Le sensazioni di un vivere sbagliato

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La giacca o la camicia?
Il maglioncino di lycra o la maglietta di cotone?

Per Michael quelle erano domande esistenziali, perché se nessuno sapeva trovarvi mai risposta allora sì, dovevano per forza essere domande esistenziali. Sbuffò per l'ennesima volta e si disse che tanto neanche voleva andarci a prendere quel tè con il biondo. Tanto valeva vestirsi un po' a cazzo.

Ma per il riccio i vestiti erano troppo importanti, in ogni situazione, che gli andasse a genio oppure no.

Alla fine scelse il maglioncino di lycra e un paio di jeans scuri e li indossò al volo: erano già le dieci e lui doveva cambiare due linee di metropolitana. Era effettivamente in ritardo.

Infilò il cappotto di camoscio chiaro e raggiunse sua madre in cucina.

– Mamma, io esco con degli amici.

Dire con un amico sarebbe stato troppo imbarazzante.

Joannie smise di impastare e guardò suo figlio interrogativa.

– Quando avete preso appuntamento?

– Ieri. Posso andare? Sono già in ritardo.

La donna annuì mentre riprendeva a impastare, Michael si precipitò fuori casa come una scheggia.
Un po' perché era in ritardo, un po' perché voleva evitare altre domande.

Le strade di Brixton erano super-affollate di giorno e super-sfollate di notte, anche quel giorno in cui pioveva troppo e Michael tentava di ripararsi con un ombrello mezzo rotto. Aveva un'asta in meno, ma reggeva ancora bene.

Si diresse alla stazione della metro in fretta, aveva da sempre il terrore di vedersi passare davanti il treno e realizzare di non poterlo fermare.

Invece, non appena scese le scale, si scontrò con una fila di persone.
C'era la polizia.
E c'era il cadavere di un uomo sulla banchina.
Non era stato il treno.

– State indietro! – Urlò il poliziotto ai civili curiosi e ad alcuni giornalisti che si sarebbero ammazzati pur di scrivere lo scoop.

Michael era terrorizzato.
Vedeva tutto da lì e faceva tutto così schifo.
Per una volta avrebbe desiderato essere basso.

La gente sussurrava cose, frasi sconnesse, sensazioni e ipotesi che forse erano del tutto errate; ma Michael sentì tutto, e sentì che quell'uomo era stato accoltellato per pochi spicci.

E gli venne da piangere, perché il mondo faceva schifo e perché nessuno aveva ancora capito un cazzo di come si vive.

Risalì in fretta le scale con una sensazione di nausea profonda.

Tutto perdeva importanza.
Fanculo il tè, fanculo Andreas, fanculo il suo ragazzo di merda più muscoli che neuroni.
Voleva solo tornare a casa, rintanarsi sotto le coperte e piangere.
Tanto neanche aveva altro modo di arrivare fino a Chelsea.

Quando Joannie lo sentì rientrare così presto lo raggiunse in camera sua.

– Cos'è successo? – Domandò.

Solo allora Michael si voltò verso di lei. Stava piangendo e non gli importava, perché era sua madre e con lei poteva mostrarsi fragile.

– È successo che fa schifo! Brixton fa schifo, il mondo fa schifo, perché nessuno capisce un cazzo della vita eppure tutti sono convinti di sapere!

Joannie aggrottò la fronte e restò spiazzata e confusa. Scosse la testa.

– Michael, cos'è successo? – Ripeté.

Ma Michael non aveva voglia.
Di parlare, di spiegarsi, di farsi capire. Non sarebbe servito a niente. Si gettò sotto le coperte in un impeto di rabbia e si acciambellò su sé stesso.

Voleva solo chiudere gli occhi e immaginare di non essere a Brixton.

Ma a nessuno interessa quello che vuoi veramente.

×××

10:05. È un normalissimo ritardo.
10:14. Ci sta, i mezzi pubblici fanno schifo.
10:30. Non perdere la speranza, Andreas.
10:42. Che ne dici di alzare il culo? Tanto non verrà.
11:00. Sì, direi che è ora di andare e smetterla di essere ridicoli.

Andreas si alzò dal tavolino del bar con addosso una sensazione di ostentata depressione. Si fermò un istante, appena fuori dal bar: e se gli fosse successo qualcosa? Forse era questo il motivo per cui non si era presentato.

O forse non gliene frega un cazzo di te e del tuo tè, gli hai dato una pessima impressione.

Sì, era vero. Quel giorno in metro Andreas era abbastanza nervoso e aveva mostrato la parte peggiore di sé al ricciolino.
Forse lo odiava.
D'altronde Michael non aveva mai dato segno di sopportarlo.
Lo aveva accompagnato a Nursery Road solo perché se gli fosse accaduto qualcosa se lo sarebbe tenuto sulla coscienza.

Andreas rabbrividì mentre percorreva la strada di casa.

Non aveva neanche il suo numero di telefono, non aveva alcun modo di contattarlo se non tornare al McDonald's di Covent Garden.

Ma lo voleva veramente?

Sì. Forse. No.

Magari era meglio di no. Se non si era presentato era perché non voleva avere nulla a che fare con lui.

E con un certo amaro in bocca, Andreas​ proseguì sulla strada verso casa.

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