3 che stronzo (revisionato)

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Il giorno seguente, cominciò un'altra giornata di lavoro.

Per Keiko era il suo secondo giorno di lavoro.

Era un po' meno nervosa, ma si sentiva comunque ancora sotto osservazione.

Era come se quei primi giorni lavorativi, fossero una prova.

Si rimise lo stesso tailleur di Jun.

Riprendeva l'autobus, leggeva nuovamente un libro... e poi arrivava a lavoro.

Ijimoto invece prendeva il taxi e poi scendeva davanti alla casa editrice.

Dava da sempre una leggera occhiata all'albero di ciliegio, davanti all'edificio, era lo stesso albero che aveva picchiato Keiko e da cui prendeva il nome, la casa editrice.

E in quel momento, guardandolo ripensò al giorno prima, e a quella nuova dipendente tanto buffa, quanto insolita.

Si sentiva ancora un tremendo mal di testa e non si ricordava bene tutti gli episodi del giorno precedente, tuttavia sapeva per certo, che a casa non poteva esserci tornato da solo.

Ingrid lo doveva avere riaccompagnato a casa e questo vagamente se lo ricordava.

Tuttavia... si ricordava un'altra presenza, un'altra persona che l'aveva sollevato.

Ma non riusciva ancora a mettere a fuoco quella persona.

Arrivato in ufficio, domandò a Ingrid, chi poteva saperlo se non meglio di lei.

Ma lei non era stata tanto esaustiva.

Continuava a ripetergli che l'aveva accompagnato da sola a casa.

Quel pensiero, era diventato una sorta di enigma, che non riusciva a togliersi dalla mente.

Per tutta la giornata ne fu ossessionato.

Era sicuro che Ingrid mentisse, anche se era drogato, sapeva per certo che il tocco di quelle mani, che quella presa così leggera ma allo stesso così forte, non poteva essere quella di Ingrid fin troppo traballante, poiché troppo esile.

Abbandonarsi alle braccia di qualcuno per lui era già troppo difficile per orgoglio, poi abbandonarsi a quelle di Ingrid era anche peggio, per quanto fosse premurosa con lui, non aveva la benché minima forza nelle braccia, di sicuro un giorno lo avrebbe fatto cadere o si sarebbe spezzata la schiena o fatta male alle braccia, a furia di sorreggerlo.

Invece la presa di quella persona misteriosa era stata delicata ma salda, era stata molto rassicurante.

Per il carattere orgoglioso che aveva, non si sarebbe mai abbandonato alle braccia di qualcuno e poi era fin troppo diffidente, non voleva dover fare affidamento alle premure e cure di qualcuno, tuttavia... quella stretta gli aveva ricordato che lasciarsi sorreggere da qualcuno a volte poteva anche essere piacevole e confortante, persino se si trattava di mani sconosciute.

Ingrid gli disse che sul primo cassetto della sua scrivania c'erano tutti i lavori dei dipendenti.

Analizzò le varie storie, erano oscene, e la trama riassunta dai dipendenti era scritta malissimo.

Persino un bambino di 2 anni avrebbe scritto meglio, senza tutti quegli errori grammaticali.

L'unica che si salvava era la trama riassunta di una storia d'amore fra un vampiro e una comune mortale.

Non si ricordava a chi avesse incaricato quella storia, così cercò il nome sul foglio.

"Hanamei Keiko" lesse colto di stucco.

"Però per essere una che non ha finito l'università, scrive molto bene... " si trovò a pensare,
soffermandosi sui termini che avesse usato per sintetizzare una storia insulsa e banale come quella.

La primavera di Kai #wattys2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora