I panni sporchi

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Andreas aveva fatto finta di nulla per tutto il tempo in cui con Ludovico e Gwen aveva sistemato il video.
Nella sua testa era martellante il pensiero di aver tradito Michael, e stava male. Neanche sapeva come aveva avuto il coraggio di farlo.

Il suo cuore batteva a mille e fu solo felice quando i due ebbero varcato la soglia di casa. Si gettò sul divano e cercò un modo per riparare la situazione.
Metà della sua coscienza gli diceva di dirlo a Michael e di sperare nel suo perdono.
Non avete neanche iniziato e già lo tradisci.
L'altra metà gli suggeriva di nasconderlo, di non dirgli nulla.
Tanto non accadrà mai più.

E lui era costantemente sul fronte tra le due parti, qualche volta muovendo un passo verso una parte, qualche volta muovendolo verso l'altra.

Era l'11 agosto e l'indomani sarebbe partito con suo padre per la Grecia, e gli faceva terribilmente male sapere che sarebbe stato lontano da Michael per quasi un mese, senza la possibilità di parlargliene per tutto quel tempo.
Senza la possibilità di risolvere.

Dio, come aveva fatto a cedere? Era davvero così disperato?

Il suo telefono squillò.

Michael
'Buona partenza, Andy <3'

Si sentiva una merda, ma finse di stare bene. Alla fine era quella la sua decisione: avrebbe finto che fosse tutto a posto fino al suo ritorno a Londra. Dopodiché gliene avrebbe parlato di persona.

Andreas
'Grazie <3 ma... Andy??'

Michael
'Boh, mi è venuto così! Non ti piace come soprannome?'

Andreas
'Lo amo'

Poi spense il telefono perché non ce la faceva più a fingere.

×××

La mattina del 12 agosto, alle 5:30, suo padre lo svegliò con ben poca delicatezza. Ogni volta che Andreas si svegliava così presto il suo stomaco si contorceva in un nodo che gli faceva venire la nausea.
Fu così anche quella mattina, ma forse la causa del mal di stomaco non era solamente l'orario.

E poi, dire che non aveva chiuso occhio tutta la notte era incredibilmente riduttivo.

Al gate Andreas sembrava uno zombie accanto a suo padre, che al contrario era fresco come una rosa.

– Papà, ti invidio – biascicò nel vederlo così pimpante.

Gregor Dermanis rise di gusto.

– Non dimenticare che io faccio questo praticamente sempre!

Non era per niente incoraggiante.

Gregor mangiò un cornetto al bar, ma Andreas si limitò a sedersi al tavolino col padre, senza la minima intenzione di provocare il suo stomaco con qualcosa da mangiare.

– Ti vedo abbastanza abbattuto, figliolo. È tutto a posto?

In genere Andreas e suo padre non avevano molto tempo per parlare, ma Gregor si interessava sempre a suo figlio il più possibile, sfruttando ogni piccolo momento per parlare.
Il loro rapporto era a tratti un po' freddo, ma il biondo si sentiva libero di parlare con suo padre di qualunque cosa.

– Ho combinato un casino.

Gregor inclinò la testa di lato e lo invitò a proseguire.
Andreas abbassò lo sguardo sul piccolo vaso di fiori al centro del tavolino e cominciò a lisciarlo con i pollici.

– Diciamo che c'è questo ragazzo con cui mi sto frequentando, okay?

– Joel?

– No, non più lui. Si chiama Michael.

L'uomo sorvolò sul fatto che suo figlio cambiasse ragazzi più o meno con la stessa frequenza con cui cambiava i calzini.

– Quindi?

– Quindi c'è anche questo ragazzo che frequenta la scuola con me, si chiama Ludovico.

– E tu sei indeciso tra i due?

– No, no!

– E allora qual è il problema?

– Papà, lasciami finire! – Sbottò Andreas.

Gregor rise, consapevole del suo essere logorroico.

– Praticamente ieri mattina, ecco... Ho dato un bacio a Michael – disse innocentemente. – Ma poi ieri pomeriggio Ludovico ha baciato me e io non ho saputo resistergli!

Le gote di Andreas arrossirono nel ripensare anche a quello che nel racconto aveva omesso.
E poi parlare di quelle cose con suo padre gli faceva sempre un certo effetto.

– Ma tu a chi dei due tieni di più?

– A Michael, ovviamente. Ludovico è stato... Boh, una distrazione.

Gregor sembrò rifletterci su.

– Michael sa della tua distrazione?

Il biondo tirò le labbra.

– No, ed ecco il punto. Non ho avuto tempo di dirglielo perché non posso non parlargliene di persona. Ma ora starò via da lui per quasi un mese e mi sento male all'idea di mentirgli. E poi non so se accetterà di perdonarmi.

– Senti, secondo me devi procedere un passo alla volta, altrimenti rischi di scoppiare.

Andreas annuì.

– Per me devi prima goderti questa vacanza. Immagino che per te quel ragazzo sia importante, altrimenti non ti faresti tanti problemi. Dunque risolverai tutto quando saremo ritornati a Londra, e vedrai che anche lui capirà quanto ci tieni.

Andreas non era convinto che Michael avrebbe capito, perché non c'era nulla da capire. Era stato uno stronzo e basta. E poi c'era l'aggravante di quella cosa che aveva omesso.

– Ora ti va di mangiare qualcosa? – Chiese ancora l'uomo.

– No, grazie.

Passati i controlli presero posto sull'aereo, già quasi completamente pieno. Andreas lasciò che suo padre sedesse vicino al finestrino perché aveva preso così tante volte l'aereo che ormai il paesaggio non lo entusiasmava più.
Anzi, lo rendeva solo più nervoso e agitato.

– Papà, io cerco di dormire un po'.

Gregor annuì e Andreas si calò la mascherina da viaggio sugli occhi.
Inizialmente non riuscì ad addormentarsi. Vedeva forme mistiche e colori assumere i contorni di un Michael arrabbiato che era solo il prodotto della sua fantasia.

Ma poi la propria coscienza reclamò pace e Andreas scivolò in un sonno profondo.

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