Le definizioni rendono piccoli i concetti troppo grandi

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Come lavorare, il giorno seguente?
Per Michael era già difficile concentrarsi in estate, tanto più dopo aver realizzato di essersi perdutamente innamorato come una ragazzina.

In realtà lui credeva che esistesse solo l'amore a prima vista o nessun amore, ma si era dovuto ricredere: per lui e Andreas era stato odio a prima vista e poi amore surreale.

Era giusto parlare di amore?

Michael non ne era certo, ma gli piaceva pensarlo. Neanche sapeva cosa fosse l'amore, eppure lo immaginava esattamente così, col costante pensiero di qualcuno che ti scalda il cuore.

– Michael! Ma lo vedi che fila stai creando? È la quarta volta che ti distrai oggi – lo richiamò il proprietario.

Il riccio balbettò delle scuse con una voce piccola piccola e si accorse che c'era davvero una fila incredibile di clienti che lui doveva servire.

Il proprietario era proprio uno stronzo sadico. Trattava tutti gli impiegati come formiche che non schiacciava semplicemente per non sporcarsi le scarpe.

– Ti senti poco bene oggi? – Domandò ancora al riccio, che fu scosso da un brivido.

Avrebbe potuto sembrare una domanda affettuosa e previdente, ma non lo era affatto.
Comunque non gli diede il tempo di rispondere.

– Perché se non ti senti bene non ci metto niente a sostituirti. Ma poi qui non ci metti più piede. Sai quanti ragazzi stanno aspettando di prendere il tuo posto.

– Mi sento benissimo – disse subito Michael, con la voglia di piangere a mille. – Sbrigo subito tutti i clienti.

Raddoppiò la velocità e quasi si ammazzò, ma alla fine la fila di clienti era estinta. Lui in compenso, era sudato da far schifo.

Si stava giusto spiccicando la polo sudata dalla pelle quando sentì la voce che più di ogni altra riusciva a fargli dimenticare i dispiaceri.

– Posso avere un menù Big Mac con una Coca Cola e patatine Vertigo?

Un sorriso timido e bellissimo comparve sul volto del riccio. Era da poco che sorrideva così, prima non avrebbe mai creduto di poterlo fare in quel modo.
Il timido sorriso di una persona innamorata.

– Subito.

Digitò lo scontrino e comunicò l'ordine alle cucine. Avrebbe tanto voluto chiedergli perché era lì, cosa aveva intenzione di fare. Ma il capo lo osservava come se fosse il suo cane al guinzaglio.
Frustrato di merda.

– Ecco a te – gli sorrise lasciando il resto in un angolo del vassoio e consegnandogli il menù ordinato.

Erano le dieci e trenta di sera e Andreas rimase lì seduto a guardarlo lavorare fino a mezzanotte meno un quarto.
Voleva stare con lui, dopo, accompagnarlo a casa e nel frattempo spendere del tempo insieme.
E poi non gliel'aveva mai detto, ma lo trovava maledettamente sexy con quell'uniforme del McDonald's.
Era una perversione strana, quella, perciò avrebbe continuato a non dirglielo forse per il resto della vita.

A mezzanotte e quaranta la saracinesca del McDonald's si abbassò. Tutti i dipendenti tirarono un sospiro di sollievo e si diressero verso le proprie abitazioni.
Solo Michael aveva Andreas ad aspettarlo e questo gli scaldò il cuore.

Il biondo era a fumare poggiato ad un lampione.

– Non sapevo che fumassi – disse atono Michael.

– Ti dà fastidio l'odore del fumo?

– No, mi piace – sorrise. – Solo che non te l'ho mai sentito addosso.

– Non fumo quasi mai.

– Capisco. Come va?

– Bene. Sono troppo felice di aver finito la mia parte del film per la scuola! Ora devo passarla agli altri del gruppo.

Un sorriso radioso si fece finalmente largo sul viso di Michael.
Era quello l'amore?
Essere felici per le cose che rendono felice l'altro.

– Sono davvero contento per te!

– E tu, invece, come stai? Ti ho visto un po' giù quando sono entrato nel locale.

Il riccio guardò dritto di fronte a sé.

– Il proprietario è uno stronzo. Oggi ero un po' lento e mi ha detto che se non mi sentivo bene poteva sostituirmi.

– Beh, è stato premuroso!

Michael lo guardò sbigottito.

– Per sempre, Andreas! Voleva licenziarmi.

– Ma che stronzo. E poi non potrebbe neanche farlo, senza una ragione.

– Credimi, quello troverebbe qualunque cavillo per licenziare chiunque – sospirò.

Andreas abbassò lo sguardo.

– Mi dispiace che tu sia giù.

Michael se lo chiese di nuovo.
Era quello l'amore?
Essere tristi quando anche l'altro è abbattuto.

–Beh, ma adesso tu sei qui – riprese Michael sorridendo. – Non potevi fare un gesto più carino per me.

Il biondo lo guardò e sorrise, poi gli prese la mano.
Stavolta le loro dita si intrecciarono, salde, a distruggere tutte le barriere.
A distruggere tutte le difficoltà.

Entrambi si sentivano più caldi nonostante fuori cominciasse a fare più freddo.
Erano due semplici mani congiunte, eppure era il gesto più bello del mondo.

Era quello l'amore?
Stringersi la mano per andare lontano. Insieme.

– Io sono felice se lo sei anche tu. Mi va di renderti felice – disse Andreas.

Una frase che sembrava strana, improvvisa, fuori luogo. E invece era perfetta, perché Michael aveva già capito.

E alla fine della serata forse iniziò a capire cosa fosse l'amore.

Aveva capito che è qualcosa di troppo grande per definirlo, di troppo importante per dargli etichette.
Aveva capito che, come ogni cosa grande, anche l'amore era l'insieme di tante cose piccole ed essenziali.

Perfect little lifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora