Un pranzo quasi perfetto (pt. 1)

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– Mi ami? – Chiese Michael senza ostentare nessuna espressione.

Non si erano ancora detti ti amo.
Neanche quando avevano fatto l'amore.
Era sempre sembrato troppo presto, ma nei loro pensieri lo avevano sempre saputo.

– Ti amo – disse con convinzione Andreas.

– Anch'io – rispose semplicemente il riccio.

Sorrisero entrambi.

Era stato più semplice del previsto.

Perché lo abbiamo sempre saputo.

Andreas attirò di nuovo Michael a sé e lo fece stendere sul suo corpo. Stavolta il riccio non protestò, anzi, si sistemò meglio su di lui.

– Scherzavo, prima, ho esagerato. Non sarà niente di speciale, vedrai. Mio padre non è un mostro.

– Ne sei sicuro? – Domandò incerto il riccio.

Andreas annuì, ma Michael non si calmò lo stesso.

– Sarà un pranzo semplice, niente di cui preoccuparsi.

Michael si tirò su e lo guardò negli occhi, il volto visibilmente allarmato.

– Cosa? Pranzo? Perché non me lo hai detto prima?!

Il biondo alzò le sopracciglia.

– Sei serio? Te l'ho detto prima, quando poi ti ho chiesto se mi stavi ascoltando.

– Andy! Era evidente che non ti stessi ascoltando, perché non me lo hai ripetuto?!

Andreas sbuffò esasperato mentre l'altro si alzava dal divano e vagava per la stanza.

– Michael, ma la smetti? Cosa cambia tra una chiacchierata e un pranzo?

– Cambia! Io sono un porco quando mangio, lo sai! Non so mangiare e mi sporco sempre!

– Ma cosa vuoi che freghi a mio padre?

Michael lo ignorò.

– E quando sarebbe questo pranzo? Non dirmi domani che ti ammazzo.

Il biondo scosse la testa.

– Non lo so, per papà andrebbe bene qualunque giorno, scegli tu.

Il riccio ci pensò mentre si grattava il mento.

– Tipo... mai andrebbe bene?

L'altro alzò gli occhi al cielo.

– Basta, decido io. Dopodomani.

– No, Andy! Non sono psicologicamente pronto!

– Tanto non lo sarai mai, cosa cambia? Via il dente via il dolore.

Michael non ne era proprio convinto, ma restò in silenzio senza ribattere e tornò ad accucciarsi sul divano accanto al biondo, che lo accolse tra le sue braccia.

– È bello stare così – disse dopo un po' il riccio.

– Lo penso anch'io.

×××

Certo, conoscere il padre di Andreas dopo soli due mesi di relazione non era proprio una fortuna.
Non per Michael, almeno.

Ma il biondo aveva detto che suo padre aveva insistito molto per avercelo a pranzo, dal momento che anche quella era un'occasione per essere più partecipe nella vita di suo figlio.

Ma non possono andare a pescare o partecipare a quelle merdate padre-figlio come fanno tutti?

Michael, davanti allo specchio, cercava di immaginare la faccia e il carattere di Gregor Dermanis, ma dal momento che tutti i suoi pensieri lo descrivevano come un mostro senza cuore, rinunciò in fretta per non crearsi altra ansia.

Sospirò e sistemò il papillon alla meglio.

Joannie, che si trovava a passare per il corridoio con una cesta di panni da stendere, si fermò nella stanza del figlio e lo guardò teneramente.

– Dai che sei bellissimo – disse la donna. – Vedrai che ti adorerà. E settimana prossima Andreas lo invitiamo qua, così me lo fai conoscere!

– Mamma! Ti prego, non mettermi altra ansia! – Strillò esasperato.

Gli sembrava proprio che ce l'avessero tutti con lui.

Joannie ridacchiò e gli stampò un materno bacio tra i ricci.

– Andrà bene, tu sei perfetto!

– Sì, come no – rispose seccato mentre la donna usciva dalla stanza.

Andreas venne a prenderlo sotto casa con la solita BMW nera, e forse quella fu l'unica volta in cui il riccio sperò che quell'auto non si presentasse.
E invece era proprio lì, con accanto il biondo sorridente.
Grazie, Andreas, grazie. Grazie un cazzo.

Sforzò un sorriso nervosissimo e salì in auto richiudendo la portiere. Anche il biondo fece lo stesso.

– Ciao amore – disse Andreas, lasciandogli un leggero bacio sulle labbra.

– Ciao.

Andreas mise in moto.

– Agitato?

– Non cominciare.

– Hai il ciclo?

Michael si voltò verso di lui con uno sguardo assassino.

– No, sono stato incastrato in un cazzo di pranzo di famiglia in cui non c'entro una mazza!

Andreas smise di ridacchiare e lo guardò serio.

– Ti giuro che ha molto più a che fare con te che con me. Mio padre vuole conoscerti, sul serio. È questo lo scopo principale, quindi direi che no, non sei stato incastrato. Sei stato invitato. E smettila di essere così ansioso.

– Come se potessi riuscirci.

– Ma lo sai che quando sei nervoso sembri davvero una donna mestruata?

– Muoviti, se no le mestruazioni te le faccio venire in faccia con un pugno.

Per la prima volta Michael non fu felice di vedere quella bellissima e perfetta villa nel quartiere di Chelsea.
Andreas parcheggiò l'auto nel piccolo garage accanto al vialetto, come sempre, quindi uscirono percorrendo la stradina che conduceva alla porta di casa.

Michael stava a dir poco tremando, ma quando sentì la mano di Andreas stringere la propria si calmò appena.

– Uff, ho dimenticato le chiavi – disse il biondo poco prima di vedersi costretto a suonare il campanello.

Cinque minuti dopo Gregor​ Dermanis aprì la porta: era poco più basso di Michael, con un completo gessato da far invidia, le scarpe laccate, il fermacravatta luccicante e i gemelli ai polsi.

No, non poteva farcela.

– Ciao, tu devi essere Michael. Io sono Gregor Dermanis, il padre di Andreas – disse l'uomo allungandogli la mano destra.

Perfetto.

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