capitolo trenta

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Passeggiamo per Manhattan da ormai un paio di ore.

Il clima, oggi un pò grigio, fa da cornice a questa città piena di vita.

E questa città fa da sfondo a noi due.

Perché, per quanto mi riguarda, potrebbe anche scoppiare la terza guerra mondiale, io non me ne renderei conto.

Nonostante la notte di merda appena passata, la presenza di Orion mi sta aiutando davvero.

Sono felice, allegra e soprattutto piena di energia.

Passiamo davanti una gelateria e Orion decide di prendere un cono.

Lui sceglie i gusti più brutti di tutta l gelateria. Pistacchio e liquirizia.

Non per essere cattiva, ma è vero.

Il mio cono, alla nocciola e al cioccolato, strabocca di vita.

E di tante calorie.
Iniziamo a mangiare e io, come un incapace, mi sporco sul naso.

Orion, ovviamente, inizia a ridere della mia incapacità nel mangiare un gelato.

<ah, è così divertente? > domando, fingendomi irritata e trattando un sorriso.

Ricevo una sua risata in risposta.

<ride bene, chi ride ultimo > dico.

E, alzamdomi sulle punte, lo sporco con il suo gelato.

Lui mi restituisce il favore e mi sporca di nuovo.

Andiamo avanti così per un paio di volte finché non mi 'intrapoola' nelle sue braccia e mi bacia dove mi ha sporcato.

<sai, sto rivalutando la nocciola> dice sorridendo e baciando il mio naso.

Rido e dopo poco le sue labbra sono sulle mie.

Quando ci stacchiamo lui caccia fuori il mio opale.

Abbasso lo sguardo. Non voglio vederlo di nuovo.

<lo sapevi? > domando.

<si> afferma <appena sei uscita ho visto che era nero>

Resto in silenzio e chiamo a raccolta tutte le mie forze per alzare lo sguardo. Dire che, come sempre, mi immergo nei suoi occhi è scontato. Ma è maledettamente vero.

<non voglio che tu ti nasconda > dice spostandomi una ciocca di capelli <a me piace tutto di te>

annuisco e lo bacio.

Poi la mia attenzione è attirata da una nuova sensazione.

Una scossa forte, imprevista.

Dentro di me.

Penso che terra provi questo quando si verifica un terremoto.

Non è brutta, fastidiosa o altro.

È solo forte. Troppo forte.

Guardo Orion. Ma lui pare non essersi accorto di nulla.

Mi volto di scatto ma non vedo nulla di strano.

<Mal, stai bene? >

<no> dico <non hai sentito nulla di strano? >

Alza le spalle.

<una scossa? >

<no, nulla> ripete <che è successo?>

Ripenso al quello che ho vissuto e passo il mio ricordo.

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