Capitolo 25

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Lauren's POV

Strinsi la sedia della scrivania mentre guardavo lo schermo, d'improvviso le luci si riaccesero. Mi faceva male la testa dopo la giornata che avevo passato, una riunione dietro l'altra, non vedevo l'ora di tornare a casa.

"Davvero pensate che facendo pubblicità alle caramelle, aumenteranno le richieste di stanze?" Chiesi sperando in una risposta, ma l'uomo rimase in silenzio. "Te lo dico io, la risposta è no." Stavo per dire altro, ma bussarono alla porta del mio ufficio. Una ragazza si alzò ad aprire, era Amy.

"Lauren, tua moglie è in travaglio." Caddi quasi dalla sedia al sentire quelle parole. La mia reazione fu quella di prendere la giacca ed uscire correndo con il cuore in gola. "Buona fortuna, Lauren!" Urlò Amy dalla fine del corridoio. Appena arrivai in macchina, misi in moto il più velocemente possibile e composi il numero di Ally.

"Lauren!" Disse allegra, a me, però, stava per venire un infarto.

"Come sta Camila?" Chiesi nervosa.

"Sta bene, tranquilla. Ha le contrazioni, ma per ora non ti devi preoccupare, non sta ancora partorendo." Sospirai un po' più calma.

"Allora cos'ha?" 

"Ha le doglie, ma tua figlia non sta ancora nascendo. Le contrazioni sono normali." Ero sul punto di svenire sul sedile a causa della scarica di adrenalina che avevo ricevuto. "Non è come nei film, tesoro." La risata di Ally mi faceva sentire un'idiota.

"Sì, sì lo so. Ci vediamo lì."

E arrivai, anche se correndo per tutto l'ospedale, finché non mi incontrai con Ally, che mi abbracciò. Non so come, ma ricambiai.

"Come stai?" Mi chiese con un sorriso, la guardai scuotendo la testa.

"Ally, non voglio essere scortese, ma non ha tempo per le chiacchiere, dov'è Camila?" Lei annuì, chiudendo gli occhi, poi mi prese la mano. Camminammo per i corridoi dell'ospedale, finché non ci fermammo davanti ad una porta, che lei aprì attentamente.

"Mila, guarda chi ti ho portato." Sporsi la testa dalla porta e vidi Camila stesa sul lettino con un sorriso. Indossava una di quelle camicie da notte da ospedale e una flebo nel braccio. Nonostante fosse così, allungò le braccia verso di me.

Corsi da lei per abbracciarla, rimanendo accoccolata a lei. Mi allontanai solo per baciarla ed accarezzarle una guancia.

"Stai bene?" Camila sorrise, ma io ero troppo preoccupata.

"Certo, certo che sto bene." E in quell'occasione, mi baciò per tranquillizzarmi.

Abbassai un po' la testa e le baciai la pancia, alzandomi successivamente per osservarla.

"Non ti fa male?" Chiesi corrugando le sopracciglia, lei annuì.

"Dai quindici ai venti minuti, anche se aumenteranno, quindi..." Sospirò ed io non potetti far altro che abbracciarla e lasciarle un tenero bacio tra capelli.

"Andrà tutto bene, tra poco avremo qui Karla." Sorrisi, ma Camila appoggiò le mani sul letto e chiuse gli occhi. "È una contrazione, vero?" Chiesi in un sussurro, osservando come Camila annuiva lentamente senza aprire gli occhi e buttando fuori un po' di aria dalla bocca. Dopo quei secondi, mi guardò, era a pezzi. "Mi dispiace..."

"Cosa senti, amore?" Lei rise mentre si riprendeva dal dolore, accarezzandomi il braccio e sdraiandosi sul letto.

"Non lo so..."

Il tempo passava e le contrazioni di Camila si facevano sempre meno continue. Non volevo che entrasse nessuno nella stanza, tranne il medico, perché non volevo che Camila si sfiancasse. Né sua madre, né Sofi, nessuno e lei mi aveva assicurato che era meglio così. Molte volte mi allontanava perché la soffocavo, non volevo immaginare cosa avrebbe fatto quando avesse partorito. 

Room 72; camren - Traduzione ItalianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora