

Ma specialmente mia.

Io amavo la mia professoressa ed ero fiera di stare con lei, ero fiera di essere presente nella sua vita, di amarla con tutta la mia anima.

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