6 Psycho day (revisionato)

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Il giorno seguente, Keiko si diresse con aria incerta a lavoro.

Prese l'autobus come al solito.

Si sentiva umiliata, trattata ingiustamente come una poco di buono.

Forse questa sarebbe stata la volta buona, in cui si sarebbe veramente incazzata.

Che fosse il capo o meno, quale diritto aveva lui di trattarla in quel modo?
Nessuno.

Era nella fase "Psycho",almeno così avrebbe detto Jun.

Dopotutto Jun la conosceva molto bene, e sapeva che Keiko era una ragazza dal carattere molto remissivo e docile, ma il danno del suo carattere molto quieto e passivo, era che subiva spesso senza dir nulla, ma quando arrivava a un livello elevato di esasperazione, perdeva del tutto il controllo.

E per quello che ne sapeva Jun, era certa che quando arrivava a quel punto, quando una persona travalicava la tolleranza di Keiko, era spacciata.

Jun riteneva l'amica capace di tutto in quei momenti di irascibilità, quando Keiko perdeva la pazienza poteva essere molto pericolosa, una bomba ad orologeria pronta ad esplodere in qualsiasi momento.

"Sono al mio giorno di ordinaria follia!" pensò, tentando di darsi una calmata, non voleva di certo finire in galera, per quello spiacevole equivoco.

Ma per quanto cercasse di mantenersi calma, era furibonda, non riusciva a togliersi dalla testa le parole severe di lui, le andava il sangue alla testa.

"Lo butterei giù dalla finestra del suo ufficio! Lo sto davvero odiando!" rifletté, ma poi tentò di frenare certi cattivi pensieri.

Gettare un uomo dalla finestra, specie se invalido, era un pensiero pessimo.

Quando scese dall'autobus, davanti alla casa editrice, adocchiò una vecchina con un bastone che si portava dietro dei sacchetti molto pesanti, faticava a camminare.

"Salve signora!" esclamò lei.

Quelle situazioni erano terapeutiche, per frenare la sua ira del momento.

La signora si voltò e si fermò.

"Le do' una mano con i sacchetti!" si offrì lei in tono generoso e disponibile.

"Oh, grazie!" rispose la vecchietta, con gratitudine.

Quelle situazioni si che gli davano soddisfazioni e la facevano stare bene.

"E' un peccato che lui non riesca a essere come questa vecchietta..." pensò.

Prese i sacchetti e seguì la vecchietta fino a casa.

Ijimoto la vide dal finestrino del taxi.

Già solo l'idea di vederla lo metteva di cattivo umore e poi che diavolo stava facendo?

Anziché andare a lavoro, portava i sacchetti della spesa di una vecchietta.

"Quella è fuori di testa! Arriverà in ritardo a lavoro..."

Gli tornarono alla mente le sue parole: "Soffro di manie compulsive di altruismo...".

"Allora non mentiva, non voleva mostrarsi con me gentile e disponibile per secondi fini..." pensò.

Tuttavia, era scettico, anzi forse quella cosa era anche peggio.

Lui era tipo diventato: "il suo caso umano" di cui prendersi cura, magari per garantirsi il Regno dei cieli.

Le aveva detto che non fosse cattolica, ma per qualche ragione, gli dava l'idea di una specie di credente fastidiosa, magari faceva persino parte di qualche assurda setta religiosa, in cui si professa di dar amore e gioia agli storpi.

La primavera di Kai #wattys2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora