Sei mesi dopo...
Lauren's POV
Con il telefono in mano e una tazza di caffè sul tavolo dell'ufficio passavo la giornata. Conversazione dopo conversazione con aziende, riunioni via Skype e un sacco di fogli sulla scrivania. Mi faceva male la testa e la verità è che quella mattinata piovosa a Los Angeles non aiutava per nulla.
"Lauren." Amy aprì la porta ed io alzai lo sguardo con la tazza da caffè in mano. "Hai visite."
"Non voglio visite adesso." Dissi scuotendo la testa, sistemando i fogli.
"È tua moglie."
"Oh, allora falla entrare." Dissi annuendo, bevendo un sorso di caffè. Appena la porta si aprì, mi alzai dalla sedia.
Camila indossava dei jeans neri, degli stivali dello stesso colore, una camicetta bianca e i capelli ondulati che le ricadevano sulle spalle. Lasciò Karla a terra, in piedi, sostenendola dai lati.
"Guarda chi c'è." Mi indicò; Karla non smetteva di fissarmi con il sorriso e la bocca aperta. "Chi è?" La piccola scalciò sul pavimento e strinse le manine, ridendo mentre mi osservava. "Vuoi andare dalla mamma?" Camila si alzò e la prese dalle mani, guidandola un po'. Karla faceva passi impacciati, lunghi e scoordinati; la cubana la lasciò un momento e, proprio quando arrivò alle mie braccia, l'afferrai, lasciandole un bacio su quei capelli fini e castani.
"Hey Karls." Mi alzai, prendendola in braccio e dandole dei baci fino a farla ridere. Senza dubbio, ero stregata da quella piccola, ma ancora di più da sua madre. "Sei venuta a salvarmi?" Chiesi con un'espressione supplicante. Posai una mano sul fianco di Camila per attrarla a me, dandole un bacio lento e dolce, che finì in un sorriso.
"Sono venuta perché tu mi porti a mangiare e mi dica cose belle." Strinse le mie guance e mi lasciò un altro bacio, più dolce, mentre Karla tirava il lembo della mia giacca.
"Vi porto dove volete."
E così finimmo a mangiare in un ristorante vicino casa. Karla aveva un pezzo di pollo fritto in mano, lo mordeva appena, lo mangiava piano mentre guardava il cellulare e stringeva le mani al tavolo.
"Cos'è questa cosa di venirmi a trovare a lavoro? Mmh?" Mi avvicinai a Camila per lasciarle un bacio sulle labbra, al quale rispose accarezzandomi la nuca.
"Mangi male là, avrai sicuramente l'anemia, il colesterolo, i trigliceridi e tutto altissimo." Arricciai il naso, scuotendo la testa e allontanandomi da lei.
"Ed io che pensavo che la dottoressa Cabello rimanesse in ospedale..." Sospirai, tagliando la carne che avevo nel piatto, con un sorriso burlone, aspettando la reazione di Camila.
"Beh...Magari la dottoressa a volte ha voglia di scappare dall'ospedale." Mangiai e sospirai, rivolgendo lo sguardo verso di lei con un sorriso più malizioso stavolta.
"Allora se scappa, che mi faccia un controllo intensivo, no?" Camila posò la mano sul mio viso, provocandomi una risata. Le lasciai un bacio sul palmo della mano. "Ti amo e sto bene, chi ti ha dato questa bambina così bella? Eh?" Accarezzai una guancia di Karla, che guardava i cartoni animati e stringeva le manine mentre mordeva il pollo.
"Sì, l'hai fatto tu, tesoro, e ti è venuta molto bene." Annuì lei ridendo, io alzai il pugno in segno di vittoria. Vedere gli occhi di Karla esattamente uguali ai miei, un miscuglio perfetto tra lei e me, era qualcosa d'incredibile.
"Dove vuoi andare adesso?" Chiesi mangiando un altro po'. Anche se, in fondo, non avevo voglia di uscire, l'avrei portata da qualsiasi parte.
"A casa, sono distrutta. Inoltre, Kaki deve fare il riposino, vero?" La piccola guardava il telefono e faceva rumori con la gola.
