Capitolo ventidue. - "Amore."

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«Sei una stronza. Davvero...» disse buttando un forte sospiro di sollievo, intanto mi accarezzandomi la guancia. La sua ampia mano era calda, liscia e delicata.

Ero fiera di amare una professoressa, insomma, che male doveva esserci?

Dopo esserci alzate, Lauren andò a pagare, per poi portarmi via con sé. Essere tenuta per il polso da lei mi faceva così sua, mi rendeva la ragazza più felice del mondo.

Andammo a casa sua, finalmente dopo essere entrate mi portò in camera da letto.

Insomma, passai vicino alla porta della stanza "S.E." senza entrarci, la guardai attentamente per poi entrare nella camera da letto.

Pensavo che, Lauren mi portasse nella stanza S.E., ma invece mi sbagliavo. Eccome se mi sbagliavo.

Finalmente avrei condiviso quel letto con lei, con l'amore della mia vita, finalmente avremo fatto l'amore su un letto decente e non in una stanza di divertimento.

Lauren mi buttò sul letto, si mise a cavalcioni su di me e mi baciò con foga. «Mi sei mancata.» disse spogliandomi con agilità, mi baciò la mascella, in modo dolce ma anche passionale.

Il mio corpo era bollente, non sentii nemmeno un filo di freddo. Portai le mani attorno al suo corpo, coperto dal sottile tessuto della camicia attillata bianca, dopo aver preso i bottoni tra le dita, decisi di sbottonare la sua camicia con velocità e togliere quel tessuto inutile, facendo scoprire il suo busto dalla pelle calda e candida.

Portai le mani sul suo corpo, sembrava che stesse per esplodere, come una bomba ad orologeria sotto pressione.

Baciai lungo il suo collo e sull'incavo di esso.

Sentii un mugolio da parte sua, sembrava che stessi prendendo il comando della situazione, solo che ho sperato troppo presto.

Lauren palpò i miei seni, con dolcezza. Mi guardò negli occhi, il suo palmo della mano riusciva a coprire tutto quello, che per lei era un ben di dio.

Nei suoi occhi potevo ammirare le mille galassie, mille stelle, mille oceani, e mille prati.

Quando guardavo nei suoi occhi, potevo vedere la mia anima.

Lauren mi guardava come se fossi qualcosa di indispensabile, finalmente potevamo darci da fare, ci saremmo potute amare, come era giusto che sia.

Mi tolse i pantaloni, con lentezza, baciandomi nell'incavo del collo, provocandomi una scarica di brividi.

Ero impaziente, insomma, ogni volta che dovevamo darci da fare, doveva sempre succedere qualcosa e con questo mi riferisco anche alla scorsa volta, quando la fermai io.

Baciò lungo il mio petto, tra i seni. Dopo aver buttato per terra i pantaloni portò le mani attorno al mio busto e mi tolse il reggiseno.

Baciò tutto il mio seno, passandoci le mani delicatamente, mi venne la pelle d'oca. Iniziò a stuzzicare i miei capezzoli, a volte premendo o tirando.

Gemetti ed inarcai la schiena leggermente. «Cazzo.» imprecai sotto voce, intanto potevo sentire un calore elevato tra le mie gambe.

Lauren mi guardò, e sorrise. «Ti piace?»

«Riesci a farmi provare emozioni inspiegabili, riesci a darmi il giusto brivido, riesci a farmi impazzire con un semplice gesto... Mi fai tornare alla prima volta, mille volte.» dissi, le mie guance stavano prendendo fuoco.

Era soddisfatta dalle mie parole, ma non volevo smettere di parlare, ero felice, finalmente.

«Sarei felice di passare la vita con te, in un modo o in un altro.» conclusi.

Lauren rimase un po' zitta, con uno sguardo che ai miei occhi sembrava serio, sapevo che non avrebbe retto per molto, appunto sorrise quasi subito, si alzò e mi bacio con dolcezza.

Dopo aver assaporato decise di abbassarsi.

Mi tolse le mutande e notò subito quanto la mia intimità fosse bagnata, e come richiamava le sue attenzioni.

Sentii la sua mano fredda toccarla e massaggiarla, essa subito si riscaldò, il doppio di quanto lo fosse già.

«È bollente...» disse sussurrando con voce sensuale. «Mi piace, nemmeno ti immagini.»

Ad un tratto, posizionò un dito sulla mia entrata, spingendo in modo deciso, muovendolo avanti e indietro.

Rimasi sorpresa, roteai gli occhi e rimasi con la bocca quasi spalancata.

«Mmh.» mormorò mentre faceva scivolare la saliva dalle sue labbra, fino a raggiungere la mia intimità, bagnandola il doppio.

«Oh merda.» dissi. «Continua.»

Sapevo che Lauren avrebbe dato il meglio di sé, nel suo volto vidi che stava aspettando dell'incoraggiamento, le piaceva.

Ma piaceva anche a me incoraggiarla.

«Fammi impazzire, Miss.» dissi guardandola con attenzione, alzandomi un po' sui gomiti.

Le sue labbra andarono contro il mio clitoride, fece strusciare la lingua attorno a quel fascio di nervi, le presi i capelli in un pugno.

Alzò lo sguardo dal basso, mi fece sorridere.

Dopo aver lubrificato per bene, mise tutta la mia intimità in bocca, facendola combaciare perfettamente. Rimasi quasi bloccata da quell'azione, Lauren iniziò a muovere la lingua tra le grandi e piccole labbra.

Inchinai la testa all'indietro e tirai un po' i suoi capelli, gemetti il suo nome.

«Cazzo.» dissi io leccandomi le labbra, mi sollevai e alzai la donna, toccai la sua intimità per sentirne il bagnato.

Stesi Lauren e la spogliai velocemente fino a mettermi tra le sue gambe. Feci passare la lingua lungo la sua natura bagnata per me ed inserii un dito lungo la sua entrata.

Il suo corpo si mosse non appena entrai dentro di lei, il suo sguardo fermo, osservava i miei movimenti. «Dai, Camila.» disse impaziente e io iniziai a muovere le dita lungo la sua entrata, lentamente.

Iniziai a fotterla per bene, con il mio dito, intanto la mia lingua si muoveva circolarmente sul suo clitoride.

Sentii le sue mani sui miei capelli e li sentii tirare forte.

Inserii un altro dito e iniziai a muoverlo velocemente in compagnia dell'altro.

Guardai attentamente i suoi movimenti, udii i suoi gemiti farsi sempre più intensi.

Sentii pressione tra le mie dita, spinsi ancora di più, fino a farla arrivare all'apice del piacere. «Sto... Sto venendo.» mi disse con voce roca e io mi impegnai fino a quando lei non venne sulle mie dita.

Stuzzicai il suo clitoride, facendo sì che il suo corpo rispondesse con scatti, come se non sopportasse più quel piacere.

Mi fece ridere.

Tolsi le dita e mi sollevai. «Sei pronta?»

«Sì, pronta.»

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