Crepare lo specchio con un pugno, è un po' come scalfire se stessi.
Guardarsi riflessi in quell'immagine smembrata dalle mille linee.
Accecati dall'ira di un attimo che nasconde milioni di minuti.
Il tempo scandito dalle gocce di sangue che zampillano sull'innocente lavabo fino a lordarlo.
Con quel dolore mascherato dalla sofferenza trasformata in rabbia per poi mutarsi ancora in lacrime.
Lacrime che accompagnano quel tintinnare del sangue, mischiando il loro salato al dolce.
Dolce come il ricordo positivo di una storia mandata a puttane.
Come quella voce ormai lontana.
La sua immagine, la mia linfa.
E non fa male la mano, ma è il ricordo.
I sorrisi sostituiti da labbra morte.
Errori combattuti come le ragioni degli idioti.
Denti digrignati come fanciulli offesi.
Testa che scoppia come nei ladri appesi.
Ossa che brontolano e saliva in vacanza.
Gambe che tremano ma non è il freddo.
Tutto nasce per morire.
Tutto muore per rinascere.
Tutto ha sempre un inizio, ma la malinconia di un ricordo non ha mai una fine.