Corone di alloro

348 25 3
                                    

Novembre era già più che freddo, a Londra, e Andreas teneva abbracciato stretto un Michael infreddolito che aveva indossato il cappotto della stagione sbagliata.

– Ma credevi che fosse settembre? – Ridacchiò il biondo sfregando le mani contro il braccio del riccio per riscaldarlo.

– Uffa, la smetti? Andavo di fretta e ho preso quello sbagliato perché erano dello stesso colore!

– Potevi spendere due minuti del tuo tempo per prendere l'altro, no?

– Okay, ho pensato che potesse andare bene lo stesso!

– Sei uno scemotto – ridacchiò ancora Andreas, stringendo di più a sé Michael.

– Lo so. Ora entriamo in un bar che sto morendo di freddo? Ho voglia di una cioccolata calda.

Andreas rise.

– Certo signor Sono incinta e ho le voglie.

Michael gli tirò un pugno sul braccio ma non riuscì a trattenere un sorriso.

– Fanculo, stronzo!

Entrarono nel primo bar, un localetto carino arredato in stile moderno.

– Due cioccolate calde, per favore – disse il biondo aprendo il portafogli.

– Quale gusto preferite? – Chiese il barman indicando un piccolo scaffale.

Gli occhi di Michael si illuminarono alla vista della cioccolata calda bianca aromatizzata all'arancia.

– Io prendo quella – indicò il riccio felice.

– Io una classica, grazie.

Poco dopo erano seduti ad un grazioso tavolino per due, a mescolare le loro cioccolate.

– Attento che scotta – disse Andreas.

Michael sorseggiò e si scottò la lingua, allontanando immediatamente da sé la tazza bianca.

– Te l'avevo detto!

Dopo un secondo di riflessione entrambi sorrisero.
Era così maledettamente familiare.

– Sembra come quando...

– Già.

Si intesero alla perfezione, quindi non ebbero necessità di aggiungere altro.
Semplicemente spostarono lo sguardo sulle loro tazze e continuarono a sorridere.

Dopo la cioccolata calda il locale si era riempito un po' di più e Michael e Andreas sentirono la necessità di lasciare libero il tavolino.

Indossarono i cappotti e si avviarono verso l'uscita.

– Preso tutto? – Domandò il biondo.

– Sì. No! Il telefono, l'ho lasciato sul tavolo! Torno subito.

Andreas annuì e lo vide sparire tra la folla nel locale.

Il riccio adocchiò il telefono sul tavolino e si precipitò a prenderlo. Nell'allungarsi si scontrò con un ragazzo, cui cadde di mano un libro. Michael infilò il telefono in tasca e si abbassò a raccogliere il libro di poesie che era cascato per colpa sua.

Lo prese e lo allungò al legittimo proprietario.

– Scusami – fece Michael con un sorriso colpevole.

Lo sconosciuto sorrise a sua volta e scosse la testa.

– Non fa niente, non preoccuparti. Io sono Anthony, comunque.

Michael sorrise abbastanza a disagio, non capiva tutta quella confidenza.
Non ebbe il tempo di rispondere perché sentì due mani poggiarsi sulle sue spalle e una voce molto decisa provenire da dietro di sé.

– Lui è Michael ed è il mio ragazzo – disse Andreas.

Non attese la risposta di nessuno dei due, perché poi prese il riccio per mano e lo trascinò attraverso la folla fuori del locale.

Michael si fermò a pochi passi dal locale e guardò il biondo in volto.

– Che ti è preso?

Andreas si passò una mano tra i capelli color oro.

– Mi è preso che quel tizio ci stava provando con te.

Michael sorrise.

– Gelosone – ridacchiò.

– Certo, ridi...

Il riccio divenne improvvisamente serio nel vedere che Andreas non stava scherzando con lui.

– Ehi – sussurrò avvicinandosi a lui e prendendogli la mano.

Ma Andreas non si rilassò come il riccio aveva sperato, quindi Michael si pose davanti a lui e gli afferrò il volto in modo da costringerlo a guardarlo negli occhi.

– Andreas, perché non ti fidi di me quando sai chiaramente che io mi fido di te?

– Non è che io non fido di te, però...

Michael afferrò il polso del biondo e gli mostrò il braccialetto rosso.

– Pensi che questo sia una stupidaggine?

Andreas fissò il suo sguardo sul bracciale e gli tornò in mente tutto quanto.

Michael gli aveva dato una seconda possibilità e lui non l'aveva gettata via.
Ma ora era il suo turno di fidarsi di lui, di quel ragazzo che amava e che gli era indispensabile come l'aria.

– No, e penso che tu abbia ragione. Devo fidarmi di te.

– Non è che devi. È che se non senti di poterti fidare di me non andiamo molto lontano.

Andreas sorrise appena e lo attirò a sé.

– Io voglio andare lontano con te.

– Anch'io.

Perfect little lifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora