~Capitolo 25

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Una luce fortissima era puntata sul mio volto.
Silenzio. Un immenso silenzio. C'era solo un' abbagliante luce bianca intorno a me.
Era come se fossi immersa nel vuoto.
Poi, ad un tratto, in un millesimo di secondo, un boato.
Così, in un attimo, la luce bianca si trasformò: un palco, le luci, un orchestra, la platea. La platea piena di persone che applaudiva forte. Mi guardai intorno, ero da sola su quel palco, avevo in dosso un costume, lo stesso di quella sera.
Dopo pochissimi minuti la folla iniziò ad invocare un bis.
Non so nemmeno io il perché ma le mie gambe e le mie braccia si mossero da sole.
Eccola, la mia serie di piroette, era arrivato il suo momento.
Poi tutto cessò. Il boato delle persone che urlavano si era spento.
Restava solo un battito di mani.
Mi fermai e guardai vero la platea.
Tutte le persone erano scomparse, restava solo un ragazzo dal sorrisetto furbo che, lì in mezzo ai sedili, applaudiva.
Lo riconobbi all' istante.
<<Brava Bambi, brava>> parlò continuando ad applaudire.
<<Vattene!! Lasciami stare>> urlai.
Vidi che tutto intorno a me iniziò a girare, prima piano poi, sempre più veloce.
Quell' appaluso non cessava. Continuava, sempre più forte.

