Settembre portava con sé sempre una manciata di foglie secche e un vento fresco cui nessuno era abituato.
Cominciavano a comparire i primi cappotti lunghi, a Londra, e gli ombrelli iniziavano ad aprirsi sempre più spesso come tanti pois colorati.
E tra il vento fresco e le foglie secche, Michael realizzò che era giunto il momento di rivelare alla sua famiglia la relazione con Andreas, che ormai a conti fatti conosceva da quasi un anno.
Dio, se ci pensava, com'era passato velocemente il tempo.
Solo ad ottobre dello scorso anno aveva incontrato per la prima volta il biondo sulla metro; e sì, ci era voluto un po' a quei due testoni per capire di piacersi, ma alla fine ce l'avevano fatta.
Il riccio saltellò gli ultimi passi verso la cucina e si sporse nella piccola stanza. Joannie sedeva al tavolino con gli occhiali da lettura sul naso mentre sui fornelli una padella emanava un ottimo profumo.
Si accorse di suo figlio in cucina e richiuse la rivista.- Che c'è? - Domandò al ragazzo, già sapendo che aveva qualcosa da dirle altrimenti non sarebbe mai uscito di sua spontanea volontà dalla sua camera.
Michael si morse le labbra mentre si sedeva al tavolo e armeggiava con un angolino della rivista.
- Devo dirti una cosa - fece il ragazzo in tono appena udibile.
Joannie immaginò fosse proprio quello che pensava da tempo, quindi la sua espressione si addolcì e lo lasciò proseguire: doveva averlo tutto lui il coraggio di parlare.
- Io, ecco... ho un ragazzo. Diciamo.
La donna si aprì in un sorriso smagliante. Conoscendo la difficoltà di suo figlio in quel genere di conversazioni, decise che era meglio aiutarlo facendogli qualche domanda.
- E come si chiama questo... diciamo ragazzo?
Michael sorrise divertito.
- Andreas.
- Ah, e da quanto tempo state insieme?
Il riccio portò gli occhi al soffitto della cucina, pensieroso.
Joannie invece si alzò e andò a spegnere i fornelli.- Stiamo insieme da... luglio. Sì.
Joannie si voltò con una espressione da arpia sul volto e il riccio sobbalzò.
- E me lo dici solo ora?! - domandò indignata dandogli un piccolo schiaffo dietro la testa.
Di tutta risposta a Michael venne da ridere.
- Avevo paura!
- Ma paura di cosa?
Il riccio divenne improvvisamente serio e si incupì.
- Lo sai di cosa ho paura. È per questo che papà ci ha abbandonati.
Il silenzio calò nella stanza più pesante che mai. Joannie sospirò e andò a sedersi di nuovo di fronte a suo figlio.
Michael aveva lo sguardo basso.La donna allungò una mano sul tavolo e strinse quella del figlio.
- Tesoro, lo sai che io non sono come lui. Ne abbiamo già parlato. Io ti amo per come sei, e basta. E anche Fortunè e le tue sorelle. Non devi tenerti tutto per te, se sei felice perché sei innamorato non c'è niente di più bello che condividerlo con la tua famiglia, no?
- Ho sempre paura che te ne vada anche tu come ha fatto lui - ripeté Michael con la voce piccola.
- Non succederà mai.
×××
Andreas era seduto sul divano di casa, con i piedi poggiati sul tavolino e il computer sulle gambe. Aveva lo sguardo concentrato e a Michael piaceva guardarlo così.
Il biondo sbuffò sorridendo.- Insomma, la finisci di guardarmi? Sto studiando e mi deconcentri!
Il riccio alzò le spalle e non smise di guardarlo.
Stronzetto, te la farò pagare.
Andreas si voltò appena in modo da non essere più nella visuale del riccio e tornò a concentrarsi sul suo montaggio video.
Ad un tratto Michael lo vide richiudere il portatile con una specie di ghigno e voltarsi verso di lui.
- A proposito, te l'ho detto che papà vuole conoscerti?
Come.
Cosa.
Dove.
Quando.- Una cosa decisamente molto formale, com'è nel suo stile - continuò saccente il biondo.
Ma.
Gli occhi di Michael erano sgranati all'inverosimile, tutta la precedente spavalderia scomparsa dietro una maschera di puro terrore.
No, stava scherzando.
No, Andreas non stava scherzando. Il giorno precedente si era arrovellato per cercare un modo calmo per dirglielo, sapendo quanto il riccio fosse ansioso. Ma ora il suo intento buono aveva lasciato spazio ad una piccola vendetta.
Ora però Michael tremava leggermente e nella sua mente già immaginava questo signor Dermanis gigante torreggiare sulla sua figura fragile.
Non sei degno di stare con mio figlio.
E lo ripeteva all'infinito, mentre lui diventava sempre più piccolo.- Ehi, mi ascolti? - Lo richiamò ridendo il biondo.
- No, sto pensando a quante figure di merda farò con tuo padre e vorrei sotterrarmi - disse tutto d'un fiato.
Il biondo rise ancora.
- Sei uno stronzo, non ridere! - Ribatté offeso il riccio.
- Sapevo che l'avresti presa malissimo! Quanto mi diverto!
- Senti, vaffanculo!
Il riccio si alzò dalla sedia e fece per andarsene dalla casa del biondo. Ma Andreas riuscì a circondargli il fianco con un braccio e attirarlo a sé, facendolo piombare sul suo corpo su divano.
- No, ora mi lasci stare! - Protestò il riccio, ma l'altro non lo ascoltava.
- E dai, amore...
Michael si bloccò.
- Come mi hai chiamato?
Andreas rifletté sulle sue parole.
- Amore. Perché ti amo.
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Perfect little life
FanfictionMichael e Andreas hanno delle piccole vite tutt'altro che perfette. Quante volte si incontreranno ancora prima di capire di essere destinati a stare insieme? AU, long, Mikandy. (#583 in Fanfiction)