Unsaid.

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Dieci novembre.

Tre giorni di silenzio.
Nessuna parola.

Ma davvero questa volta.

Era un silenzio diverso dai soliti. Era carico di tensione, carico di intesa.

Non era disinteresse, solo paura di sbagliare di nuovo.

Qualsiasi cosa che poteva essere detta suonava sbagliata, suonava imbarazzante, suonava inutile.

Andreas non andava più nella camera della ragazza alla sera.

Lui e Michael si sdraiavano insieme.

E non riuscivano a dormire insieme.

A volte, nel buio della loro stanza, con gli occhi spalancati verso il soffitto, Michael sentiva dei singhiozzi.

Si girava verso Andreas, ma il biondo era sempre girato dall'altra parte.
Vedeva la sua schiena sussultare e aveva la certezza che quei singhiozzi arrivassero da lí.

Ma era strano.
Perché in quel casino di scelte sbagliate, momenti sbagliati, persone sbagliate, Michael aveva l'impressione che Andreas non dovesse avere nessuna ragione per piangere.

Era lui ad avere il coltello dalla parte del manico.
Eppure continuava a ficcarselo nel corpo e ad accoltellarsi da solo.

E questo faceva stare male entrambi.

Allora, un po' perché era stanco, un po' perché non riusciva a dormire, un po' perché era innamorato, un po' per tutto, anche lui lasciava che due lacrime silenziose uscissero dai suoi occhi.

Poi si girava anche lui dall'altra parte.
E cercava di dormire.

Marta si trovava in mezzo a quella situazione.
Aveva capito cos'era successo, Michael glielo aveva detto appena era tornato a casa senza giacca.
Totalmente congelato.

A lei sarebbe piaciuto risolvere la questione, ma se per Andreas quello era sbagliato, non aveva nessun diritto di dirgli che non c'era niente di male.

Se Michael e Andreas dovevano comunicare, usavano lei.

"Marta, puoi chiedere a Michael di spegnere la luce?"

"Marta, puoi chiedere ad Andreas di passarmi una forchetta?"

E poi le ultime parole, della sera prima.

-Marta, puoi dire a Michael che domani mattina dobbiamo partire e lui non ha ancora preparato le valigie come al solito?-

-Marta, puoi dire ad Andreas che sono affari miei e che le preparo dopo?-

-Marta, puoi dire a Michael che a me dopo piacerebbe dormire e che non vorrei aspettare fino alle tre che lui abbia finito di mettere tutti i suoi vestiti a posto?-

-Marta, potresti dire ad Andreas che il fatto che non dorme non è una novità e magari almeno, questa volta, piangerà per un motivo valido?-

Si erano guardati.

Andreas non si aspettava quelle parole.

Avevano abbassato lo sguardo sui loro piatti e erano andati avanti a mangiare.

Quelle parole stavano diventando il loro salvagente, l'unico pretesto a cui aggrapparsi per non affondare.

Michael non aveva preparato le valigie, non aveva dormito.

Adesso era mattina, era stanco, stava chiudendo il suo borsone e non aveva voglia di spostarsi di nuovo.

Aveva due occhiaie che gli arrivavano fino alle orecchie.
Era distrutto.

Life In Love Motion | MikandyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora