La questione della tazza di tè

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Il McDonald's faceva schifo. Era una questione oggettiva, faceva veramente schifo. Gli hamburger sembravano plastica e le patatine erano fritte nell'olio per motori.

Okay, forse stava esagerando, ma Michael odiava quel posto. Eppure proprio lì era costretto a lavorare, perché non aveva trovato di meglio. Uno schifoso McDonald's a Covent Garden.

– Un Big Mac senza cipolla, senza insalata e senza cheddar.

E l'hamburger ce lo metto?

– Va bene – rispose Michael digitando lo scontrino.

Era sempre la stessa noia: saluta, digita lo scontrino, dai il resto, saluta, comunica alla cucina.
Più alienante di questo.

– Due menù Crispy McBacon con porzioni grandi di patatine e due bottiglie d'acqua.

Michael annuì e digitò distrattamente l'ordine.

– Ecco a lei – aggiunse lasciando gli spicci del resto in mano al cliente.

– Un menù McChicken e un menù McWrap con gamberetti.

Michael schiuse le labbra non appena sentì quella voce provenire poco distante. La conosceva. Alzò lo sguardo dal bancone e lo puntò sul cliente che il suo collega a destra stava servendo. Era lui, era Andreas.
Non lo stava guardando, quindi forse non si era ancora accorto di lui.

Improbabile, erano a circa un metro di distanza.

– Scusami, posso ordinare?

La voce del suo cliente lo riportò alla realtà.

– Sì, certo – sussurrò Michael, abbassando lo sguardo e tentando in tutti i modi di nascondersi da Andreas.

Non voleva farsi vedere a lavorare lì, lo odiava. Il lavoro al McDonald's sarebbe stato un buon pretesto per deriderlo.

Ogni tanto Michael lanciava qualche occhiata ad Andreas, ma dalla sua aria rilassata deduceva che non lo aveva riconosciuto.
Dal canto suo, Michael cercò di parlare il meno possibile, almeno finché non vide Andreas e quell'altro ragazzo dirigersi con i loro vassoi verso un tavolino.

Solo allora tornò a respirare.

La successiva mezz'ora fu un po' più tranquilla al fast-food, l'ondata di clienti dell'ora di punta era terminata.

– Michael – lo richiamò una sua collega. – Al tavolo nell'angolo hanno rovesciato una Coca Cola. Puoi pensarci tu, per favore?

– Vado subito.

Michael si diresse al piccolo stanzino per prendere il mocio, quindi lo trascinò sul pavimento fino al tavolino nell'angolo, preannunciato da una pozza di Coca riversa sul pavimento.

– Scusa, amico, mi è scivolata.

Michael alzò lo sguardo e vide il ragazzo grosso e muscoloso che aveva parlato. Accanto a lui era seduto Andreas.
Aspetta un attimo.

Restò immobile per chissà quanto tempo a guardare Andreas. Come un idiota.
A cosa stava pensando? A quanto si sentisse ridicolo, con in testa il cappellino del McDonald's e il mocio tra le mani.

Sentì uno schiocco e si risvegliò.

– Datti una mossa – disse il tipo muscoloso in tono sprezzante.

Michael aveva voglia di ribattere, ma il cliente ha sempre ragione. Si aspettava già di vedere Andreas ridere di lui, e invece il biondo era molto serio e aveva abbassato lo sguardo sulle patatine.
Allora si diede davvero una mossa e cominciò a passare il mocio sul pavimento.

– Che stavo dicendo? Ah, sì, il campeggio della settimana prossima. Vedrai, sarà fantastico! Ci divertiremo un sacco.

– Non lo so, non ne ho molta voglia – ribatté il biondo incerto, rigirando una patatina nella mayonese.

L'altro gli diede una pacca sul braccio e rise appena.

– Ma sei proprio vecchio dentro, dai! Alla nostra età i ragazzi si sbronzano, scopano e si divertono. Si d-i-v-e-r-t-o-n-o, capito?

Andreas si lasciò andare appena a quella risata, ma non sembrava ancora molto convinto. Michael strizzò il mocio nella centrifuga di plastica. Non aveva alzato un attimo lo sguardo dal pavimento, eppure sentiva gli occhi dei due su di sé.

– Ehi – lo richiamò il tipo muscoloso. – È ancora sporco qui.

– Sono sicuro di aver pulito tutto – rispose il riccio con una voce piccola ma decisa.

– Se ti dico che è ancora sporco vuol dire che è ancora sporco – scandì.

Michael sentì un brivido percorrergli la schiena. Certo, un tipo come Andreas non poteva frequentare uno normale o dolce. Quello era sicuro.
Il riccio riprese il mocio e si avvicinò al punto indicatogli dallo stronzo. Ovviamente non era sporco, ma lo accontentò comunque mentre questo lo derideva.
Certo, faceva ridere. Michael sapeva di essere ridicolo, si sentiva così in ogni attimo della sua vita.

Eppure Andreas non stava ridendo con lui.

Michael strizzò nuovamente il mocio e si allontanò.

Non sapeva in che rapporti fosse con quel tipo, ma era certo che Andreas frequentasse persone di merda.

×××

Uscire dal McDonald's era stato il sollievo più grande; ma Michael andava avanti così, a meno un'altra giornata alla volta. Anche se non sapeva cosa aspettarsi alla fine di quel countdown.

Il cielo era scuro, ma sembrava comunue giorno per tutti i lampioni che illuminavano le strade a Covent Garden. Michael odiava quello, quasi non si riusciva a distinguere la notte dal giorno.

E poi non si vedevano le stelle. Inquinamento luminoso di merda.

Affondò le mani nel cappotto e si diresse alla stazione della metro per tornare a casa, ma evidentemente non aveva fatto i conti con qualcosa.

– Michael – si sentì richiamare.

Il riccio si voltò verso la voce e la figura di Andreas uscì dalla penombra. Era quasi inquietante.
Anzi, senza il quasi.

– Che c'è?

– Volevo chiederti scusa per come si è comportato prima il mio ragazzo.

Pugno nello stomaco.
Ma davvero stai insieme a quello? Che sfigato.

– Non dovresti scusarti tu.

– Lo so, ma lui non si scuserebbe mai, è fatto così.

– Allora non mi servono le tue scuse.

Michael lo scansò e procedette verso la strada. Almeno finché non si sentì bloccare per un braccio. Quasi perse l'equilibrio, ma Andreas non sapeva che Michael aveva un equilibrio precarissimo.

– Che c'è ancora? – Sbottò il riccio.

– Volevo ringraziarti per l'altra volta. Sai, quando mi hai accompagnato a Nursery Road. Volevo offrirti un tè.

– Il tuo ragazzo potrebbe essere geloso. Meglio di no, grazie.

– Insisto.

Michael sospirò esasperato. Non poteva proprio spuntarla, eh?

– Okay. Dove?

Andreas si grattò la nuca.

– Io abito a Chelsea, potresti venire lì. Mi sono trasferito da pochissimo a Londra e conosco solo qualche bar poco lontano da casa mia.

Chelsea. Proprio come Brixton, insomma. Quanto si sarebbe sentito a disagio in un quartiere di ricconi?

– Va bene. Io prendo la metro, quindi...

– Ci vediamo alla stazione di West Kensington. A che ora non lavori?

– La mattina.

– Dieci?

– Perfetto.

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