7. Sotto le stelle

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Ieri sono rimasta a casa a mangiare e a guardare film e serie televisive. Oggi stranamente mi sono svegliata prima del solito per andare a scuola. Vado in bagno e mi faccio un doccia veloce e mi vesto con dei jeans e una felpa della Vans, prendo le chiavi di casa e quelle della moto e mi avvio verso scuola. Una volta arrivata non vado dai miei amici, perché non sono dell'umore giusto per parlare con qualcuno, ma entro subito nell'edificio e mi dirigo verso la classe di matematica e impiego vari minuti per trovarla dato che questa scuola è un labirinto, mi siedo i fondo all'aula. Dopo pochi minuti la classe si è riempita di studenti e Dylan, per mia sfortuna, si è seduto accanto a me "Ciao bambolina" dice con il suo sorrisetto e facendomi l'occhiolino "Non chiamarmi così okay?" gli dico acida per poi girarmi verso il professore che nel frattempo era entrato in classe. "Mai" mi risponde il ragazzo dandomi sui nervi non gli rispondo e faccio finta di nulla e prendo degli appunti sulla lezione quando ad un tratto ricomincia a parlare "Perché oggi non sei venuta a salutarci"
"Non ne avevo voglia" gli rispondo fredda e dopo quelle parole cambia discorso

"Quant'è brutto il prof guarda che pancia sembra incinto" dice indicandolo e io scoppio in una risata e subito dopo anche lui rise "White e Miller fuori ora!" dice il prof furioso. Dylan mi prende per il polso e usciamo dalla classe. Iniziamo a passeggiare per i corridoi vuoti dove l'unico rumore e quello dei nostri passi.

"Dimmi la verità perché non sei venuta da noi è perché ci sono io?" mi chiede.

"Dylan non è giornata non rompere sennò fammi un piacere EVAPORA" gli dico dura.

"Non ti lascio stare finché non mi dici che è successo"

"Vuoi sapere cosa c'è? È che io mi fidavo di tua sorella ma invece è come te visto che ha contribuito al tuo stupido scherzo" gli puntai il dito contro.

"Non centra nulla Lucy" dice.

"Allora perché mi ha mandato un messaggio dove diceva di andare al campo da basket?" gli chiedo spiegazioni.

"Sono stato io. Ho preso il suo cellulare e ho inviato il messaggio al posto suo" mi dice guardando per terra.

"Mi fai schifo" gli dico e me ne vado nella direzione opposta quando sento urlare "PERDONAMI" mi giro verso di lui e gli faccio il dito medio e subito dopo lo vedo ridere e non ne capisco il motivo.

Finalmente suona la campanella della ricreazione e cerco tra la folla la minuta ragazza e una volta trovata la raggiungo "Scusami se ti ho trattata male e ti ho accusata " gli dico dispiaciuta e lei subito mi abbraccia "Ti perdono" mi dice. Raggiungiamo gli altri e li saluto "Ciao a tutti scusate per stamattina" dico a tutti.

"Non ti preoccupare " mi dice Andew per poi abbracciarmi subito.

"Che e tutto questo affetto" dico.

"Bho cosi" mi dice.

"Ei bambolina non era una brutta giornata per te" dice Dyaln guardandomi negli occhi.

"Ti ho detto di evaporare o sbaglio?"gli dico provocandolo.

"Non ti lascerò mai in pace bambolinaaa" dice pizzicandomi la guancia. Subito lo fulmino con gli occhi per poi prenderli la mano e schiacciandogliela con la mia "Ahaia fai male" e dopo queste parole tutti si mettono a ridere nel vederci litigare come due bambini dell'asilo perché in fondo noi due siamo così, ci divertiamo a prenderci in giro e litigare.

Finalmente sono finite le cinque ore di scuola e torno a casa in sella alla mia amata moto ma appoggiato vi ci trovo ovviamente Dylan.

"Spostati" gli dico cercando di mantenere la calma.

"Io sto bene, non vedo il perché dovrei spostarmi" dice con il suo sorrisino stampato in volto.

"Cosa vuoi? " gli chiedo.

"Farmi perdonare?" dice facendo un sorriso a trentadue denti.

"NO" rispondo secca.

"Dai, ti passo a prendere oggi alle sei" mi dice per poi andarsene tranquillo.

"E chi ti ha detto che verrò" gli dico urlando visto che si sta allontanando.

"Verrai sicuramente" urla lui a sua volta per poi salire nella sua splendida auto e sparire per le strade.

Manca poco alle sei e sono agitata, non mi sono vestita particolare per incontrare Dylan: indosso un jeans bianco strappato e una maglietta grigia con una scritta nera e la giacca di pelle. Suonano al campanello apro e mi trovo davanti Dylan vestito con una maglia nera e dei yeans "Vogliamo andare?" mi chiede e faccio si con la testa e chiudo la porta alle mie spalle.

Salgo nella sua macchina nera e partiamo e dopo alcuni minuti di silenzio chiedo "Dove stiamo andando?"

"In un posto" mi dice vago.

"Grazie fino a qui ci sono arrivata" dico sarcastica.

"È una sorpresa"

"Wow Dylan White un ragazzo che fa una sorpresa a me non ci credo" gli dico.

"Non mi conosci" e con le sue ultime parole non rispondo e accendo la radio e la metto al massimo volume. Infondo io non so chi è veramente, l'ho sempre giudicato male nemmeno conoscendolo, dopo un'ora arriviamo in una zona isolata fuori New York scendiamo dalla macchina e Dylan mi porta in un prato circondato da alberi. Il sole è orami calato e non c'è molta luce "Ci venivo spesso da bambino qui su questo parco e mi divertivo a giocare con mio padre e la sera guardavamo le stelle" dice ad un tratto con lo sguardo fisso nel cielo "Ma quando sono cresciuto non mi ci portavano più. Il motivo non lo so ma non c'erano più a casa erano sempre impegnati con lavoro come tutt'oggi e ne a me e ne a mia sorella ci davano attenzione; ci lasciavano con la baby sitter tutto il giorno" dice con voce strozzata.

"Non devi raccontarmi di te se non vuoi" gli dico.

"Tu vuoi sapere chi sono ed io te lo sto dicendo perché alla fine non sono il duro che tutti pensano" dice per poi fermarsi qualche istante ad osservare più attentamente il cielo.

"Le vedi le stelle splendono nell'oscurità, le più deboli cadono ma le più forti restano nel cielo e combattono ogni sera per non cascare, sfidando tutti mi sono sempre piaciute vederle con mia madre, per me tu sei una di loro, una stella che splende nell'oscuro e nel dolore, una stella che resta sempre in alto e che forse alcune volte casca ma trova sempre la forza per tornare su e salirà più in alto di prima nel cielo" le sue parole mi avevano lasciato di stucco.

"Come fai a sapere che io sono avvolta dal mistero e dal dolore?" dico guardando il cielo.

"Lo vedo dai tuoi occhi che non brillano non esprimono emozioni e alcune volte a lezione ti soffermi a pensare guardando il vuoto ma cosa ti tormenta?" non sono pronta a parlare del mio passato.

"Mi tormentano varie cose che non ti posso spiegare non mi sento pronta scusami" gli dico con un filo di voce.

"Non ti preoccupare quando sarai pronta se vorrai io ci sarò" dice.

"Grazie" gli dico sussurrando nel suo orecchio.

"Ricordati sempre di non mollare, di restare sempre in alto e di brillare come una stella perché sei forte non lasciare che il tuo passato ti perseguiti come succede a me" e dopo queste parole restiamo li a fissare questo magnifico cielo stellato immersi nei nostri ricordi "Nemmeno tu devi mollare" gli dico per poi abbracciarlo e lasciare che l'oscurità ci avvolga.

Ricominciamo da quiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora