Capitolo ventuno. - "Scherzi."

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Come sempre, la sveglia alle 06:30 A.M., suonò.

Ma questa volta non ero la solita morta di sonno, anzi ero super attiva. Mi alzai in fretta e furia ed iniziai a prepararmi, non avrei dovuto tardare, anche perché sarebbe stato mio padre ad accompagnarmi a scuola.

Feci colazione dopo essermi vestita, mio padre mi aspettava davanti alla porta, con un dolce sorriso.

Dopo aver mangiato andai con lui alla mia scuola, anche se ero piuttosto nervosa, insomma, chissà se mio padre sarebbe riuscito a farmi tornare lì, con le mie amiche ed i miei coetanei.

Vabbè, dovevamo tentarcela.

Dopo un po', papà parcheggiò la macchina ai parcheggi davanti alla scuola, dopo essere scesi dal veicolo andammo dentro all'edificio, poi dritti in presidenza.

«Camila, vai in classe. Ci penso io.» disse mio padre abbassando la maniglia.

«Va bene... Poi mandami un messaggio per dirmi se ce la fai o no.»

«Certo.» disse dandomi un bacio sulla fronte.

Dopo un po' ci dividemmo, mio padre entrò lì, mentre io andai nella mia classe.

Mi sedetti al mio solito posto, all'interno di quell'aula calda non c'era nessuno oltre a me. Mi passai una mano tra i capelli, fino a quando non sentii la campana suonare.

08:30 A.M., finalmente la lezione poteva iniziare, anche se, sinceramente, ero un po' in ansia per la reazione di tutti.
Insomma, si sarebbe saputo al volo che stavo per scopare con la professoressa Jauregui.

Sentii la porta aprirsi, era Ally.

La mia piccola amica si fiondò verso di me e mi strinse forte a sé, era felice che ero in classe.

«Mi sei mancata.» disse con emozione.

«Ehm, Ally, non sono mancata nemmeno un giorno, come posso esserti mancata?» la guardai mentre avevo la testa sul suo petto.

Mi sentii soffocare.

«Beh, non lo so. Ma comunque ho avuto paura. Ora sai che non devi farti le professoresse nei bagni.» concluse dandomi un bacio sulla testa.

«Hai ragione.» risi arrossendo.

Il mio telefono, quasi subito vibrò, era mio padre.

«Chi è?» chiese Ally.

«Mio padre, sicuramente mi ha scritto che cosa gli ha detto il preside.» spiegai.

«Dai, leggi.» disse lei spingendomi un po'.

Entrai su whatsapp e pigiai nella chat mia e di mio padre.

[08:15 A.M.]
Papà:
Mila, è tutto a posto
il preside ha detto k puoi
restare. A. Scuola!!! 😁😁😁

Certo che come scriveva mio padre, non lo faceva nessuno, forse. Ma ero felice della buona notizia, finalmente mi sarei fatta l'anno in santa pace.

[08:15 A.M.]
Camz 🌞:
Oh che bello!
Che altro ha detto?

[08:16 A.M.]
Papà:
Ha detto k puoi
stare, ma di nn fare più
una cosa così, perché la
prossima volta non sarà così
comprensivo......

[08:18 A.M.]
Camz 🌞:
Papà, ti prego,
scrivi bene.
Comunque va bene, mi è
bastato questo 😂

[08:20 A.M.]
Papà:
Va bene...... Dai,
ci vediamo domani, dopo
vedo di parlare con
Sinuhe 😄😄

[08:21 A.M.]
Camz 🌞:
A domani 💕
va bene, grazie...

«Mila? Allora?» chiese Ally con fare preoccupato, mi prese la mano.

«No, niente da fare, mi dispiace.» le dissi con espressione seria, le accarezzai la mano.

La piccola abbassò leggermente lo sguardo, dispiaciuta della decisione del preside, cioè, della falsa decisione.

«No, ma va che scherzo.» dissi poggiando una mano sulla sua spalla. «Resto.»

Ally, davanti a tutti i miei coetanei mi abbracciò facendomi quasi cadere dalla sedia, era davvero felice.

Passammo le ore con tranquillità, eravamo felici.

Verso le 01:50 P.M., uscimmo da scuola ed il pullman era lì, al suo fianco c'era anche una macchina a me familiare.

La macchina di Lauren.

I miei occhi brillarono. Lei mi sorrise, era bellissima.

Lasciai la mano di Ally, che subito capì dove mi stessi dirigendo, credo che stesse sorridendo.

Andai alla macchina e aprii lo sportello dopo essere entrata, la maggiore mi baciò.

Ricambiai il bacio, che sembrava quasi famelico.

Mi mancavano le sue labbra, un sacco.

Lauren dopo essersi staccata da me, mi sorrise semplicemente.

«Cosa mi devi dire?»

«Andiamo al bar...» cercai di mostrarmi il più triste possibile.

«Mh, va bene.» disse, accese la macchina e andammo dritte al Bar's Red Beard.

Fu un viaggio silenzioso, anche se sapevo di starmi prendendo gioco di Lauren, dopo un lungo viaggio, finalmente arrivammo a quel benedetto bar.

Dopo essere scese, decidemmo di entrare all'interno di esso e di sederci ai tavolini, dopo aver ordinato qualcosa da bere.

«Allora, mi vuoi spiegare?» chiese sembrando quasi impaziente.

«Oggi, sono andata a scuola, perché mio padre doveva parlare con il preside.» spiegai.

«E allora?» alzò il sopracciglio.

«Nulla, non mi vogliono più.» dissi abbassando la testa.

Lauren rimase in silenzio e si passò una mano tra i capelli.

«Porca puttana, lo sapevo che non avrei dovuto fare nulla.» disse con disperazione. «Non è possibile, faccio schifo, mi sento un botto in colpa...» aggiunse. «I tuoi studi... tutto perso per colpa mia.» si mantenne il viso.

Che tenera, a volte mi stupivo di me stessa, ero bravissima a fingere.

«Lauren.» la richiamai e lei sospirò.

«Dimmi.» disse alzando il viso verso di me.

Mi guardava con tutta la tristezza in corpo, insomma anche se fosse uno scherzo, lei mostrava di tenerci in ogni modo possibile.

«Sto scherzando.» dissi mormorando per poi appoggiare la schiena sullo schienale della sedia, sentendomi comoda.

«Cosa?» mi guardò senza capire esattamente ciò che stavo dicendo, i suoi occhi erano di un verde acceso, non più come quelli di prima, verdi e bui.

Vedere Lauren così, mi scaldava il cuore e questo era solo una parte che potesse fare.

Lauren era l'amore della mia vita e noi avevamo vinto su ogni ostacolo che cercava di posizionarsi davanti a noi.

«Io resto a scuola.» dissi con più decisione e lei sembrò così felice che si fece scappare gridolii di emozione e di eccitazione.

Era da un po' che non vedevo Lauren così contenta per una mia notizia, ero felice anch'io e finalmente, mi sarò goduta la mia donna, sempre com'era giusto che sia.

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