*
Arrivata a casa, mi occupai di Karla, dato che Camila aveva dedicato tutto il giorno a lei e che, a parte metterla a letto, cambiarla e darle da mangiare, non facevo altro. La nutrivo tra le mie braccia e lei quasi si assopiva con il ciuccio in bocca, che dopo poco le cadeva ed io glielo rimettevo. La misi attentamente nella culla, la coprii con la copertina e le lasciai un bacio sulla fronte. Il suono che proveniva dal ciuccio mi inteneriva. Uscii dalla stanza e scesi le scale per andare in salotto. Da lì si poteva osservare come la tormenta si scagliasse sul mare; Camila la stava contemplando a braccia incrociate. Quello era il miglior momento della giornata, senza dubbio.
Girò intorno al divano fino ad arrivare a me, dopodiché mi attirò a sé, nonostante fossi più alta di lei.
"Pensi che siamo cadute nella routine?" Chiesi passando le mani sulle sue braccia, accarezzandola.
"Routine? Con te?" Si mise a ridere e scosse la testa, lasciandomi un bacio sulla spalla.
"Perché dici questo?" Chiesi sorridendo, stringendo un po' gli occhi in attesa della sua risposta.
"Perché ogni giorno accanto a te è diverso. E dopo tanti anni continui ad essere come quando ti ho conosciuta." Inclinai la testa, arricciando il naso.
"Come quando mi hai conosciuta?" Domandai alzando le sopracciglia, afferrandola dai fianchi per avvicinarla a me.
"Sì. Come quando ti svegli accanto alla persona che ami dopo aver passato la prima notte insieme. Beh, con te è così, ma succede tutte la mattine." Sorrise. "Ed è ancora meglio perché molto spesso non è romantico. La maggior parte del tempo stai tra le mie tette a macchiarle di bava, o ti butti su di me, o ti tolgo la coperta, o mentre dormi ti metto i piedi freddi sula schiena e tu farfugli nel sonno. E quando la mattina ti puzza l'alito ed io ti tiro gli schiaffi perché tu non ti avvicini finché non ti sei lavata i denti." Rilasciai una risata, lasciandole un tenero bacio sulla fronte, ad occhi chiusi. "Ma è fantastico e non lo cambierei per niente." Sorrisi teneramente, abbassandomi per baciarla dolcemente, facendo scendere le mani sui suoi pantaloni per stringerle il sedere. Sentii un gemito uscire dalle sue labbra, così mi fermai, ma senza smettere di baciarla.
"Ti amo..." Sussurrai. Lei si allontanò, guardando le mie labbra con un sorriso.
"Sono incinta." Disse improvvisamente. Spalancai gli occhi, completamente stupita. Sbattei un po' le palpebre, scuotendo la testa.
"Sul serio?" Camila annuì sorridendo ed io indicai il suo ventre. "Camila dimmi che è vero e che non è uno scherzo." Lei scosse la testa ed io l'abbracciai, iniziando a piangere insieme a lei. Non era come con Karla, per niente. La prima volta avevamo pianificato tutto, lo sapevamo e sapevo cosa sarebbe successo, ma quello... Era tutto più naturale. "Ti amo." Le dissi con voce tremante mentre piangevo, stringendo gli occhi, senza smettere di abbracciarla.
"Non piangere... Avremo un altro bambino." Mi allontanai da lei, appoggiando la mani sulle sue gambe.
"Ma... Come hai fatto? " Chiesi sorridendo mentre Camila mi asciugava le lacrime.
"Hai cambiato idea qualche mese fa e non potevo più aspettare... Sono andata dalla dottoressa e, siccome aveva già uno dei tuoi campioni, ho potuto farlo. Se avessi saputo della tua reazione, te l'avrei detto in un altro modo..." Disse sorridendo. Risi anch'io, scuotendo la testa e posando una mano sulla sua pancia.
"Grazie Camz, grazie."
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Room 72; camren - Traduzione Italiana
FanfictionCamila è una dottoressa di un ospedale di Los Angeles. La sua vita si basa sull'andare in ospedale, prendersi cura di sua sorella Sofi e passare il tempo con Ally e Dinah, fino a che non si imbatte in Lauren, una paziente in coma, che aiuta a svegli...