Era morente, errante, come il sangue che pianse.
Ferito nel corpo e straziato nell'anima.
Un corpo morto.
Coperto da un manto bordeaux.
Cruento il suo volto come violenta fu la mano di chi lo strappò.
Tagli sul dorso, nel ventre e sul bacio.
Labbra spaccate all'amore per lei.
Ucciso per la gelosia di un amore mai nato, non voluto.
Lui era un cavaliere dalla brillante armatura,
lei una principessa non concessagli per natura.
Il Re, suo padre, fu il carnefice.
Colui che pianse alle lacrime della figlia, ma avido del suo gesto villano.
La Dama mai perdonò quel padre che chiese perdono a lei per quel gesto,
Ma mai a lui, il cavaliere morto per l'amore non concessogli.
La morte giunse, ma l'amore mai perse.
La principessa mai si sposò e non regalò nipoti a quel padre padrone.
In vecchiaia e morente, sulla tomba dell'errante cavaliere si adagiò.
Morì tra le braccia di marmo...
Morì abbracciata al suo sogno chiamato rimpianto.