Richieste non banali

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Michael si trovava su una nuvola dove tutto era bello e le persone erano felici.

Il sole illuminava tutto intorno, ma forse c'erano più di un sole, perché la luce era così abbagliante che sembrava provenire da parti diverse.

Il riccio mosse qualche passo incerto, ma quando si rese conto che le nuvole reggevano il suo peso decise di proseguire a passo più spedito.

Poi tutto cambiò.

Lui era qualcun altro - non sapeva chi, ma sapeva di non essere sé stesso - e tutto quello che prima era chiaro improvvisamente era diventato nero fitto. Era come se stesse fluttuando nello spazio, ma senza stelle.

Vide alcuni dei personaggi protagonisti del Circo degli Orrori; vide quello che li aveva accolti nel tendone e i suoi occhi terrificanti e penetranti non gli si scollarono più di dosso.

Ecco, era venuto a prenderlo.

E poi sentì il profumo di Andy - quello fresco, leggero e virile - e percepì il morbido del suo maglione blu di lana.

E poi si svegliò.

Michael era al centro del letto, il groviglio di lenzuola ai suoi piedi. Il petto si alzava e abbassava freneticamente, eppure i ricordi così nitidi di quei sogni stavano lentamente svanendo. Portò una mano al petto per calmarsi e ci riuscì solo dopo alcuni secondi.
Era al sicuro in casa sua, adesso.

Stava bene.

Lo sapeva che quel maledetto circo degli orrori gli avrebbe causato incubi.

Scivolò giù dal letto e si diresse in bagno per darsi una sciacquata e lavare via ogni residuo del sonno e dell'inquietudine.
Indossò pantaloni e maglioncino e si diresse in cucina, realizzando come sempre di essere l'ultimo della famiglia a unirsi alla colazione.

– Buongiorno – disse rubando dal piatto di Zuleika l'angolino di un pancake.

La ragazzina protestò, ma Michael la ignorò e andò a sedersi al tavolo, mentre i componenti della sua famiglia ricambiavano il saluto.

– È una bellissima giornata, oggi – cominciò Joannie. – Dopo pranzo potremmo fare una passeggiata tutti assieme...

La donna fu interrotta dalle proteste dei suoi figli, ma d'altronde si aspettava quella reazione.
Ormai i suoi figli li conosceva benissimo.

– Va bene, fate come se non avessi detto nulla – concluse sconsolata.

I ragazzi si alzarono uno alla volta dopo aver terminato la colazione, ciascuno pronto per andare a scuola o al piccolo lavoro part-time trovato.

L'ultimo a lasciare la tavola ovviamente fu Michael, che portò nel lavello della cucina il piatto in cui aveva mangiato e il bicchiere prima colmo di latte.

Joannie ringraziò per l'aiuto e gli sorrise dolcemente.

– Volevo chiederti una cosa – bloccò il figlio prima che lasciasse la cucina.

Il riccio, titubante, si riavvicinò alla madre per ascoltarla.

– Magari potresti portare qui Andreas, qualche volta, mi piacerebbe tanto conoscerlo. Un pranzo o una cena, non so... Chiediglielo.

Michael annuì poco convinto, dentro di lui era abbastanza combattuto. Sapeva di non poter rifiutare completamente la richiesta della madre, ma allo stesso tempo era consapevole delle differenze tra quell'incontro e quello che invece si era tenuto al ristorante con Gregor Dermanis.

Non era sicuro che la dimensione così casalinga sarebbe piaciuta ad Andreas, sicuramente abituato a qualcosa di molto meglio.

Però lo doveva a sua madre, e rifiutare l'avrebbe ferita molto perché ai suoi occhi sarebbe parso che Michael si vergognava della propria famiglia.

E non era affatto così.

×××

Non appena il riccio mise piede in casa di Andreas gli rigirò la richiesta della madre.

– Mamma vorrebbe invitarti a casa nostra per un pranzo o una cena. Scegli tu quando vuoi – disse semplicemente.

Il biondo lo guardò e si stupì del fatto che il suo ragazzo non avesse ancora avuto un attacco di panico per quello.
Sorrise.

– Per me va bene qualsiasi giorno – rispose.

– Ok. Ti consiglio il pranzo perché mamma cucina un sacco e ci metti ore per digerire – ridacchiò.

– Okay – rise il biondo. – Un pranzo quando vuole lei. Tu, piuttosto... non hai avuto attacchi di panico, mi meraviglio.

Il riccio lo guardò ghignando.

– Non sono io a dovermi sentire sotto pressione.

Il biondo scrollò le spalle.

– Neanch'io.

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