capitolo due

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Mi risveglio urlando dall'ennesimo incubo.

Tremando e con le lacrime agli occhi pieni di lacrime, accendo la luce sul comodino.

Sono passate due settimane da quando sono qui.

E sono due settimane che sveglio in questo modo mio fratello ogni notte.

Ma lui continua ad alzarsi dal suo letto per venire davati alla mia porta e chiedermi di aprirlo.

Io non lo faccio mai. Ho imparato a sopportare questo peso da sola.

Non voglio che lui mi veda stare male.

Costringo solo i miei cani a stare con me, perché la loro presenza mi aiuta a calmarmi.

Ma mi sento terribilmente in colpa ma, egoisticamente, continuo a farlo.

Senza rendermene conto, scoppio a piangere.

La reazione di Mera e Cerbero è quella di salire sul mio letto e leccarmi la faccia.

<si, lo so. Era solo un incubo. Va tutto bene> dico guardando Mera.

Controllo l'ora sul cellulare e noto che sono le sei di mattino.

Oggi inizia la scuola.

Mi alzo dal letto e accendo la luce.

Con le migliori intenzioni per affrontare la giornata vado in bagno e guardo il mio riflesso.

Ormai mi sono abituata ai capelli bianchi.
Forse sono la decisone migliore che abbia preso sul mio look.

Accendo l'acqua della doccia ed entro.
Lascio che l'acqua cada sul mio corpo per un paio di minuti, finché non decido di iniziare ad insaponarmi i capelli e cercare di pettinarli.

Esco dalla doccia e mi avvolgo in un ascigamano.

Torno in camera e inizio a vestirmi.
Indosso un paio di jeans strappati sulle ginocchia. Metto una maglietta bianca, con un unisorno sopra e mi trucco.

Mentre passo un ultima volta il rossetto sulle labbra sento Gale chiamarmi per la colazione.

Esco dalla mia camera e vado in cucina.

<il latte è caldo> mi dice Gale mentre addenta una brioche al cioccolato.

Verso il latte e prendo il cornetto alla crema.

Facciamo colazione finché lui non si alza per andare a lavoro.

Mi alzo e inizio a mettere apposto le cose.

Appena finsco vado in bagno e lavo i denti.

Esco dal bagno e corro fuori casa.

Scendo le scale di corsa e arrivo alla fermata dell'autobus.

La mia buona stella vuole che l'autobus arrivi dopo pochi minuti.

Il viaggio in autobus, che io ho trascorso nel mettere la testa vicino al finestrino e a riflettere.

Arrivo davanti scuola.

È un edificio grande, a tre piani, coperto di graffiti che mettono allegria solo a guardarli.

Il giardino che porta nella scuola è abbastanza curato, per essere uno giardino scolastico.

Ci sono diverse aiuole e alcuni alberi.

Sull'ala sinistra del giardino riesco a vedere un campo da calcio.

Entro e mi dirigo verso la segreteria.

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