<<Lucas vattene, lasciami!!>> urlai svegliandomi di soprassalto. Era tutto buio, probabilmente era ancora notte.
Mi asciugai la fronte con le lenzuola a causa del sudore. Avevo fatto un incubo di cui non avevo capito il significato. Doveva rappresentare una mia paura? Ma quale? Bho magari non significava niente, era semplicemente un incubo. Già, semplicemente un incubo.
Presi il telefono, che era appoggiato sul tavolino, per controllare che ora fosse. Erano solo le sei del mattino, pensavo fosse più presto.
Tentai di riaddormentarmi ma fu praticamente impossibile così mi alzai e mi preparai per la scuola.
Dato che ero estremamente in anticipo per andare a scuola, decisi che per una volta avrei cucinato io la colazione a mia mamma, così mi rimboccai le maniche e mi misi ai fornelli.
Non vi nascondo che ne uscirono solo due misere uova e una tazza e mezza di caffè e, che quella mezza tazza in più di caffè la bevvi.
<<Bambi, cosa ci fai già in piedi?>> chiese una donna dai capelli biondicci con addosso una vestaglia entrando in cucina.
<<Niente mamma, mi sono svegliata presto e non riuscivo più a prendere sonno, ti ho preparato la colazione, su mangia, io adesso esco>> dissi a mia madre mettendo la mia tazza nella lavastoviglie.
<<Esci? Di già? E' presto! Non è che ti devi vedere con un ragazzino prima della scuola?>> si sedette a tavola e osservava tutti i miei movimenti, probabilmente cercando qualche gesto oppure qualcosa che confermasse la sua teoria del ragazzino.
<<No mamma, non mi devo vedere con nessun ragazzo, solo voglio andare su un po' prima, così non me la devo fare tutta di corsa la strada, faccio una passeggiatina>> le risposi mettendomi la giacca e mettendo le zaino verde acqua a spalla.
<<A okay, come vuoi tesoro, ci vediamo a pranzo allora, buona giornata e non combinare guai>>
<<In realtà oggi mi fermo a mangiare da Phoebe, l' abbiamo deciso ieri sera tardi mentre tu già dormivi, per questo non te l' ho detto>> inventai una scusa. Dopodiché uscì di casa e mi incamminai verso quell' edificio che le persone normali chiamano liceo scientifico oppure scuola mentre io lo chiamo inferno oppure prigione, dipende dai giorni e dalla mia ispirazione.
Ormai al mattino non faceva più così tanto freddo, si stava bene. Il sole già splendeva. Si sarebbe preannunciata una bella giornata, senza nuvole in cielo ed abbastanza calda. le altre ragazze della mia età magari oggi usciranno insieme alle loro amiche oppure ai loro ragazzi, che ormai è di moda cambiare ogni mese, mentre io, mi sarei ritrovata a passare il pomeriggio chiusa in una palestra. Ma se ti piace fare una cosa, la ami, sei disposto anche a rinunciare dei momenti di libertà e di divertimento per essa.
A parte questo, la giornata scolastica passò in fretta, le materie non erano pesanti e i professori non si erano svegliati con l' intento di interrogarmi. Uscì pure un'ora prima per via dell' assenza della professoressa di geografia che era andata in gita insieme alle terze.
<<Ci vediamo dopo Bambi, ti passo a prendere a casa, okay?>> mi disse Tyler all' uscita della scuola. Oggi sarebbe toccato a lui accompagnarmi. Io sinceramente non sapevo come ringraziarmi per quello che stavano facendo per me, per un mio insulso capriccio.
<<In realtà dovresti passare da Phoebe>>
<<Perché da me Bambi?>> chiese confusa la rossa. Ups, non le avevo detto niente del fatto che mi ero autoinvitata.
<<Perché vengo a mangiare da te Phoebe, l'ho detto stamattina a mamma>> risposi sorridendo. La faccia di Phoebe fu epica. E quando dico epica intendo proprio epica.
<<Ma tu sei tutta pazza Bambi, su andiamo vah!!>> mi prese sottobraccio e mi trascinò via sotto lo sguardo divertito e le risate di Tyler che aveva assistito silenziosamente la scena.
<<Dirmelo prima noh??>> mi rimproverò la rossa, mi guardò seria. Per poco non mi spaventai, non l'avevo mai vista così ma poi, eccola la Phoebe che conosco. Scoppiò a ridere come una matta.
Dopo aver mangiato ci chiudemmo in camera di Phoebe. Io feci mio il letto e mi ci stravaccai sopra mentre lei si coricò sulla sua poltroncina morbida.
Restammo così a parlare, come se avessimo ancora qualcosa da dirci dopo sei ore di scuola passate a parlare.
<<Oh merda, sono quasi le tre>> si alzò di fretta dalla poltrona e scappò in bagno. La seguì con lo sguardo.
Ero decisamente confusa.
Con mala voglia mi alzai dal letto e andai a vedere cosa le era preso.
La trovai davanti allo specchio a rovistare nella sua trousse per poi estrarre un tubetto di fondotinta e spalmarselo sul viso. Sorrisi.
<<È inutile che ti metta il fondotinta>> dissi appoggiandomi allo stipite della porta. Sobbalzò e si girò verso di me.
<<Co-cosa?>> balbettò cercando di capire.
<<È inutile che tu ti metta il fondotinta per coprire i brufoli che non hai solo per cercar di far colpo su Tyler, piuttosto slegati i capelli e mettiti un lucidalabbra fidati>> le dissi sorridendo. La vedi diventare rossa in viso. Sorrise nonostante si sentisse in imbarazzo in quel memento e seguì il mio consiglio. Si tolse il poco fondotinta che si era messa e si mise il lucidalabbra per poi slegarsi i capelli. Il campanello suonò. Era Tyler, sicuramente.
Phoebe andò ad aprire la porta mentre io indossavo la giacca.
Vidi che gli occhi della ragazza si illuminarono.
Ora ne ero certa, era Tyler.
Lasciai i due ragazzi da soli quando arrivammo alla palestra.
Dissi a loro che non volevo che assistessero al mio allenamento perché mi mettevano a disagio, la verità è che volevo lasciarli da soli.

HOLAA!!
Allora, mi scuso tantissimo per il fatto che non abbia postato prima ma ho avuto davvero un mucchio di impegni, ma per farmi perdonare posterò presto un altro capitolo (che è già pronto) se fate i bravi.
LASCIATE TANTE STELLINE E COMMENTI.
Al prossimo capitolo.

Baci, Anna💘

Colpa di una piroetteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora